L'idea

«Il mio drone subacqueo per film come il prossimo Avatar»

Un veicolo innovativo, leggero ed economico rivoluzionerà il mondo delle riprese sottomarine: «Adatto a produzioni stile Netflix, BBC e National Geographic»
Enrico Traficante, giovane ingegnere fondatore di DeepEx, società incubata a Como Next; sullo sfondo, il prototipo ‘Calypso’, drone subacqueo che prende il nome dall'imbarcazione di Jacques Cousteau, pioniere delle riprese cinematografiche sottomarine
Jona Mantovan
02.06.2023 13:59

È simile a un drone. Ma si muove sott'acqua. Il suo nome è Calypso, un tributo all'imbarcazione di Jacques Cousteau, pioniere delle riprese sottomarine. E, come lui, promette di rivoluzionare il mondo dei documentari. Che siano Netflix, BBC o National Geographic. Ma anche il prossimo Avatar–il cui ultimo capitolo è intitolato appunto 'La via dell'acqua'–potrebbe essere girato sfruttando questa geniale invenzione del giovane ingegnere Enrico Traficante: un sottomarino praticamente 'tascabile', perlomeno rispetto alle soluzioni già sul mercato, che abbatte i costi e amplia le possibilità. Lo spiega lo stesso 31.enne, all'ombra delle torri del vecchio cotonificio ristrutturato e trasformato nell'incubatore per aziende innovative 'Como Next', a Lomazzo. È qui che ha fondato la sua DeepEx. «Di solito questo genere di strumenti sono grandi, costosi, pesanti varie tonnellate e molto, molto ingombranti. Per spostarli sono necessarie navi con equipaggi che possono arrivare a 20-30 persone. Il mio veicolo, invece, pesa una cinquantina di chili e possiamo portarlo tranquillamente in due». Con lui c'è il padre, Francesco, che gli sta dando una mano a scaricarlo dall'automobile. Ma non sarebbe stato più semplice mettere una cinepresa in mano a un sub o a un palombaro? «Filmare in quelle condizioni è difficile e rischioso. C'è anche il problema dell'autonomia. Per realizzare alcune riprese di un documentario, due persone sono rimaste chiuse in un piccolo sottomarino di pochi metri cubi per dodici ore consecutive. Il mio robot, invece, può starsene a mollo per un tempo indefinito, a migliaia di metri di profondità. Finché gli arriva elettricità, attraverso l'alimentazione via cavo, se ne resta lì». E il controllo avviene in superficie, al sicuro. A bordo di una nave o, perché no, anche a terra. 

Meno peso, meno costi, più flessibilità. I ricercatori del mondo sottomarino non vedono l'ora di mettere le mani su questo gioiellino. Quando uno strumento di osservazione si inserisce in un ambiente naturale, infatti, il comportamento della fauna cambia e, per tornare alla normalità, ci vuole del tempo. «Grazie all'autonomia potenzialmente infinita di questo apparecchio, gli animali sottomarini possono abituarsi alla sua presenza e riprendere il loro normale comportamento. Senza contare che, per registrare determinati eventi, occorre essere là nel momento giusto. Si rischia così di mettere in piedi una grande operazione costosa che produrrà soltanto ore di materiale da scartare perché non è successo nulla. Con Calypso, tuttavia, possiamo fare anche un 'timelapse' dell'area che intendiamo osservare».

Il macchinario, che da vicino è molto più voluminoso di quel che si possa pensare, se ne sta placido sul tavolo della sala riunioni, con il suo telaio blu scuro e una serie di cavi color verde limetta che corrono tra le due 'bottiglie' che regolano il suo galleggiamento. Il complesso ospita oltre un centinaio di aziende simili a quella di Traficante. Le stanze che un tempo ospitavano un'industria tessile ora sono colme di uffici e computer, che si possono scorgere dai divisori in vetro. I cartelli sulle porte sono spesso in inglese e richiamano termini avveniristici e l'attività è vivace, animata da parecchi giovani.

«Tutto è iniziato come un hobby. Due anni fa, non esisteva nulla. Sono partito da carta e penna, sviluppando innanzitutto il motore. Avvolgendo il filo di rame... eh sì, è tutto fatto in casa», sottolinea. «Questo è il primo prototipo dimostrativo e conto di completarlo entro la fine dell'anno. Prevedo di presentarlo al mercato entro ottobre, piazzando i primi ordini all'inizio dell'anno prossimo. Siamo già in contatto con degli enti pubblici come la Guardia costiera, i Vigili del fuoco... ma anche con operatori che lavorano per i grandi nomi dei distributori su piccoli o grandi schermi».

