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Il Regno Unito pronto a riconoscere formalmente lo Stato di Palestina

Keir Starmer è pronto ad anticipare a settembre il suo impegno a riconoscere formalmente lo Stato di Palestina se Israele non accetta un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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Il Regno Unito pronto a riconoscere formalmente lo Stato di Palestina
Red. Online
29.07.2025 06:21
23:27
23:27
Anche Malta riconoscerà lo Stato di Palestina

Anche Malta riconoscerà lo Stato di Palestina nella prossima Assemblea generale dell'Onu. Lo ha annunciato il premier maltese Robert Abela, dopo i passi simili intrapresi da Francia e Regno Unito. «Come governo, abbiamo preso la decisione che, durante l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del prossimo settembre, il nostro Paese riconoscerà lo Stato palestinese», ha scritto Abela su Facebook. «La posizione del nostro Paese testimonia il nostro impegno a trovare una soluzione a favore di una pace duratura in Medio Oriente».

18:49
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Erdogan: «A Gaza scene peggiori di quelle avvenute nei campi nazisti»

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha affermato che nella Striscia di Gaza si vedono scene «peggiori dei campi nazisti» di concentramento. «Ci auguriamo di vedere il giorno in cui coloro che hanno commesso un genocidio contro il popolo di Gaza saranno ritenuti responsabili davanti alla legge e alla storia», ha aggiunto il leader turco, come riferisce Anadolu, in una conferenza stampa congiunta con l'omologo del Kazakhstan, Jomart Tokayev, ad Ankara.

«Lo Stato terrorista di Israele ha commesso un genocidio contro i nostri fratelli a Gaza, massacrandoli brutalmente per 22 mesi», ha detto Erdogan, accusando lo Stato ebraico di utilizzare «la fame come arma» contro i palestinesi.

18:48
18:48
La Francia plaude il Regno Unito: «Fermiamo il ciclo infinito della violenza»

Parigi plaude agli annunci del premier britannico, Keir Starmer, su un possibile riconoscimento della Palestina a settembre. «Insieme riapriamo la prospettiva di pace», sottolinea la Francia che è stato il primo Paese del G7, nei giorni scorsi, ad annunciare il riconoscimento dello Stato di Palestina il prossimo 21 settembre.

In un messaggio pubblicato su X, il ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot scrive che «il Regno Unito si unisce oggi allo slancio suscitato dalla Francia per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Insieme, con questa decisione capitale e i nostri sforzi congiunti, fermiamo il ciclo infinito della violenza e riapriamo la prospettiva di pace nella regione. Ad un'idea giusta e chiara - conclude - niente e nessuno può resistere».

18:23
18:23
Netanyahu alle famiglie dei rapiti: «Non ci arrendiamo»

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato della situazione in un video rivolto alle famiglie degli ostaggi. «Ho appena concluso un'altra consultazione sulla liberazione dei nostri rapiti. Da quando la delegazione è tornata dal Qatar, non abbiamo smesso di tentare. Ma c'è un grande ostacolo, e tutti lo sanno: è Hamas. Continua a rifiutare ogni proposta. Il presidente Trump lo ha detto, Witkoff lo ha detto, noi lo diciamo, chiunque conosca i fatti, compresi i mediatori, lo sa bene. Ma non ci arrendiamo. Continueremo a fare tutto il possibile, in un modo o nell'altro. Siamo determinati a riportare i rapiti a casa».

18:22
18:22
Senza cessate il fuoco, il governo britannico riconoscerà a settembre lo Stato di Palestina

Il governo britannico di Keir Starmer è pronto ad anticipare a settembre il suo impegno a riconoscere formalmente lo Stato di Palestina se Israele non accetta un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

È quanto emerge da una riunione straordinaria del consiglio dei ministri, richiamato oggi dalla ferie estive per discutere di una bozza di piano europea, delineata dal Regno Unito con Francia e Germania.

La svolta, frutto del dilagare dell'indignazione nel Regno Unito per la fame e l'escalation delle violenze a Gaza e in Cisgiordania, se attuata metterebbe Londra al fianco di Parigi, che ha già annunciato il riconoscimento dello Stato palestinese in sede Onu a settembre. Riconoscimento che finora i governi britannici avevano sempre rinviato alle conclusioni di un processo di pace con Israele.

Questa decisione, si legge in una nota scritta diffusa da Starmer dopo la riunione del gabinetto, diventerà esecutiva «a meno che il governo israeliano non assume misure sostanziali per mettere fine alla spaventosa situazione di Gaza, non concordi un cessate il fuoco, non renda chiaro che non ci sarà nessuna annessione della Cisgiordania e non s'impegni a una pace di lungo periodo fondata sulla Soluzione dei Due Stati».

