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È quanto sostiene la Casa Bianca – Raid di Israele nel Libano orientale, proteste a Tel Aviv – Lo scrittore Keret: «Israele come un bus guidato da un irresponsabile» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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21:32
21:32
Lo speaker della Camera USA lavora a un pacchetto di aiuti all'Ucraina
Lo speaker della Camera Mike Johnson si prepara a presentare il suo pacchetto per gli aiuti all'Ucraina, che ha promesso di far votare a breve. I contenuti non sono ancora chiari, così come non è chiaro se Johnson avrà i voti per farlo approvare. Secondo indiscrezioni, lo speaker della Camera separerà gli aiuti all'Ucraina da quelli di Israele così da massimizzare il sostegno dei democratici per Kiev.
Un'altra ipotesi è che parte degli aiuti siano concessi sotto forma di prestito e che gli asset russi confiscati siano usati per la ricostruzione dell'Ucraina.
20:43
20:43
Al Sisi incontra il capo della CIA William Burns
Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha incontrato oggi il direttore della Cia, William Burns, per fare il punto sugli sforzi congiunti egiziano-qatarini-americani per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo fa sapere il portavoce della presidenza egiziana. All'incontro ha partecipato anche il capo dell'intelligence egiziana, il generale Abbas Kamel.
Durante l'incontro sono stati esaminati gli ultimi sviluppi sul terreno, sottolineando - riferisce il portavoce - «la necessità cruciale di intensificare gli sforzi per ripristinare la calma e fermare l'escalation militare».
Il presidente Al Sisi ha sottolineato l'urgenza di aumentare il flusso immediato e illimitato di aiuti umanitari e soccorsi. Burns, secondo la presidenza egiziana, ha concordato sull'«importanza vitale della protezione dei civili e la gravità dell'escalation militare nella città palestinese di Rafah, rifiutando categoricamente lo sfollamento dei palestinesi dalle terre».
Il presidente ha infine sottolineato la necessità di raggiungere una giusta soluzione alla causa palestinese, basata sulla soluzione dei due Stati e ha messo in guardia contro un possibile allargamento del conflitto «tale da mettere a repentaglio la sicurezza e la stabilità regionale».
20:06
20:06
Hamas al Cairo ribadisce le condizioni per la tregua
Hamas ha chiesto una tregua prolungata durante i negoziati del Cairo su Gaza, la fine degli attacchi contro i leader delle fazioni e il ritiro di Israele da Gaza per impegnarsi in negoziati più ampi. Lo riferisce l'emittente saudita Al Arabiya su X citando sue fonti riservate.
Hamas - aggiunge Al Arabiya - avrebbe chiesto il ritorno dei residenti nel nord di Gaza senza restrizioni, e di accantonare la questione dell'esilio dei leader fuori da Gaza.
19:45
19:45
«Il ritiro da Khan Yunis dovuto alla fine di Hamas come struttura militare in città»
«Il ritiro delle truppe da Khan Yunis è stato condotto nel momento in cui Hamas ha cessato di esistere come struttura militare in città». Lo ha detto il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant secondo cui «le nostre forze hanno lasciato l'area per prepararsi alle loro future missioni, inclusa la missione a Rafah».
19:27
19:27
«Quasi triplicati i camion di aiuti per Gaza da Rafah»
L'Egitto ha deciso di aumentare a partire da oggi ad almeno 300, quasi triplicandolo, il numero di camion di aiuti umanitari, medici e alimentari per i palestinesi nella Striscia di Gaza. Lo ha annunciato il capo dell'Ufficio stampa statale, Diaa Rashwan, precisando che si tratta di una decisione «in conformità con la direttiva del presidente Abdel Fattah El-Sisi».
Rashwan ha aggiunto che il numero di camion di aiuti che sono entrati a Gaza dall'Egitto verso le aree del nord di Gaza, durante i giorni del mese di Ramadan, iniziato il 10 marzo, è stato di 322 camion in tutto.
