Chiesa e società

Il Papa e l’intelligenza artificiale: «Non siamo cibo per gli algoritmi»

In occasione della 58.esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali il Vaticano ha diffuso ieri il tradizionale messaggio - Dal pontefice un appello a mantenere ferma la centralità dell’essere umano rispetto alla macchina - Il ruolo del giornalismo e il pericolo fake news
Papa Francesco. ©VATICAN MEDIA HANDOUT
Dario Campione
25.01.2024 06:00

Ancora una volta, con la forza delle questioni sollevate e con la profondità delle argomentazioni utilizzate, papa Francesco spazza via l’immagine (e non solo quella) di una Chiesa conservatrice, ancorata alla tradizione e persino nostalgica. Il magistero del pontefice argentino guarda sempre al presente. Per capire, non per giudicare. Anche e soprattutto quando affronta temi di strettissima attualità.

Ieri, in occasione della 58.esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, e nella ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il Papa ha reso noto il tradizionale «Messaggio». Incentrato, quest’anno, sulla «evoluzione dei sistemi della cosiddetta “intelligenza artificiale”»: qualcosa, scrive Francesco, che «sta modificando in modo radicale anche l’informazione e la comunicazione e, attraverso di esse, alcune basi della convivenza civile».

Bergoglio dimostra nuovamente di saper individuare la direzione dei processi di cambiamento e rivolge a sé stesso, come capo della Chiesa cattolica, e a tutti coloro che lo ascoltano, le questioni essenziali. L’intelligenza artificiale, scrive il Papa, appare a tutti gli effetti una «meravigliosa invenzione il cui funzionamento», però, «e le cui potenzialità sono indecifrabili per la maggior parte di noi». Essa suscita allora «uno stupore che oscilla tra entusiasmo e disorientamento e ci pone inevitabilmente davanti a domande di fondo: che cosa è dunque l’uomo, qual è la sua specificità e quale sarà il futuro di questa nostra specie chiamata homo sapiens nell’era delle intelligenze artificiali? Come possiamo rimanere pienamente umani e orientare verso il bene il cambiamento culturale in atto?».

Nessun catastrofismo

Inevitabilmente, al centro della riflessione di Francesco c’è quindi l’uomo, l’essere umano. Il rapporto che esso ha con i suoi simili e con Dio. E, ora, anche con la learning machine, la macchina intelligente.

«Conviene subito sgombrare il terreno dalle letture catastrofiche e dai loro effetti paralizzanti», scrive il Papa. Il quale, citando le Lettere dal Lago di Como pubblicate nel 1924 dal prete-filosofo Romano Guardini, spiega quanto sia sbagliato «irrigidirsi contro il “nuovo” nel tentativo di “conservare un bel mondo condannato a sparire. Il nostro posto è nel divenire», soprattutto in un’epoca come l’attuale, che sempre di più «rischia di essere ricca di tecnica e povera di umanità».

Se è vero, e lo è sicuramente, che «Le macchine possiedono una capacità smisuratamente maggiore rispetto all’uomo di memorizzare i dati e di correlarli tra loro», dice Francesco, è altrettanto vero che «spetta all’uomo e solo a lui decodificarne il senso. Non si tratta quindi di esigere dalle macchine che sembrino umane. Si tratta piuttosto di svegliare l’uomo dall’ipnosi in cui cade per il suo delirio di onnipotenza, credendosi soggetto totalmente autonomo e autoreferenziale, separato da ogni legame sociale e dimentico della sua creaturalità», del fatto cioè di essere creatura di Dio (e la «tentazione originaria di diventare come Dio senza Dio» è uno dei temi più di carattere religioso del messaggio di Francesco).

Ogni cosa «nelle mani dell’uomo diventa opportunità o pericolo - scrive ancora il Papa - I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse», ad esempio rendendo «raggiungibile e comprensibile un enorme patrimonio di conoscenze scritto in epoche passate o far comunicare le persone in lingue per loro sconosciute. Ma possono al tempo stesso essere strumenti di “inquinamento cognitivo”, di alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute - e condivise - come se fossero vere. Basti pensare al problema della disinformazione, delle fake news» e del più recente deep fake, la «creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false: ed è capitato anche a me di esserne oggetto», ricorda Francesco facendo tornare a tutti in mente la famosa foto con il candido piumino invernale.

I quesiti

Dalle risposte a undici «interrogativi» che il Papa elenca in dettaglio - e che riproduciamo integralmente nel prossimo paragrafo - si capirà, scrive Bergoglio, «se l’intelligenza artificiale finirà per costruire nuove caste basate sul dominio informativo, generando nuove forme di sfruttamento e di diseguaglianza; oppure se, al contrario, porterà più eguaglianza, promuovendo una corretta informazione e una maggiore consapevolezza del passaggio di epoca che stiamo attraversando, favorendo l’ascolto dei molteplici bisogni delle persone e dei popoli, in un sistema di informazione articolato e pluralista. Da una parte si profila lo spettro di una nuova schiavitù, dall’altra una conquista di libertà; da una parte la possibilità che pochi condizionino il pensiero di tutti, dall’altra quella che tutti partecipino all’elaborazione del pensiero. La risposta non è scritta, dipende da noi conclude Francesco - Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore, senza il quale non si cresce nella sapienza».

Le 11 domande di papa Francesco sull’intelligenza artificiale

I. Come tutelare la professionalità e la dignità dei lavoratori nel campo della comunicazione e dell’informazione, insieme a quella degli utenti in tutto il mondo?

II. Come garantire l’interoperabilità delle piattaforme?

III. Come far sì che le aziende che sviluppano piattaforme digitali si assumano le proprie responsabilità rispetto a ciò che diffondono e da cui traggono profitto, analogamente a quanto avviene per gli editori dei media tradizionali?

IV. Come rendere più trasparenti i criteri alla base degli algoritmi di indicizzazione e de-indicizzazione e dei motori di ricerca, capaci di esaltare o cancellare persone e opinioni, storie e culture?

V. Come garantire la trasparenza dei processi informativi?

VI. Come rendere evidente la paternità degli scritti e tracciabili le fonti, impedendo il paravento dell’anonimato?

VII. Come rendere manifesto se un’immagine o un video ritraggono un evento o lo simulano?

VIII. Come evitare che le fonti si riducano a una sola, a un pensiero unico elaborato algoritmicamente?

IX. E come invece promuovere un ambiente adatto a preservare il pluralismo e a rappresentare la complessità della realtà?

X. Come possiamo rendere sostenibile questo strumento potente, costoso ed estremamente energivoro?

XI. Come possiamo renderlo accessibile anche ai Paesi in via di sviluppo?