Queste condizioni, precisa il premier laburista, non rappresentano un giudizio «di equivalenza fra Israele e Hamas», a cui Londra ribadisce l'intimazione di rilasciare tutti gli ostaggi israeliani, di firmare a sua volta un cessate il fuoco, di disarmare e di non avere «alcun ruolo nel futuro governo» della Striscia di Gaza.

Il Regno Unito - rende noto Downing Street dopo la riunione straordinaria del governo - ha iniziato oggi a partecipare ai lanci aerei di aiuti su Gaza, come già annunciato due giorni fa d'intesa con Francia e Germania.

Il premier Keir Starmer, a margine della riunione, ha tuttavia avvertito che servono flussi via terra e almeno «500 camion al giorno» per allontanare la carestia e stabilizzare la situazione umanitaria nella Striscia.

17:35
17:35
112 morti nelle ultime 24 ore

Secondo il Ministero della Salute guidato da Hamas, almeno 112 persone sono state uccise a Gaza nelle ultime 24 ore. Lo riporta la Bbc.

Gli ospedali locali affermano che alcune persone sono state uccise negli attacchi aerei e negli scontri a fuoco israeliani, molte delle quali mentre cercavano aiuto.

Nella zona centrale di Nuseirat, l'ospedale al-Awda ha dichiarato che delle almeno 30 persone che sono stata uccise 14 erano donne e 12 i bambini nei raid alle abitazioni avvenuti nella notte e questa mattina. Secondo quanto riportato, almeno 14 persone sono state uccise nei pressi di un punto di distribuzione degli aiuti e 100 i feriti.

17:05
17:05
Guterres: «Bisogna inondare Gaza di aiuti»

Un flusso di aiuti nella Striscia di Gaza deve trasformarsi in un oceano: lo ha affermato oggi il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

"Cibo, acqua, medicine e carburante devono fluire a ondate e senza ostacoli", ha affermato, descrivendo l'allerta dell'osservatorio globale sulla fame Ipc (Integrated Food Security Phase Classification, ndr) come una conferma "di ciò che temevamo: Gaza è sull'orlo della carestia".

"I palestinesi di Gaza stanno vivendo una catastrofe umanitaria di proporzioni epiche. Questo non è un avvertimento. È una realtà che si sta dispiegando davanti ai nostri occhi", ha affermato in una dichiarazione.

17:04
17:04
Netanyahu riunisce i consiglieri sul tema degli ostaggi

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha avuto un incontro con i principali consiglieri sul tema degli ostaggi a Gaza: lo afferma il suo ufficio, mentre i colloqui per il cessate il fuoco sono bloccati e la pressione internazionale su Israele è in aumento. Lo scrive il Times of Israel.

Secondo quanto riportato dall'ufficio del primo ministro, Netanyahu è affiancato dall'uomo chiave del governo, Gal Hirsch, dal consigliere politico Ophir Falk e dal capo dello staff Tzachi Braverman. «I colloqui sono congelati», ha dichiarato un funzionario della difesa israeliano al Times of Israel. «Hamas non è ancora tornata al tavolo» con un'offerta migliore.

16:58
16:58
«A Gaza una carestia senza precedenti»

La fotografia scattata dal nuovo report «The State of Food Security and Nutrition in the World» (Sofi) pubblicato ieri dalla Fao presenta solo un leggero miglioramento nella riduzione della fame globale.

Il sistema alimentare si può dire dunque rotto e sempre più disuguale con oltre 673 milioni che soffrono la fame a diversi livelli di intensità, di cui quasi la metà sono in Africa.

È quanto denuncia oggi Oxfam parlando di una «tempesta perfetta» che il mondo si trova ad affrontare per il mix letale di guerre, taglio degli aiuti ai paesi più poveri, speculazione e caos climatico. E sottolineando in particolare che a Gaza è in corso una carestia senza precedenti.

Secondo Oxfam, di questo passo sarà quindi impossibile centrare l'obiettivo «fame zero» entro 2030, come definito dall'Agenda Onu, perché a quella data ancora oltre mezzo miliardo di persone vivranno in condizioni di insicurezza alimentare.

«Il patto morale e di civiltà tra paesi ricchi e poveri sta crollando. La fame globale segna un piccolo arretramento complessivo dall'8,5% all'8,2%, mentre peggiora la situazione in Asia occidentale e in Medio Oriente e soprattutto nel continente africano, il vero epicentro della crisi», spiega Francesco Petrelli, portavoce e policy advisor per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia. «Mentre i principali donatori del mondo, inclusi i paesi del G7, stanno spingendo per un taglio degli aiuti umanitari e di sviluppo del 28% entro il 2026 e solo il World Food Program vedrà tagliate le proprie risorse del 40% il prossimo anno, circa 2,6 miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana. Non sono solo numeri, significa impedire che un terzo dell'umanità possa avere presente e futuro dignitosi».

