Focus

Il lungo calo della disoccupazionee la buona posizione svizzera

In questi anni i senzalavoro sono scesi in Europa e nel complesso dei Paesi sviluppati - Ora la sfida del rallentamento economicoAlle latitudini elvetiche sono presenti anche alcune descrizioni molto negative ma in realtà la situazione è migliore rispetto a tante altre
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
04.10.2019 06:00

Contrariamente a quanto molti hanno scritto o detto, la disoccupazione negli ultimi anni è nettamente calata. Gli ultimi dati disponibili, relativi all’agosto scorso, indicano ancora una discesa. È in atto un rallentamento della crescita economica globale, dunque non si sa sino a quando il già lungo calo potrà continuare, ma sinora è stato chiaramente così. I dati Eurostat mostrano che in agosto la disoccupazione nell’Eurozona era al 7,4%, contro il 7,5% di luglio e l’8% di un anno prima; nell’intera Unione europea era al 6,2% (il tasso più basso dal gennaio 2000), contro il 6,3% di luglio e il 6,7% di dodici mesi prima.

Le diverse lenti

Per la Svizzera i dati SECO, che si basano sui disoccupati iscritti agli uffici regionali di collocamento, indicano per agosto un tasso del 2,1%, uguale a quello di luglio ma inferiore al 2,3% di un anno prima. I dati ILO mostrano per la Svizzera un tasso del 4,2% nel secondo trimestre 2019, in calo rispetto al 4,9% del primo trimestre e al 4,6% dello stesso periodo del 2018; le rilevazioni ILO sono su persone tra i 15 e i 74 anni di età, che non erano occupate nella settimana di riferimento, hanno cercato un lavoro nelle quattro settimane precedenti e sono disponibili ad assumere un’attività. Con tassi diversi, ma sia i dati SECO che i dati ILO indicano un calo della disoccupazione.

La crescita economica degli anni scorsi ha evidentemente scavato nel complesso un buon sentiero per l’occupazione a livello mondiale, dove più dove meno. Nei 39 Paesi sviluppati che compongono l’aggregato Economie avanzate per il Fondo monetario internazionale (FMI), la media della disoccupazione è scesa dall’’8,3% del 2010 al 5,1% del 2018; in questo aggregato, ad esempio gli USA nello stesso periodo sono scesi dal 9,6% al 3,9%, il Giappone dal 5,1% al 2,9%, l’Eurozona dal 10,2% all’8,2%, il Regno Unito dal 7,9% al 4,1%, la Svizzera dal 3,5% al 2,6% (dati SECO).

La curva della disoccupazione, sin qui discendente nella gran parte dei Paesi sviluppati, si presta a considerazioni di fondo, due in particolare. Non è vero che la crescita economica dia ormai poco o nulla in termini di riflessi positivi sull’occupazione; la ripresa economica internazionale venuta dopo la crisi 2008-2009 si è fatta sentire positivamente, seppur in modo graduale e differenziato, sui mercati del lavoro.

Le nuove tecnologie

Non è vero che le nuove tecnologie siano soltanto distruttive nei confronti dei posti di lavoro; chiaramente l’innovazione tecnologica fa scomparire una quota degli impieghi, ma altrettanto chiaramente ne crea altri, diversi dai precedenti; negli ultimi dieci anni c’è stata una forte concentrazione di investimenti tecnologici, eppure la disoccupazione è nel complesso calata, a conferma del fatto che nel lungo periodo il lavoro cambia (e ciò pone problemi di formazione, aggiornamento e riconversione professionale) ma non diminuisce.

La Svizzera ha un buon mercato del lavoro, ma anche su questo una parte del Paese spesso fa una descrizione molto negativa della situazione, peggiorando non di poco la realtà effettiva. Ciò accade anche in Ticino, come e più che in altri cantoni. Da un certo punto di vista non ci si può dunque stupire che nei Paesi vicini, soprattutto in Italia, talvolta si prendano in giro il Ticino e la Svizzera. È successo recentemente con la trasmissione televisiva “Striscia la notizia”, che ha ironizzato sugli svizzeri che si trasferiscono in Italia (una piccola quota, in realtà); ma era già successo, con altri media, anche sul tema della disoccupazione elvetica, che alcuni in Svizzera descrivono come alta e che è in realtà bassa, prestandosi così all’ironia di altri Paesi che hanno davvero un alto tasso di senzalavoro.

Lettura sbagliata

Anche i dati sulla sottoccupazione nel 2018, resi noti dall’Ufficio federale di statistica (UST) nel luglio scorso, sono stati oggetto della lettura sbagliata di una parte dell’opinione pubblica in Svizzera. L’UST intende per sottoccupati quanti lavorano meno del 90%, vorrebbero lavorare di più e sono disponibili a un maggior grado di occupazione entro i tre mesi successivi. Ebbene, questi sono il 7% in Svizzera (la quota più alta in Europa secondo l’UST), contro il 3,8% nell’Eurozona e il 3,4% nell’UE. Ma se si guarda ai già citati tassi di disoccupazione (vedi anche la tabella in pagina), si può osservare come la situazione della Svizzera sia migliore. L’Italia, ad esempio, ha una sottoccupazione del 2,6%, ma ha una disoccupazione del 9,5%; per la Francia le rispettive percentuali sono 5,1% e 8,5%. È bene sapere che una parte della manodopera in Svizzera vorrebbe lavorare di più, ma ciò non può far dimenticare che la cosa migliore è sempre avere un minor tasso di disoccupazione.