Il più grande scambio di prigionieri nel giorno dell’offensiva più violenta

Le autorità ucraine hanno definito l’attacco come uno dei più massicci bombardamenti con droni e missili dall’inizio della guerra. L’offensiva, scattata nella notte tra sabato e domenica, ha colpito 13 regioni del Paese, provocando almeno 12 morti e una sessantina di feriti. Il raid russo, durato diverse ore, è arrivato a meno di 24 ore da un altro attacco altrettanto violento nella notte precedente. Culmine di una crescente offensiva russa negli ultimi mesi, il duplice attacco del fine settimana ha ribadito quanto una soluzione diplomatica al conflitto resti ancora lontana.
«Obiettivi civili»
«Questa crudeltà non potrà essere fermata senza una pressione davvero forte sulla leadership russa», ha commentato dal canto suo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Telegram, accusando il Cremlino di aver colpito «deliberatamente obiettivi civili». «Le sanzioni saranno sicuramente d’aiuto. Ora ciò che conta è la determinazione: la determinazione degli Stati Uniti, la determinazione dei Paesi europei».
Le parole del capo di Stato ucraino vanno chiaramente lette in relazione alla presunta nuova posizione del presidente USA Donald Trump. Secondo quanto riportato negli scorsi giorni dal New York Times e rilanciato proprio oggi dalla Bild, Trump sembra infatti aver rinunciato a unirsi alla spinta europea per nuove sanzioni contro la Russia. Dopo la telefonata tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin, avvenuta all’inizio della scorsa settimana, il presidente americano avrebbe informato Zelensky che Russia e Ucraina ora dovranno trovare una soluzione alla guerra da sole. Un cambio di approccio che ha «scioccato» leader europei, secondo quanto riportava il quotidiano tedesco. Fonti del Governo di Berlino hanno indicato alla Bild che «Trump non chiede più un cessate il fuoco di 30 giorni a Mosca e non ha intenzione di imporre nuove sanzioni». La Bild riferisce inoltre che il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sono rimasti «sbalorditi» dalla dichiarazione di Trump. Fonti anonime hanno riferito che Trump ha dichiarato proprio che «Russia e Ucraina cercheranno ora una soluzione tra di loro». La stessa fonte ha aggiunto che «tutti hanno trattenuto il fiato e nessuno ha osato chiedere se ciò significasse un completo ritiro degli Stati Uniti dal sostegno all’Ucraina», ha riferito il quotidiano. Insomma, dopo aver minacciato di abbandonare i negoziati a causa della mancanza di progressi, Trump ora sembra fare esattamente questo.
In Ucraina, molti nutrivano la speranza che i negoziati per un cessate il fuoco promossi da Trump lo scorso febbraio potessero almeno ridurre i bombardamenti sulle zone abitate. Ma è accaduto esattamente l’opposto: gli attacchi si sono fatti ancora più intensi. Secondo le Nazioni Unite, il numero di civili uccisi continua a salire mese dopo mese, con un picco di 209 vittime solo ad aprile – uno dei bilanci più gravi registrati negli ultimi due anni.
Nessuna illusione
Particolarmente indicativo è il fatto che il duplice attacco del fine settimana sia avvenuto in coincidenza con il più importante scambio di prigionieri dall’inizio della guerra. Uno scambio frutto dei negoziati per il cessate il fuoco tenutisi a Istanbul il 16 maggio. L’intensità ma anche il tempismo dell’offensiva sembrano così lanciare un segnale chiaro da parte del Cremlino: nonostante i tentativi di distensione, la prospettiva di un cessate il fuoco resta ancora molto lontana. L’accordo sullo scambio di prigionieri è stato comunque l’unico risultato concreto dei negoziati in Turchia, i primi veri colloqui diretti tra Kiev e Mosca dopo tre anni di conflitto.
Entrambe le parti oggi hanno dichiarato che altre 303 persone sono state rilasciate, portando il numero totale di prigionieri scambiati in tre giorni a 1.000. Secondo il quartier generale di coordinamento ucraino per il trattamento dei prigionieri di guerra, sono 5.757 i prigionieri ucraini rimpatriati tramite negoziati e scambi da marzo 2022, mentre altri 536 ucraini sono tornati con altri mezzi.
Stando a quanto riportato dall’agenzia russa Interfax, il ministro degli Esteri Sergej V. Lavrov ha affermato la scorsa settimana che Mosca avrebbe sottoposto a Kiev una proposta scritta con i termini per un possibile accordo di pace, subito dopo la conclusione dello scambio di prigionieri. Nel pomeriggio, però, non era ancora chiaro se questo documento fosse effettivamente stato consegnato. Secondo fonti ucraine, è probabile che la Russia torni a insistere sulle condizioni già espresse durante i colloqui di Istanbul - tra cui il ritiro delle forze ucraine da aree che Kiev continua a difendere e che non è disposta a cedere.
Istanbul, la probabile sede dei prossimi colloqui
Istanbul è al momento la sede più probabile per il secondo round di colloqui diretti tra Russia e Ucraina: lo ha dichiarato oggi una fonte all’agenzia di stampa russa Tass. «Il Vaticano non diventerà sicuramente una sede dell’incontro per una serie di motivi, tra cui quelli logistici. Istanbul è l’opzione più probabile al momento. I dettagli saranno annunciati a breve», ha affermato la fonte all’agenzia di stato russa. Già negli scorsi giorni, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov aveva liquidato le ipotesi su una prosecuzione dei negoziati diretti tra Mosca e Kiev in Vaticano. Lavrov - ricordiamo - aveva motivato il rifiuto ad accettare i negoziati presso la Santa Sede giudicando «inelegante» che nel cuore del cattolicesimo si trovino a discutere i rappresentanti di Paesi ortodossi, anche su una questione di carattere religioso che secondo il ministro degli Esteri russo è tra le «questioni di principio» che contribuiscono all’ostilità reciproca. Dal canto suo, Kiev aveva puntato sulla Svizzera come sede alternativa. Intanto, oggi, il viceministro della Difesa russo, colonnello generale Alexander Fomin, ha dichiarato che lo scambio di prigionieri dovrebbe creare un clima favorevole per la discussione delle condizioni di risoluzione del conflitto ucraino: «Ci aspettiamo che lo scambio di prigionieri su larga scala, effettuato su iniziativa della Russia, faciliti la creazione di un clima favorevole per la discussione delle condizioni di risoluzione pacifica della crisi ucraina».