Dall'inizio dell'invasione israeliana dal valico di Rafah hanno transitato 19.354 camion, che hanno trasportato 19.952 forniture mediche, 10.435 tonnellate di carburante, 123.453 tonnellate di cibo, 26.692 tonnellate di acqua, 44.103 altri materiali di soccorso, 2.023 tonnellate di tende e teloni e 123 ambulanze attrezzate. Sono invece stati accolti in Egitto, provenienti da Gaza, 3.764 feriti e malati insieme a 6.191 accompagnatori, 66.759 cittadini stranieri e con doppia cittadinanza, nonché 6.330 egiziani.
L'Egitto - conclude l'Ufficio stampa statale - ribadisce la sua «costanza nel fare i massimi sforzi per accelerare il trasferimento degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e nel cercare costantemente di aumentarli nella misura necessaria e adeguata, per aiutare i palestinesi della Striscia di Gaza ad affrontare la crisi umanitaria senza precedenti di cui soffrono dall'inizio del conflitto, sei mesi fa».
17:27
17:27
«Più di 12.000 miliziani di Hamas uccisi da ottobre»
Dall'inizio dell'operazione di terra israeliana a Gaza il 27 ottobre scorso, «sono stati più di 12.000 gli operativi di Hamas e delle altre fazioni armate uccisi». Lo hanno reso noto le Forze di difesa israeliane (Idf) ricordando alcuni dati della guerra cominciata con l'attacco di Hamas del 7 ottobre. A quelli - ha spiegato - «vanno aggiunti circa 1000 terroristi uccisi all'interno di Israele il giorno stesso dell'attacco». In Israele - ha proseguito - Hamas ha «massacrato quel giorno circa 1200 persone, in maggioranza civili ed ha rapito 253 ostaggi» portandoli a Gaza.
Il portavoce militare ha poi spiegato che sono stati uccisi «5 comandanti di Brigata di Hamas o di rango analogo cosi come 20 comandanti di Battaglione e più di 100 comandanti di compagnia di Hamas». Gli obiettivi colpiti nella Striscia, dall'avvio della guerra, sono stati circa 32.000, inclusi oltre 3.200 siti di Hamas scoperti durante i combattimenti«. Da Gaza sono »entrati in territorio israeliano circa 9,100 razzi«. In questi non sono inclusi - secondo la stessa fonte - »centinaia lanciati dai gruppi terroristici e ricaduti dentro la Striscia«. In totale i soldati israeliani, tra riservisti e di leva, uccisi sono 604 e altri 3.193 feriti. Dei 604, 260 sono stati uccisi durante le operazioni di terra nell'enclave palestinese. 41 quelli uccisi da »fuoco amico« sia a Gaza sia in altri terreni di scontro.
Per quanto riguarda il Libano, da oltre confine sono stati tirati verso Israele 3.100 razzi e 35 circa dalla Siria. Sempre secondo la stessa fonte, l'Idf ha »ucciso più di 330 operativi del terrore, inclusi 30 comandanti dell'organizzazione terroristica«.
17:07
17:07
«Biden sempre più frustrato per la condotta militare di Israele»
L'amministrazione Biden è sempre più frustrata con la condotta militare di Israele e «questo è stato il messaggio centrale che il presidente ha recapitato al premier Benyamin Netanyahu nella telefonata dei giorni scorsi. Devono fare di più». Lo ha detto il portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby.
16:47
16:47
Distrutto un magazzino con droni forniti dalla NATO
Le Forze armate russe hanno distrutto un magazzino con droni marini consegnati a Kiev dai Paesi NATO: lo annuncia il ministero della Difesa di Mosca citato dalla Tass. Nelle ultime 24 ore, si afferma, sono inoltre stati abbattuti 293 droni ucraini.
16:41
16:41
Dal Gabinetto di guerra un «mandato significativo» al team negoziale israeliano
Il Gabinetto di guerra ha conferito «un mandato significativo» alla squadra negoziale israeliana per i negoziati che da stasera ripartono al Cairo per una tregua e il rilascio degli ostaggi. Lo ha detto una fonte israeliana, citata dai media.
Della squadra dovrebbero far parte il capo del Mossad David Barnea, quello dello Shin Bet Ronen Bar e il generale Nitzan Alon, responsabile dello sforzo di intelligence per liberare i rapiti.