«Non è ancora troppo tardi - aggiunge Petrelli - Per questo è cruciale che vengano ripristinati gli aiuti tagliati, arginate le speculazioni in corso attraverso un mercato del cibo più regolato e trasparente, che i Paesi donatori investano sui sistemi agricoli locali, da cui dipende la sopravvivenza della popolazione dei paesi più poveri».

Secondo Oxfam, a Gaza si sta verificando una carestia che ormai colpisce l'intera popolazione, come confermato dal nuovo report, pubblicato oggi, sulla classificazione integrata delle fasi della sicurezza alimentare (IPC). «Il genocidio attuato da Israele sta portando Gaza alla fase finale di una catastrofica crisi umanitaria», ha sottolineato Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia.

«Il nuovo allarme lanciato oggi sulla carestia in corso, causata interamente dall'assedio omicida di Israele, deve spingere la comunità internazionale finalmente ad agire per fermare quanto sta accadendo. I leader mondiali fino ad oggi sono stati divisi, complici, incuranti e inefficaci nel fermare la campagna di cancellazione della Striscia perpetrata da Israele, non riuscendo a proteggere il popolo palestinese. Adesso non hanno più scuse: mettere fine al genocidio di Gaza è una prova non solo della tenuta dell'ordine mondiale, ma anche della nostra umanità. Di questo passo ancora tantissime vite andranno perse, i lanci aerei di aiuti o le brevi pause umanitarie non sono nemmeno lontanamente sufficienti a scongiurare la strage di massa che ci troviamo di fronte. Serve una decisa azione diplomatica, comprensiva di tutte le misure restrittive necessarie nei confronti di Israele, per raggiungere un cessate il fuoco immediato e permanente e consentire l'ingresso di tutti gli aiuti necessari a salvare milioni di vite. Infine ribadiamo ancora una volta che tutti gli ostaggi e i prigionieri detenuti illegalmente devono essere liberati».

16:37
16:37
L'IDF: «Lanciate 52 tonnellate di aiuti a Gaza nelle ultime ore»

Aerei provenienti dagli Emirati Arabi Uniti, dalla Giordania e, per la prima volta, dall'Egitto, hanno paracadutato 52 pallet di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza settentrionale e meridionale nelle ultime ore. Lo affermano le Forze di difesa israeliane (Idf) citate dal Times of Israel, sottolineando che ogni pallet trasporta circa una tonnellata di aiuti.

16:32
16:32
Madrid spinge per il riconoscimento della Palestina all'Onu

Il governo spagnolo spinge per il riconoscimento della Palestina all'Onu: il ministro degli Esteri, José Manuel Albares, ha portato l'impulso diplomatico di Madrid alla Conferenza Onu sulla soluzione dei due Stati, tenutasi lunedì a New York, sottolineando nel suo intervento che «la questione palestinese è una ferita aperta per l'umanità». «Una ferita di decenni di sofferenza».

Albares - segnala una nota degli Esteri - ha difeso con forza il riconoscimento dello Stato palestinese, come fatto dalla Spagna a maggio 2024, sostenendo che sia «per giustizia» che «per la pace» è l'unica strada praticabile per l'attuazione della soluzione dei due Stati. Ha, inoltre, chiesto che lo Stato palestinese ottenga lo status di membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.

Dalla tribuna dell'Assemblea generale il capo della diplomazia iberica ha evidenziato che la soluzione dei due Stati non riguarda fazioni, ma vite: «Dobbiamo comprendere che il dolore non distingue tra credenze, ideologie né frontiere. Che non difendiamo fazioni ma difendiamo vite. Che preservare la pace, la vita e l'umanità è il principio che dà senso a questa organizzazione e il fine che deve orientare le nostre decisioni», ha dichiarato.

Albares ha invitato tutti i Paesi che non lo hanno ancora fatto a riconoscere lo Stato palestinese e ha rinnovato la proposta spagnola di mantenere la Conferenza in sessione permanente, con l'obiettivo politico di vedere la Palestina riconosciuta come membro di pieno diritto dell'Onu nei prossimi 12 mesi.

15:02
15:02
La delegazione di Hamas lascia Doha: nuova tappa a Istanbul

La tv saudita Al-Hadath ha riferito che la delegazione negoziale di Hamas ha lasciato Doha, in Qatar, e si sta dirigendo verso Istanbul.

14:50
14:50
Francia, Germania e Regno Unito pronti a una missione congiunta in Israele

«Chiederemo ai ministri degli Esteri di Francia, Gran Bretagna e Germania di recarsi insieme in Israele giovedì della prossima settimana e di presentare la posizione dei tre governi»: lo ha annunciato il cancelliere federale tedesco Friedrich Merz incontrando a Berlino il re di Giordania Abdullah II.

