L'intervista

«Il mio cortometraggio dagli Oscar a Piazza Grande»

La regista svizzera Maria Brendle ha ricevuto la nomination agli Academy Award per il suo Ala Kachuu – Take and run, presentato anche nella rassegna del Locarno Film Festival
Mattia Sacchi
Irene Solari
16.08.2022 06:00

Presentare il proprio cortometraggio al Festival di Locarno è un’esperienza importante per molti registi, ma diventa un’occasione ancora più speciale quando l'opera cinematografica è stata nominata agli Oscar. Una storia che sembra quasi film quella della regista e sceneggiatrice svizzera Maria Brendle e del suo lavoro Ala Kachuu – Take and run che ha riportato “in patria” dopo averlo presentato agli Academy Awards con la nomination al miglior cortometraggio live action.

L’abbiamo raggiunta in occasione del Festival e ci siamo fatti raccontare il suo viaggio da Hollywood a Locarno. «La sensazione che si vive qui al Festival è meravigliosa, ogni volta che ci vengo, – ci racconta – presentare un film in questa rassegna è un grandissimo onore, sono stata davvero felice di mostrare Ala Kachuu – Take and run al pubblico e incontrare tutte queste persone fantastiche. Ne sono molto onorata».

Quando si prende conoscenza di determinati problemi – non importa siano essi problemi di donne o di uomini – si capisce cosa sta succedendo nel mondo
Maria Brendle

La storia di un matrimonio forzato

Un cortometraggio, il suo, che in 38 minuti tratta un tema molto delicato: la storia di una giovane ragazza kirghisa che vorrebbe realizzare il suo sogno, studiare nella capitale del Paese ma è vittima di un rapimento e di un matrimonio forzato con uno sconosciuto. La pratica, sebbene venga criticata, è ancora diffusa in Kirghizistan. Il titolo si rifà proprio al termine della lingua indigena che indica il rapimento della sposa: in kirghiso Ala Kachuu significa “prendi e scappa" (“take and run”). La regista ha cercato con il suo lavoro di sensibilizzare il pubblico su questo tema, ancora poco trattato, e di raccontare la vita della protagonista, divisa tra il desiderio di libertà e di realizzazione e le costrizioni imposte dalla cultura kirghisa.
«Girare questo film è stata un’enorme avventura per tutto il tempo, abbiamo iniziato le riprese in Kirghizistan nel 2019, proprio poco prima dell’inizio della pandemia. Abbiamo finito il film durante la pandemia ed eravamo pieni di incognite: non sapevamo cosa aspettarci, quanto a lungo i cinema sarebbero stati chiusi e per quanto tempo il pubblico non sarebbe tornato in sala. Sono stati davvero tempi complicati».

Da Hollywood a Locarno: «Siamo tornati a casa»

Normalmente i registi presentano la loro opera cinematografica prima a un festival nazionale come Locarno e, successivamente, agli Academy Awards. Lei invece ha fatto il contrario. «È vero – risponde divertita – non ci avevo mai pensato ma, sì, ho fatto proprio il percorso inverso. L’ho fatto a modo mio. Per me è stata una grande cosa, è stato come scrivere il finale di una lunga storia». Una storia che Brendle e la sua squadra hanno cominciato nel 2016, scrivendo la sceneggiatura e facendo diverse ricerche. Poi le riprese, come detto, iniziate con la pandemia alle porte in un Paese lontano e proseguite in un clima di incertezza. «È stata una grandissima avventura. Poi sono arrivati gli Oscar. E ora, infine, Locarno. Siamo tornati nel nostro Paese, è stato fantastico per noi. Siamo ritornati a casa».

Agli Oscar hai la sensazione che il grande viaggio sta già dietro di te
Maria Brendle

Una grande differenza

Come vive il Festival di Locarno chi è stata agli Academy Awards di Los Angeles? «Agli Oscar hai la sensazione che il grande viaggio sta già dietro di te, si celebrano le candidature ai premi. Il clima è molto esclusivo: non si può entrare agli eventi se non si ha ricevuto la nomination, ovunque l'accesso è possibile solo ai candidati agli Oscar. Anche il pubblico non così vasto e variato. Mentre Locarno è un Festival vivo, ci sono tantissime cose che gli ruotano intorno ed è aperto a tutti. Chiunque può entrare e godersi gli eventi, questo agli Oscar non è assolutamente possibile. A Los Angeles festeggi quello che sei diventato e quello che hai fatto, e lo fai con la cerimonia degli Academy Awards».

All’improvviso la celebrità

E, dal punto di vista della regista, come cambia la vita di una persona che viene nominata agli Oscar? «È diventata una vita piena di impegni, ci sono tantissime persone che all’improvviso che ti riconoscono, questa è davvero una novità per me». Il mio lavoro, da regista, è sempre stato quello stare dietro la camera da presa, ci spiega, «e invece adesso di colpo mi ritrovo davanti alla camera, c’è molta attenzione su quello che faccio ed è una cosa alla quale non sono abituata. All’improvviso tantissima gente sa chi sono e questa è la mia nuova vita».

All’improvviso tantissima gente sa chi sono e presta attenzione a quello che faccio. Questa è la mia nuova vita
Maria Brendle

Il contatto con il «tuo» pubblico

Come si vive Locarno dopo essere stati a Hollywood? Come una bellissima occasione per mostrare i propri film al pubblico in un Festival così grande, risponde Brendle, «ed è esattamente quello che vuoi fare come regista: mostrare il tuo lavoro alla gente, e poterlo fare nel proprio Paese». In una Locarno che porta sempre emozioni uniche alla cineasta: «Ci sono stata tante volte, l’atmosfera è bellissima e puoi conoscere molte persone. Puoi anche parlare con il pubblico, e questa è davvero una cosa che mi piace fare e che apprezzo. E che è molto diversa rispetto all’America».
E, ogni volta, Brendle rimane estasiata dell’atmosfera di Piazza Grande: «Mi piace moltissimo quando ci siede in mezzo alla gente in un’atmosfera così calorosa e bella, si guarda tutti insieme il film su uno schermo enorme, si ascolta il sottile brusio delle persone, ci si emoziona insieme, si ride e si piange. Tutto questo è unico, è sempre un’esperienza fantastica».

A Locarno si può parlare con il pubblico, questa è una cosa che apprezzo. E che è molto diversa rispetto all'America
Maria Brendle

Parlare per comprendere

Nel programma festivaliero di quest’anno erano presenti molti film che trattavo di tematiche e problemi legati alla vita delle donne e alle sfide che devono affrontare nei loro Paesi. Storie di lotta e di superamento di ostacoli, proprio come Ala Kachuu – Take and run. Una tendenza che mostra come ci siano molte storie da raccontare sulle difficoltà delle donne, spiega Brendle, «sono veramente contenta che i tempi stiano cambiando e che ci accorgiamo di quanto sia importante parlare di certi argomenti che esistono in questo mondo. Perché quando si prende conoscenza di determinati problemi – non importa siano essi problemi di donne o di uomini –, i problemi che ha la gente in generale, si capisce cosa sta succedendo. È per questo che ho particolarmente apprezzato che film come questo abbiano potuto avere così tanto spazio a Locarno».

© KEYSTONE/Urs Flueeler
© KEYSTONE/Urs Flueeler
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