Innovazione digitale

Il Premio Möbius e le «cose difficili»

Vincono Genny Zero, Ated4Special, Gloria Corradin, Roberto Viola e Carlo Spinedi di AStISI
© Ti-Press/Pablo Gianinazzi
Red. Ticino&Svizzera
16.10.2023 06:00

«Cose difficili spiegate bene». Con questa lente l’appena conclusa ventisettesima edizione del Premio Möbius ha esplorato cinque parole chiave che hanno plasmato la cultura digitale nel 2023. Cancel culture, ChatGPT, TikTok, robotica educativa, fusione nucleare emergono regolarmente nel dibattito pubblico, ma raramente vengono spiegate con chiarezza.

«È stato un successo di pubblico, che ha risposto con fervore al nostro invito, dimostrando che la gente sente il bisogno di fare luce sui rapidi mutamenti della nostra società», ha spiegato il direttore della Fondazione Möbius Alessio Petralli. «C’è tanta confusione, se non mistificazione, su questi cambiamenti e il Möbius ambisce ad essere un momento ideale per riscoprire l’essenza concreta delle cose, facilitando il dialogo tra chi guida e studia questi fenomeni e la società che ne sperimenta le conseguenze».

Temi importanti, dunque, resi accessibili da osservatori privilegiati, come quello di Costanza Rizzacasa d’Orsogna, che sul Corriere della Sera scrive di cultura americana, la quale ha spiegato le cause decennali che rischiano di portare gli USA sull’orlo di una guerra civile, o Michael Casanova, lo speaker radiofonico diventato famoso sui social col nome «Bella Gianda», che ha risposto alle sollecitazioni di tre docenti USI (Balbi, Benecchi, Camerini).

Ampio spazio ha avuto anche l’intelligenza artificiale, che anima rivoluzioni tecnologiche come la fusione nucleare, la tecnica che crea «stelle artificiali» per produrre energia pulita e rinnovabile (Ambrogio Fasoli, direttore dello Swiss Plasma Center all’EPFL) o i «computer chiacchieroni» con ChatGPT, che parlano un italiano impeccabile e sollevano interrogativi su quale sarà il ruolo dell’intelligenza umana in un mondo di macchine parlanti, confermando l’importanza assoluta della cultura umanistica come palestra del senso critico, unico strumento che ci può proteggere dall’assedio delle nuove tecnologie (Claudio Marazzini, presidente onorario della Crusca e Luca Gambardella, prorettore USI).

Dopo che Derrick De Kerckhove ha lanciato la sua ipotesi di un Premio Möbius a Lugano sulla libertà di coscienza, sul fronte dei riconoscimenti il Grand Prix Möbius Suisse, dedicato quest’anno a «Digitale e disabilità», è stato assegnato a Genny Zero, la straordinaria carrozzina elettrica per la micromobilità, ormai potenzialmente matura per far decollare da noi (a Sant’Antonino) una grande fabbrica all’avanguardia (occorre però trovare una quindicina di milioni). Il Grand Prix Möbius Editoria Mutante per «Laboratori immersivi» è andato ad Ated4Special, il metaverso per insegnare competenze sociali alle persone autistiche. Il Grand Prix Möbius per l’intelligenza artificiale al servizio della società è stato assegnato a Roberto Viola, Direttore Generale per le politiche digitali della Commissione europea (DG Connect), «per il suo impegno per una intelligenza artificiale etica, trasparente e responsabile, a favore dello sviluppo e del progresso della società umana». Infine Gloria Corradin ha vinto il Möbius Giovani con il videoracconto «Distanza amica», mentre Carlo Spinedi in rappresentanza dell’Associazione per la storia dell’informatica della Svizzera italiana (AStISI) ha ricevuto un Premio Möbius Speciale «per avere preservato un ricco patrimonio di conoscenze e tecnologie informatiche e della comunicazione sviluppatesi dalla metà del secolo scorso a oggi. Il premio vuole essere uno stimolo per trovare una nuova e idonea collocazione a una ricchissima collezione di preziose testimonianze informatiche che giace oggi, sotto sfratto, in spazi del tutto inadeguati.