“Il Russiagate? Una farsa”

Vladimir Putin e Donald Trump a Helsinki assicurano che non c'è stata alcuna interferenza russa nelle elezioni americane nel 2016 - Critiche al presidente Usa in patria - VIDEO
Red. Online
16.07.2018 15:51

HELSINKI - Donald Trump e Vladimir Putin cancellano il Russiagate, "una farsa", e assicurano all'unisono che non c'è stata alcuna interferenza russa nelle elezioni americane nel 2016. Ma se il capo del Cremlino gongola, una bufera investe Trump, con avversari e alleati che in patria lo accusano di aver ceduto a un avversario dell'America.

Il mantra prima dell'attesissimo vertice di Helsinki era stato "basse aspettative" e non fissiamoci su "risultati concreti". L'importante - era la linea sia del Cremlino che della Casa Bianca, o perlomeno di John Bolton - è che i due presidenti si parlino.

E si sono parlati eccome. Oltre quattro ore in tutto. Poi la sintesi: la Guerra Fredda è "finita", il mondo "ha bisogno" di Usa e Russia per combattere la "proliferazione nucleare" e garantire "la stabilità". "Torneremo a parlarci - ha assicurato Trump - e anzi avremmo dovuto farlo prima, siamo stati tutti degli stupidi".

Ma il possibile disgelo e la nuova collaborazione sullo scacchiere internazionale sono passati senz'altro in secondo piano rispetto al peccato originale: il Russiagate. La stampa americana, com'era prevedibile, ha azzannato la preda e non l'ha mollata più. Trump ha assicurato di aver sollevato la questione con Putin. E Putin, per l'ennesima volta, ha ribadito di non aver interferito nel voto americano.

Una posizione articolata, ha detto Trump, con "forza e calore". Ma quando gli è stato chiesto chiaramente a chi il presidente Usa volesse credere, i servizi d'intelligence americani o Mosca, Trump ha ripetuto la teoria della "caccia alle streghe", ha chiesto più volte dove sia finito il "server" incriminato, "perché non si trova?", e come mai sono "scomparse" oltre 30mila mail di Hillary Clinton. "In Russia non sarebbero svanite tanto facilmente", ha ghignato. "Io - ha concluso - ho battuto la Clinton in modo leale, non ci sono stati intrighi: il presidente Putin dice che non è stata la Russia e non vedo nessuno ragione perché avrebbe dovuto farlo".

Parole che hanno suscitato un vespaio negli Stati Uniti. Non solo da parte di stampa e democratici, che hanno denunciato una condotta "imbarazzante" e "vergognosa". La censura è arrivata anche da molti repubblicani, a cominciare dallo speaker della Camera Paul Ryan: "Non c'è dubbio che la Russia abbia interferito nelle nostre elezioni. Il presidente deve riconoscere che Putin non è un nostro alleato, deve essere posto davanti alle sue responsabilità e mettere fine ai suoi vili attacchi alla democrazia". Il senatore McCain ha liquidato il vertice come "un tragico errore", mentre fonti americane direttamente coinvolte nel summit si sono lasciate scappare con la Cnn che "non era questo il piano...".

Putin probabilmente se lo aspettava e nel corso della conferenza stampa ha offerto una possibile soluzione: permettere al procuratore speciale Robert Mueller d'interrogare, anche di persona, i 12 agenti russi accusati di aver materialmente hackerato il quartier generale dei Democratici in base al trattato sulla cooperazione delle indagini criminali firmato fra Usa e Russia nel 1999.

Una proposta che Trump ha definito "pazzesca". Peccato che ci sia un caveat: permettere lo stesso agli investigatori di Mosca, ad esempio nel caso Bill Browder, il finanziere ricercato in Russia per crimini fiscali. "I 400 milioni donati alla campagna di Hillary Clinton forse sono stati regalati in modo legale ma la loro provenienza non lo è", ha tuonato Putin. Che, sardonico, ha poi ricordato ai giornalisti americani di essere stato un agente dei servizi segreti e che dunque sa come "si preparano i dossier", alludendo al 'Russiagate' come a un 'inside job' dell'intelligence Usa.

La grande offerta in realtà è l'abbraccio della morte perché gli Usa non permetteranno mai agli investigatori russi di ficcare il naso negli Stati Uniti e dunque, per Putin, si chiude con un pari e patta.

Detto questo, i due leader hanno annunciato passi avanti - tenui - anche in quei dossier che erano finiti al centro dei rumor della vigilia. Sulla Siria si promette di andare avanti con la cooperazione e Putin ha proposto di partire dalla risoluzione Onu 138 e dall'accordo del 1974 che prevede la "distanza" fra le truppe siriane e quelle israeliane sulle alture del Golan, proposta che Trump pare essere pronto a considerare.

I due leader hanno poi annunciato la creazione di una serie di "gruppi di lavoro" su diversi temi, dalla non proliferazione nucleare e l'equilibrio strategico, con i vari trattati come INF e START da salvare, al terrorismo. Persino la "filosofia", ovvero un "consiglio di esperti, come ex diplomatici, militari e scienziati per rendere la cooperazione fra Russia e Usa più positiva". Questo, ha assicurato Trump, è d'altra parte "solo l'inizio".

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