16:27
16:27
Il Papa domani incontra cinque famiglie di ostaggi israeliani
Domani mattina, intorno alle 8.30, papa Francesco riceverà in Vaticano i familiari di cinque ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Lo apprende l'ANSA da fonti diplomatiche.
I familiari degli ostaggi sono giunti oggi a Roma con il ministro degli Esteri Israel Katz, che, sempre a quanto si apprende, domani incontrerà a sua volta in Vaticano il segretario per i Rapporti con gli Stati mons. Paul Richard Gallagher.
L'incontro col Papa è invece riservato ai soli familiari.
16:17
16:17
In migliaia tornano a Khan Yunis dopo il ritiro dell'esercito
Migliaia di famiglie palestinesi sfollate da Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, sono sulla via del ritorno in città dopo il ritiro dell'esercito israeliano (Idf) dalla zona. Lo hanno riferito fonti locali che si trovano a Rafah dove si trovano centinaia di migliaia di sfollati.
16:10
16:10
«Il ritiro delle truppe israeliane dal sud di Gaza? Forse solo un periodo di riposo»
Il ritiro delle truppe israeliane dal sud di Gaza è probabilmente solo un periodo di «riposo» per le truppe israeliane. Lo afferma la Casa Bianca.
Il ritiro parziale dal Sud di Gaza è probabilmente per consentire alla truppe di riposarsi e non è necessariamente indicativo di nuove operazioni, afferma il portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale.
«Le truppe sono sul terreno da quattro mesi, sono stanche», spiega Kirby in un'intervista a ABC, mettendo in evidenza che è difficile al momento dire cosa il ritiro significa esattamente.
16:08
16:08
«Possibile tregua temporanea per la festa di Eid al-Fitr»
Il quotidiano del Qatar 'Al-Arabi Al-Jadid', ripreso dai media israeliani, ha riferito da fonti egiziane di un possibile cessate il fuoco temporaneo a Gaza per la festa imminente di Eid al-Fitr che chiude il Ramadan. La festa dura tre giorni e comincia la sera di martedì 9 aprile.
15:28
15:28
«Uccisi 13.000 bambini a Gaza, cessare il fuoco ora»
«Secondo le notizie, la guerra a Gaza ha ucciso oltre 13.000 bambini e ne ha feriti molti di più. In rovina case, scuole e ospedali. Uccisi insegnanti, medici e umanitari. La carestia è imminente. Il livello e la velocità della distruzione sono sconvolgenti. I bambini hanno bisogno di un cessate il fuoco ORA». Così la direttrice generale dell'Unicef, Catherine Russell,in un post su X (ex Twitter).
I due bambini ancora in ostaggio a Gaza, Kfir e Ariel, prosegue, «devono ancora essere rilasciati. Sono passati più di 180 giorni di angoscia per gli ostaggi e le famiglie. I bambini hanno perso i familiari e mancano loro i genitori e i loro cari ancora in ostaggio. Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati ORA».
14:11
14:11
Netanyahu: «Nessun cessate il fuoco senza il rilascio degli ostaggi»
«Ho detto chiaramente alla comunità internazionale: non ci sarà cessate il fuoco senza il ritorno degli ostaggi». Lo ha affermato il premier israeliano Benjamin Netanyahu nella riunione di governo.
«Questa - ha aggiunto - è la politica del governo israeliano e accolgo con favore il fatto che l'amministrazione Biden abbia chiarito l'altro giorno che questa è anche la sua posizione». «Vorrei chiarire ancora una cosa: non è Israele a impedire un accordo ma Hamas. Le sue richieste estreme hanno lo scopo di porre fine alla guerra e lasciare intatta» la fazione islamica, ha aggiunto.
«Arrendersi alle richieste di Hamas - ha continuato il premier che ha ricordato i sei mesi dall'attacco - gli permetterà di provare a ripetere ancora e ancora i crimini del 7 ottobre, come aveva promesso di fare». Poi ha sottolineato che Hamas «spera che le pressioni esterne ed interne spingano Israele a cedere a queste richieste estreme. Non succederà. Israele è pronto per un accordo, Israele non è pronto ad arrendersi».