Germania e Giordania hanno deciso di collaborare ad un ponte aereo per rifornire i palestinesi nella striscia di Gaza. Il re di Giordania ha definito questa soluzione solo «una goccia» ma è necessario che ai camion con gli aiuti umanitari sia reso possibile l'accesso nella Striscia.

«Al momento riusciamo a inviare circa 60 camion alla settimana, dovremmo inviarne almeno 150 al giorno», ha detto il re di Giordania. Abdullah II ha anche sottolineato che a volte questi camion vengono attaccati dai coloni.


12:08
12:08
Senza accordo Hamas, Israele pronto ad annettere aree Gaza

Secondo i media israeliani, il primo ministro Benyamin Netanyahu dovrebbe proporre al gabinetto politico di sicurezza un piano per annettere aree nella Striscia di Gaza, nel tentativo di mantenere la coalizione di governo in particolare con i due ministri di ultradestra Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir.

Secondo il piano, Israele dichiarerà di concedere ad Hamas alcuni giorni per concordare un cessate il fuoco e, in caso contrario, inizierà ad annettere aree della Striscia.

La proposta sarà presentata ai membri del governo israeliano in seguito alla decisione di Netanyahu di aumentare gli aiuti umanitari nella Striscia, accettata nonostante l'opposizione del partito Sionismo Religioso.

Secondo il piano che Netanyahu dovrebbe presentare, le aree nella zona cuscinetto saranno annesse per prime, seguite dalle aree nella Striscia settentrionale adiacenti alle città israeliane di Sderot e Ashkelon.

09:50
09:50
I Paesi Bassi dichiarano Ben-Gvir e Smotrich 'personae non gratae'

I Paesi Bassi hanno dichiarato i ministri dell'ultradestra israeliani Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich 'personae non gratae', impegnandosi «a registrarli come stranieri indesiderati nel sistema Schengen». Lo ha detto il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldkamp citato dal Jerusalem Post.

«Questo perché hanno ripetutamente incitato alla violenza dei coloni», hanno «sostenuto l'espansione degli insediamenti illegali e hanno invocato la pulizia etnica a Gaza». Veldkamp ha aggiunto che l'ambasciatore israeliano nei Paesi Bassi sarà convocato e gli verrà chiesto di «chiedere al governo Netanyahu di cambiare rotta».

08:05
08:05
Dall'inizio della guerra quasi 60.000 morti a Gaza

Il ministero della Sanità di Hamas ha dichiarato che dall'inizio della guerra nella Striscia di Gaza sono stati uccisi oltre 60.000 palestinesi.

Fonti mediche di Gaza hanno affermato che 62 persone sono state uccise durante attacchi dell'esercito israeliano questa mattina. Secondo le fonti, almeno 19 persone sono state colpite e uccise dal fuoco dell'Idf mentre aspettavano la distribuzione degli aiuti, 13 delle quali nei pressi del corridoio di Netzarim, controllato da Israele.

Al momento non è possibile verificare autonomamente le notizie, ai giornalisti internazionali non è consentito l'ingresso nella Striscia.

06:22
06:22
Il punto alle 06.00

Israele sta valutando un’occupazione militare completa della Striscia di Gaza o un assedio mirato alle aree controllate da Hamas. La notizia, diffusa dalla tv Channel 12, è stata rilanciata dal Times of Israel. La mossa segnerebbe un’escalation significativa e potrebbe compromettere gli aiuti umanitari, che Tel Aviv aveva appena promesso di intensificare.

Intanto il bilancio delle vittime civili continua a salire: secondo Hamas, quasi 100 persone sono state uccise ieri mentre cercavano cibo. L’esercito israeliano ha parlato di “colpi di avvertimento” per disperdere una folla “potenzialmente minacciosa”.

Per la prima volta dall’inizio del conflitto, due ONG israeliane — B’Tselem e Medici per i Diritti Umani — hanno accusato lo Stato ebraico di “genocidio”. «È un momento doloroso», ha detto Yuli Novak, direttrice di B’Tselem.

Sul piano diplomatico, la Francia ha chiesto la chiusura della Gaza Humanitarian Foundation, sistema di distribuzione degli aiuti sostenuto da Israele e Usa, definito “militarizzato e responsabile di oltre mille morti”. Il ministro Jean-Noël Barrot ha anche ribadito che non esiste alternativa alla soluzione dei due Stati.

Anche l’Australia ha parlato di «violazione del diritto internazionale», pur frenando sul riconoscimento immediato dello Stato palestinese. Più ambiguo Donald Trump, che ha evitato di prendere posizione sul tema, ma ha dichiarato: «Ho visto immagini di bambini molto affamati a Gaza».

Netanyahu ha ribattuto ieri sera da Gerusalemme: «Non c’è fame a Gaza. Hamas intercetta gli aiuti e poi accusa Israele».