Il prestito UE di 90 miliardi ha salvato Kiev dalla bancarotta

Ha avuto gioco facile, quest'oggi, Vladimir Putin, a dire ai giornalisti che la decisione dell’UE di utilizzare i beni russi congelati sarebbe stata una «rapina» e a ribadire che i leader dei 27, nella notte tra giovedì e venerdì, non erano riusciti a raggiungere un accordo temendo «conseguenze davvero dure. Non importa cosa rubino, prima o poi dovranno restituirlo e, cosa più importante, andremo in Tribunale per proteggere i nostri interessi. Faremo del nostro meglio per trovare una giurisdizione indipendente dal contesto politico». La confisca dei beni russi in Europa avrebbe minato la fiducia nell’eurozona, ha aggiunto Putin: «Ci sarebbero state conseguenze anche più gravi. Non solo un duro colpo alla loro immagine, ma anche una perdita di fiducia nell’eurozona. Oltre alla Russia, molti altri Paesi conservano le proprie riserve auree e valutarie in Europa, così come quelli che dispongono di risorse libere».
Vero. E tuttavia, la soddisfazione dello zar è stata soltanto parziale. Pur tra molte difficoltà, l’UE ha infatti deciso di concedere un massiccio prestito senza interessi all’Ucraina per soddisfare le esigenze militari ed economiche del Paese per i prossimi due anni: 90 miliardi di euro. Di fatto, Kiev va avanti proprio grazie a Bruxelles. Una cattiva notizia, per Mosca. Dopo quasi quattro anni di guerra, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha stimato che l’Ucraina avrà bisogno di 137 miliardi di euro nel 2026 e nel 2027. Il governo di Kiev è sull’orlo del fallimento e aveva disperatamente bisogno di fondi entro la primavera per pagare tutto, dalle munizioni alle riparazioni delle infrastrutture. Senza il prestito sarebbe stata la fine.
Durante l’incontro con la stampa tenuto a Varsavia assieme al premier polacco Donald Tusk, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato come il prestito conferisca al suo Paese «certezza finanziaria per i prossimi anni». I 90 miliardi, ha spiegato Zelensky, saranno spesi o per la ricostruzione o per le armi. «Se la Russia prolunga questa guerra, ed è questo il segnale che il mondo intero sente da Mosca, mentre continua a minacciarci, useremo questi fondi per la difesa; se il mondo costringerà la Russia a fare la pace, allora useremo questi fondi esclusivamente per la ricostruzione dell’Ucraina».
Una cosa è chiara, ha aggiunto Zelensky di fronte a Tusk: «Ciò che fa più paura alla Russia è se noi siamo uniti. Perché, di sicuro, loro non possono battere sia noi sia voi».
Una mezza sconfitta politica, alla fine, potrebbe diventare per l’UE un passaggio positivo. La maggioranza degli Stati dell’Unione è riuscita comunque a trovare un accordo per uno scopo esistenzialmente importante. Potrebbe persino, secondo gli analisti, aver trovato una nuova strada da seguire. Questo è stato un «enorme affare per l’UE - ha detto al Guardian l’economista Guntram Wolff, direttore del Consiglio tedesco per le relazioni estere dal 2022 al 2024 - Se vuole fare politica estera, l’UE ha bisogno di risorse e debito proprio. Il Consiglio europeo ha mantenuto le promesse: in modo significativo, per la prima volta è stata assunta una decisione sul debito anche senza unanimità».
Anche Alberto Alemanno, ordinario di Diritto dell’UE all’École des hautes études commerciales di Parigi, ha parlato con il Guardian di un accordo «senza precedenti». Mai, in passato, era stato permesso agli Stati disposti al prestito «di andare con un indebitamento sostenuto dal bilancio UE e con partecipazione selettiva alla responsabilità collettiva».
Intervistato dalla Reuters, invece, Carsten Brzeski, responsabile globale della ricerca macro di ING a Francoforte, ha commentato: «Se l’Europa non avesse trovato una soluzione, sarebbe stato un disastro simbolico. Così non è, e penso che adesso potrebbe esserci abbastanza interesse degli investitori per il nuovo prestito».