«Invece di dirigere la pressione internazionale contro Israele, cosa che porta solo Hamas a irrigidire le sue posizioni, la pressione della comunità internazionale dovrebbe essere diretta - ha denunciato - contro Hamas. Ciò favorirà il rilascio dei rapiti». «Siamo determinati alla vittoria completa per il rilascio di tutti i nostri rapiti, per completare l'eliminazione di Hamas nell'intera Striscia di Gaza, compresa Rafah, e garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele».
«Questa guerra ha rivelato al mondo ciò che Israele ha sempre saputo: l'Iran è sta dietro all'attacco contro di noi attraverso i suoi delegati», ha poi aggiunto Netanyahu aggiungendo «dal 7 ottobre siamo stati attaccati su molti fronti dagli affiliati dell'Iran: Hamas, Hezbollah, gli Houthi, le milizie in Iraq e Siria». «Israele - ha concluso - è pronto, in difesa e in attacco, a qualsiasi tentativo di colpirci, da qualsiasi luogo».
Netanyahu ha fatto un appello «all'unità del Paese» denunciando, in riferimento alle manifestazioni in tutta Israele contro la politica del governo, che «in queste ore una minoranza estrema e violenta sta cercando di trascinare il Paese nella divisione». «Non c'è niente che i nostri nemici desiderino di più. Vorrebbero che la divisione interna e l'odio gratuito ci fermassero poco prima della vittoria», ha aggiunto.
13:34
13:34
I morti a Gaza sono 33.175
Il bilancio dei morti a Gaza è salito a 33'175, di cui 38 nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas. I feriti sono 75'886, secondo la stessa fonte.
13:25
13:25
«Nessuna ambasciata di Israele è più sicura»
Un alto funzionario iraniano Yahya Rahim Safavi ha dichiarato che nessuna delle ambasciate israeliane nel mondo è più sicura, come riferisce l'agenzia di stampa Tasnim citata dalla Reuters sul suo sito. Il funzionario, un consigliere della guida suprema Yahya Rahim Safavi, ha parlato in seguito all'attacco attribuito a Israele al consolato iraniano a Damasco del primo aprile. Per il quale Teheran ha minacciato ritorsioni. Nei giorni scorsi Israele ha chiuso 30 ambasciate, compresa quella a Roma.
13:23
13:23
Con il ritiro da Khan Yunis, al via la Terza Fase
Il ritiro della 98. Divisione - ultima tra quelle di terra combattenti che operava nel sud della Striscia nell'area di Khan Yunis - di fatto significa la fine «della manovra di terra cominciata il 27 ottobre scorso» a favore della cosiddetta Terza Fase programmata dalle Forze di difesa israeliane (Idf) che prevede un'altra strategia di guerra. Lo hanno riferito fonti militari ai media sottolineando che l'esercito «è ora in attesa di una decisione da parte dei vertici politici sulla possibile azione militare a Rafah» (a ridosso dell'Egitto), dove ci sono gli ultimi battaglioni di Hamas, ma anche centinaia migliaia di sfollati palestinesi. Questo non vuol dire - hanno detto fonti militari a Ynet - che «se necessario l'esercito non potrà tornare a Khan Yunis».
Secondo le stesse fonti è dunque cominciata la Terza Fase quella «dei raid mirati e limitati, come nel caso dell'ospedale Shifa a Gaza City». Oltre a Rafah, l'esercito è intenzionato ad operare a Deir el-Balah nel centro della Striscia. Secondo l'Idf, la partenza da Khan Yunis «consentirà ulteriori opportunità operative e di intelligence».
Le stesse fonti hanno evidenziato che la decisione di far rientrare tutte le truppe di terra combattenti dall'area di Khan Yunis - a parte la Brigata Nahal di sorveglianza per il 'Corridoio Netzarim' all'interno della Striscia - non ha nulla a che vedere «con la pressione Usa esercitata su Israele», quanto piuttosto la volontà di «lasciare spazio» nella zona agli sfollati palestinesi «se e quando sarà condotta l'operazione a Rafah» ma anche di far tornare i residenti alle loro case di Khan Yunis.