Erano in molti a chiedere un veicolo in grado di filmare a livello professionale sott'acqua, utilizzando macchine da presa di livello cinematografico e con la possibilità di impiegare luci adeguate oltre a sistemi di stabilizzazione
Enrico Traficante, 31 anni, fondatore di DeepEx e inventore del 'drone subacqueo'

Nuove idee, nuove storie

L'inventore racconta la genesi del progetto. Dall'assunzione, era il 2012, in un'azienda operante nel settore militare e in quello petrolifero, realizza veicoli simili al suo, come anche altre tecnologie subacquee. «Ho acquisito, negli anni, parecchia esperienza e ho avuto numerosi riscontri dai clienti. Erano in molti a chiedere un veicolo in grado di filmare a livello professionale sott'acqua, utilizzando macchine da presa di livello cinematografico e con la possibilità di impiegare luci adeguate oltre a sistemi di stabilizzazione».

A Traficante sembrava strano che non ci fosse nessuna soluzione 'già pronta' sul mercato. Eppure la situazione era proprio quella. «Mancava un sistema adeguato. Da qui è nata l'idea del progetto. Realizzare un prodotto di nicchia, forse, ma un sogno per molti addetti ai lavori». Tanto più che, se i droni che volano in aria sono diventati una moda alla portata di tutti... chissà che la stessa cosa non succeda con una linea di produzione avviata nel comasco, per apparecchi che 'volano' sott'acqua? Per il momento, però, il progettista è... immerso nel mondo di registri, produttori e cineasti.

«Una piccola produzione cinematografica magari non ha il budget per assorbire tutti i costi causati dall'impiego di tecnologie esistenti. E non è detto che la mia proposta possa anche far nascere nuove idee e permettere di raccontare storie che finora erano impossibili a causa di limiti tecnici». 

Stiamo parlando di cineprese come ARRI, ALEXA, Blackmagic... impiegate nelle migliori produzioni in tutto il mondo, a qualsiasi livello

Riprese di livello

Aprendo una valigia a tenuta stagna ecco una sorpresa: la console di controllo. Il nostro interlocutore preme un pulsante e sullo schermo appare il logo della sua azienda. Mentre il pc si avvia, mostra le componenti principali di quel che gli esperti chiamano 'ROV' (sigla di ‘Remotely Operated Vehicle’, veicolo a controllo remoto): «Questi sono i quattro motori orizzontali, qui ce n'è uno verticale. Questa configurazione gli permette di muoversi su quattro gradi di libertà. Può avanzare, arretrare, ruotare sul suo asse centrale, traslare e muoversi verso l'alto o verso il basso».

Una piccola videocamera è inclusa nel modello ed è già montata. «No, questa serve solo al pilota, per la navigazione. È in bassa risoluzione. Non è adatta alle riprese di qualità cinematografica», risponde con un sorriso. E indica una strana placca di metallo con delle viti. Ed è proprio qui che si svolgerà la magia. «La macchina da presa professionale, per riprese ad alta definizione e con ottiche di alto livello, sarà affrancata qui e sarà contenuta in uno scompartimento stagno. Stiamo parlando di cineprese come ARRI, ALEXA, Blackmagic... impiegate nelle migliori produzioni in tutto il mondo, a qualsiasi livello».

In un paio d'anni ho costruito tutto da solo, ma mi son fatto anche aiutare. Ho potuto contare su altri esperti del settore, miei amici che credono in quest'idea

Novelli Cameron, state pronti

Il cinema oggi è digitale e il trasferimento delle immagini catturate dal ROV avviene tramite un cavo in fibra ottica. Un verricello dal colore simile a quello del 'drone subacqueo' è proprio lì da parte. La copertura del cavo è di un giallo acceso. «Il verricello poi, a sua volta sarà collegato alla consolle di pilotaggio da cui l'operatore potrà manovrare il veicolo con un semplice joypad da PC». Il cineasta, invece, potrà avere uno schermo tutto dedicato alla macchina da presa.

Il lavoro di Enrico Traficante è notevole. In un paio d'anni ha costruito tutto da solo, partendo da zero. «Ma mi son fatto aiutare, ho potuto contare su altri esperti del settore, miei amici che credono in quest'idea».

Viste le competenze e le potenzialità, anche la Camera di Commercio di Como ha scelto questo progetto per un contributo volto a trasformare la visione in un'azienda. Insomma, Novelli James Cameron... state pronti. Il vostro robot per le riprese subacquee sarà presto disponibile.

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