Politica

Il ritorno di Marx

Anche in Svizzera si pianifica la rivoluzione: «Vogliamo destituire il Consiglio federale»
Un gruppo di militanti della Tendenza marxista internazionale (TMI).
Andrea Stern
Andrea Stern
05.11.2023 20:15

Propugnano il crollo del capitalismo, l’esproprio della proprietà privata, la destituzione del Consiglio federale e l’instaurazione del comunismo. Sono giovani e motivati. E da un paio di mesi stanno muovendo i loro primi passi in Ticino.

«I lavoratori ticinesi hanno una grande tradizione rivoluzionaria, sono pronti a incrociare le braccia e a scendere in piazza per difendere i loro diritti, come si è visto per esempio con la lotta per le Officine - afferma Florian Trummer, uno dei giovani che si stanno occupando di insediare a sud delle Alpi la Tendenza marxista internazionale (TMI), un’organizzazione nota anche con il suo acronimo inglese IMT.

Dieci rivoluzionari a tempo pieno

«La nostra organizzazione parte dalla constatazione che il capitalismo è in uno stato di crisi irreversibile - spiega Trummer -. Le guerre, l’inflazione, la crisi climatica, sono tutti problemi che necessitano di un altro tipo di soluzione. Noi vediamo già oggi che la classe lavoratrice inizia a combattere un po’ ovunque, persino in paesi storicamente stabili come la Germania. Ci vuole però una struttura che permetta di inquadrare questa rivoluzione e condurla fino all’instaurazione del comunismo. Noi del TMI la stiamo creando».

L’organizzazione è presente già in una sessantina di paesi. In Svizzera dispone di una sede centrale a Berna, dove dieci «rivoluzionari a tempo pieno» si occupano di preparare il giorno in cui i lavoratori decideranno di averne abbastanza del capitalismo. Questi rivoluzionari non sono pagati tanto - 2.500 franchi al mese secondo la Sonntagszeitung - ma hanno l’onore di guidare un movimento che si prefigge di sovvertire l’ordine costituito.

Il successo è crescente. Solo negli ultimi due mesi - anche grazie alla visibilità ottenuta nelle manifestazioni pro-Palestina - il numero di aderenti svizzeri è più che raddoppiato. Oggi sono circa 300. «Siamo in forte crescita - afferma Trummer -, perché sono in forte crescita i problemi che affliggono i lavoratori. Ovunque andiamo, sentiamo sempre più spesso persone che sono frustrate con il capitalismo, che dicono che non si può andare avanti così, che cercano un’alternativa, che si aprono all’idea del comunismo. Noi lavoriamo affinché questa alternativa possa diventare realtà».

L’URSS? «All’inizio fu un successo»

Il precedente dell’Unione sovietica, a dire il vero, non è dei più incoraggianti. Il paese liberato dal giogo del capitalismo non si è trasformato in un paradiso dei lavoratori. Ma la TMI non si scoraggia. È convinta che la prossima volta andrà molto meglio.

«Nella sua fase iniziale, la rivoluzione in Unione sovietica è stata un enorme successo - sostiene Trummer -. Il paese è diventato molto più progressista, le donne sono state liberate dall’oppressione, gli omosessuali pure, tante persone analfabete hanno scoperto la cultura. Ma poi è arrivato Stalin che ha distrutto la rivoluzione, che ha trasformato il comunismo in una dittatura. Noi riteniamo che siano i lavoratori a dover controllare l’economia, la produzione e la società. Invece con Stalin è sorta una grande burocrazia che ha tolto il controllo ai lavoratori. Quello non era più comunismo».

Il paradiso in terra che verrà

La Cina, secondo Trummer, non è un paese comunista bensì capitalista, mentre a Cuba il comunismo ha portato «enormi progressi» ma non ha potuto esprimere il suo potenziale «a causa dell’embargo statunitense». Per conoscere il paradiso in terra non si deve guardare indietro, bensì in avanti. «Negli ultimi duecento anni ci sono stati molti tentativi di fare la rivoluzione e di costruire un’organizzazione rivoluzionaria - prosegue Trummer -. La storia delle rivoluzioni passate ci permette di capire cosa funziona e cosa non funziona. I comunisti devono studiare, perché per cambiare il mondo bisogna prima capirlo». Per questo la TMI insiste molto sullo studio. I suoi membri si incontrano ogni settimana per approfondire la storia e formarsi come «specialisti della rivoluzione». In attesa del giorno in cui la maggioranza dei lavoratori chiederà loro di essere guidata nella liberazione dall’oppressione. Se mai quel giorno arriverà.

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