12:18
12:18
«Soldatessa ferita in un attacco in Cisgiordania»
È una soldatessa israeliana di 19 anni la persona ferita in modo grave in un attacco a colpi d'arma da fuoco lunga la strada 55 in Cisgiordania all'altezza di due villaggi palestinesi.
Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui «il terrorista è arrivato in auto allo svincolo di Nabi Ilyas, ha lasciato il veicolo ed ha aperto il fuoco verso una serie di mezzi che erano nell'area». «Come risultato della sparatoria - ha aggiunto - la soldatessa è stata gravemente ferito e portata in ospedale». L'altro ferito - ha spiegato ancora - è un civile le cui condizioni non sono gravi. L'esercito ha circondato l'area di Nabi Ilyas in caccia dell'autore dell'attacco.
12:18
12:18
Due persone ferite in un attacco in Cisgiordania
Due persone sono state ferite - una in modo grave - in un attacco a colpi d'arma da fuoco lungo la strada 55 che passa per la Cisgiordania, all'altezza dei villaggi palestinesi di Azzun e Nabi Ilyas. Lo hanno riferito i medici del pronto soccorso citati dai media. Il ferito grave è una donna di 19 anni. L'esercito israeliano sta setacciando la zona.
11:27
11:27
Un missile Houthi cade vicino a una nave al largo dello Yemen
Un missile è caduto oggi vicino a una nave a sud-ovest della città portuale yemenita di Aden: lo ha riferito l'agenzia di sicurezza britannica United Kingdom Maritime Trade Operations (Ukmto).
L'attacco, il secondo in meno di 24 ore, non è stato ancora rivendicato ma da novembre i ribelli Houthi hanno lanciato decine di attacchi missilistici contro le navi mercantili nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden.
Un «missile è caduto in acqua in prossimità» della nave, si legge in un comunicato: «Non è stato segnalato alcun danno alla nave e l'equipaggio è stato dichiarato sano e salvo». Da parte sua, la società di sicurezza Ambrey ha segnalato che un «proiettile» ha colpito l'acqua vicino alla nave ed ha consigliato alle navi nelle vicinanze di «prestare cautela».
L'attacco segue di poche ore il lancio di due missili diretti verso una nave a sud-ovest della città portuale yemenita di Hodeidah. In quel caso, secondo l'Ukmto, un missile è stato intercettato dalle forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti e l'altro ha mancato la nave.
11:26
11:26
«Israele ha ritirato tutte le truppe di terra da Gaza sud»
L'esercito israeliano ha annunciato di aver ritirato tutte le truppe di terra combattenti dal sud della Striscia, dopo circa 4 mesi di forti combattimenti. Lo hanno riferito i media spiegando che solo la Brigata Nahal è rimasta sul posto con il compito di tenere in sicurezza il cosiddetto 'Corridoio Netzarim' che attraversa la Striscia, lungo la costa dal confine nord, nei pressi del kibbutz Beeri, fino al sud.
Il corridoio in questione consente all'esercito - secondo i media - di condurre raid nel nord e nel centro della Striscia, impedisce ai palestinesi sfollati di rientrare nel nord dell'enclave palestinese e permette alle organizzazioni umanitarie di consegnare gli aiuti direttamente nel nord di Gaza
09:05
09:05
Sei mesi da quel 7 ottobre, «niente giustifica l'orrore scatenato da Hamas»
«Il 7 ottobre è un giorno di dolore per Israele e per il mondo. Niente può giustificare l'orrore scatenato da Hamas. Condanno ancora una volta l'uso della violenza sessuale, della tortura e del rapimento di civili e chiedo il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi»: lo scrive su X (ex Twitter) il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a sei mesi dall'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
08:04
08:04
Quattro soldati morti a Gaza
L'esercito israeliano ha annunciato la morte di quattro soldati in combattimento a Gaza, nel sud della Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare, aggiungendo che «uomini armati usciti da un tunnel in un edificio distrutto hanno aperto il fuoco contro le truppe di pattuglia lungo la rotta logistica delle Forze di difesa israeliane (Idf) a Khan Yunis». Si tratta di giovani tra i 20 e i 21 anni. Il bilancio dei soldati uccisi dall'inizio dell'operazione di terra a Gaza sale ora a 260.
07:58
07:58
Il punto alle 07.30
Raid israeliani hanno preso di mira, questa mattina all'alba, il Libano orientale, dove Hezbollah ha una forte presenza. Lo riferisce una fonte vicina al gruppo sostenuto dall'Iran. «Gli attacchi israeliani hanno colpito due aree nella valle della Bekaa, Janta e Sifri», ha detto la fonte all'AFP nella regione di Baalbek, nell'est del Libano. Janta è una regione arida e montuosa vicino al confine con la Siria, mentre Sifri si trova al centro della valle della Bekaa. Una fonte del dipartimento della Protezione civile libanese ha detto che non ci sono state vittime negli attacchi. Israele e Hezbollah si sono scontrati quasi quotidianamente al confine dopo l'attacco di Hamas a Israele, il 7 ottobre scorso. Hezbollah prende di mira le postazioni israeliane vicino al confine, mentre Israele risponde con raid che si spingono sempre più in profondità nel territorio libanese. Gli ultimi attacchi nel Libano orientale sono avvenuti dopo che Hezbollah aveva annunciato di aver abbattuto un drone israeliano sul territorio libanese.
I raid vengono confermati anche dalle Forze di difesa israeliane che – secondo quando riporta The Times of Israel – affermano di aver preso di mira alcuni siti appartenenti all'unità di difesa aerea di Hezbollah a Baalbek, nel nord-est del Libano. Gli obiettivi includevano un complesso e tre infrastrutture aggiuntive relative alle difese aeree di Hezbollah, sottolinea l'IDF secondo cui gli attacchi arrivano in risposta all'abbattimento da parte di Hezbollah di un drone militare nel Libano meridionale con un missile terra-aria.
«La preoccupazione è generale: Israele è su un autobus che viaggia da mesi con un autista irresponsabile. I soldati siedono in posti più rischiosi di altri: ma in pericolo c'è l'intero autobus. Chi guida l'autobus sta usando i soldati e i loro sacrifici per condurre l'autobus in un posto più sicuro? A me non pare». Così a Repubblica lo scrittore israeliano Etgar Keret. «Andrò alle manifestazioni per chiedere le dimissioni del governo – aggiunge – Accanto a me ci saranno familiari degli ostaggi e riservisti appena tornati da Gaza. Facce diverse della società. Fra di noi c'è solidarietà, la stessa che c'è fra le diverse anime della società che in questo momento combattono in prima linea. Ma io so l'unità è solo di facciata: perché dietro c'è un vulcano di divisioni. C'è gente che parla di ricostruire insediamenti a Gaza, gente che è felice guardando la morte e la distruzione. Non ho mai pensato che potessero essere le minacce esterne a mettere a rischio Israele: né Hamas, né Hezbollah, né l'Iran. Ma il fanatismo e le divisioni». Dopo il 7 ottobre il Paese «non è cambiato ed è questo il problema. Abbiamo ancora Netanyahu al potere che parla di 'vittoria definitiva'. Gallant che parla del rumore dei nostri carri armati sulla testa di Sinwar. Ma nessuno ha un piano per domani. La gente di Gaza paga un prezzo altissimo e lo paghiamo anche noi, con soldati morti, decine di migliaia di sfollati, ostaggi che muoiono. Siamo in mano a due estremismi - conclude - Quello di Hamas che non può accettare l'esistenza di Israele. E quello dell'estrema destra, che controlla il governo, e non può accettare nessuna forma di convivenza con i palestinesi».
Decine di migliaia di israeliani hanno protestato ieri sera contro il primo ministro Benjamin Netanyahu. Gli organizzatori della manifestazione hanno affermato che «circa 100 mila» persone si sono radunate in un incrocio di Tel Aviv ribattezzato «Piazza della Democrazia» dopo le contestazioni di massa contro le controverse riforme giudiziarie dello scorso anno. Gridando «elezioni adesso», i manifestanti hanno chiesto le dimissioni Netanyahu. Successivamente si sono unite alla protesta anche le famiglie degli ostaggi prigionieri di Hamas a Gaza.