Il sistema dei pagamenti diretti ai contadini sta raggiungendo i suoi limiti

Il sistema dei pagamenti diretti della Confederazione ai contadini sta raggiungendo i suoi limiti, secondo un rapporto dell'Ufficio federale dell'agricoltura (UFAG). Gli obiettivi ambientali non possono essere raggiunti solo attraverso incentivi finanziari.
I pagamenti diretti rappresentano attualmente un volume finanziario di 2,8 miliardi di franchi all'anno. Introdotti 30 anni fa, insieme alla protezione doganale sono uno dei principali strumenti della politica agricola svizzera, sottolinea l'UFAG in una nota odierna.
Nel 2014 è stata abolita la distinzione tra pagamenti diretti generali e pagamenti diretti ecologici. I versamenti sono ora più chiaramente orientati agli obiettivi della politica agricola stabiliti dalla Costituzione.
I pagamenti diretti hanno dimostrato la loro validità, osserva l'UFAG nel suo preambolo. Hanno creato le condizioni per un'agricoltura imprenditoriale che produce in linea con le esigenze del mercato.
Hanno anche permesso di ridurre l'inquinamento e di fornire maggiori prestazioni ecologiche. Infine, sono diventati un'importante fonte di sostegno al reddito degli agricoltori svizzeri.
Ma i pagamenti diretti stanno raggiungendo sempre più i loro limiti. L'attuale sistema, con sette categorie legate alle prestazioni, è diventato molto complesso a causa della crescente differenziazione dei contributi.
Per l'UFAG è chiaro che gli obiettivi ambientali non possono essere raggiunti solo attraverso incentivi finanziari e misure incentrate esclusivamente sull'agricoltura. La futura politica agricola dovrà integrare l'intera catena alimentare, dalla produzione alla distribuzione, stando ai progetti del Consiglio federale.
La prima fase della strategia agricola è già in corso, con misure volte a ridurre l'impatto dei pesticidi e le perdite di fertilizzanti.
Lo scorso giugno, il Parlamento ha portato a termine una mini-riforma della politica agricola. La PA22+ era stata sospesa fino al 2020. La revisione della legge, ora semplificata, riprende le raccomandazioni formulate dal Consiglio federale nel suo rapporto pubblicato nel 2022. La nuova versione non contiene nuovi requisiti in materia di biodiversità.
Il rapporto dell'UFAG si concentra anche sul comportamento d'acquisto della popolazione svizzera. I risultati di uno studio Demoscope mostrano che i consumatori preferiscono i prodotti agricoli svizzeri, in particolare le uova (77%), il latte fresco e i prodotti caseari (65%), la carne e le patate (58% ciascuno).
Gli intervistati attribuiscono importanza ai canali di distribuzione di prossimità e all'alta qualità di questi prodotti. Vogliono sostenere l'agricoltura elvetica.
Un altro punto sollevato è stato il fatto che la coltivazione della soia è aumentata di quasi il 30% nel 2022, raggiungendo una superficie di 2'895 ettari. Nel complesso, la superficie coltivata a soia è ancora relativamente piccola, ma è quasi triplicata in dieci anni.
Secondo l'UFAG, vista la crescente domanda di leguminose per l'alimentazione umana, è prevedibile un'ulteriore espansione delle superfici. Nel 2023 sono stati pagati per la prima volta contributi per queste leguminose.
La superficie agricola utilizzata in Svizzera è stata di 1'042'014 ettari, il doppio del Canton Vallese, di cui il 58% è costituito da prati e pascoli naturali e il 38% da campi seminati. Il restante 4% è rappresentato principalmente da vigneti e zone di coltivazione della frutta.
Infine, il rapporto mostra che il tasso di autosufficienza della Svizzera è diminuito drasticamente nel 2021: il tasso lordo si è attestato al 52% e quello netto al 45%, i valori più bassi dalla revisione del bilancio alimentare nel 2007.
La ragione principale di questo calo è la scarsa produzione interna di alimenti vegetali, a sua volta dovuta alle pessime condizioni climatiche del 2021.
In Svizzera oltre 500 aziende agricole sono scomparse nel 2022
Nel 2022 la Svizzera contava 48'344 aziende agricole, 520 in meno rispetto al 2021. Anche il reddito medio per azienda è diminuito. Tuttavia, il numero di donne che le gestiscono è aumentato.
Mentre il numero di aziende agricole di meno di 30 ettari è calato (-2%), il numero di quelle di più di 30 ettari è cresciuto (+1,9%).
Nonostante il calo generale, lo scorso anno ci sono state 110 donne in più a capo di un'azienda agricola rispetto all'anno precedente. Di conseguenza, la percentuale di aziende gestite da donne è salito al 7,2% nel 2022, una cifra in costante aumento da diversi anni, indica il centro di ricerca agronomico Agroscope, in un rapporto pubblicato oggi.
L'aumento maggiore è stato quello delle aziende agricole da 1 a 3 ettari (+60 aziende). Tuttavia, sono cresciute anche quelle tra i 30 e i 50 ettari, con 24 aziende in più gestite da donne.
Nel 2022 gli agricoltori hanno realizzato complessivamente migliori raccolti rispetto al 2021, anno caratterizzato da forti precipitazioni. Ciononostante, il reddito agricolo è diminuito dell'1,3%, attestandosi su una media di 79'700 franchi per azienda nel 2022.
Questo calo è dovuto principalmente al forte aumento dei costi dei mezzi di produzione e all'ulteriore calo dei prezzi sul mercato dei suini, spiega Agroscope.
I contadini mettono in guardia da redditi troppo bassi
Di fronte a redditi «troppo bassi» e a un calo «preoccupante» tra il 2021 e il 2022, gli agricoltori ritengono che siano necessarie nuove misure. Ma, secondo l'Unione svizzera dei contadini (USC), il Consiglio federale sta facendo esattamente il contrario.
Il Governo sta addirittura andando contro la legge, volendo ridurre l'indennizzo versato alle aziende agricole per le prestazioni che forniscono nell'interesse pubblico, indica l'USC in una nota odierna. L'associazione reagisce così all'annuncio dell'Ufficio federale dell'agricoltura che i pagamenti diretti, nella loro forma attuale, hanno raggiunto il loro limite.
L'USC osserva come le cifre siano allarmanti: il reddito medio per unità lavorativa familiare ammontava a soli 56'100 franchi all'anno nel 2022, con un calo del 6,3% rispetto all'anno precedente. Le zone collinari sono state particolarmente colpite, con un calo di oltre il 10%, e più dell'80% delle aziende agricole in queste zone guadagna meno del reddito di riferimento, precisa ancora l'USC.
Stando alla legge sull'agricoltura, le aziende che soddisfano i criteri di sostenibilità e rendimento economico devono essere in grado di raggiungere un reddito paragonabile a quello della popolazione attiva della stessa regione, pena l'intervento del Consiglio federale. L'USC osserva che quest'ultimo «attualmente sta facendo il contrario».
L'Unione svizzera dei contadini contesta il fatto che le misure di risparmio e i tagli al bilancio debbano riguardare unicamente l'agricoltura. L'USC lamenta il fatto che negli altri settori l'obiettivo sia solo quello di contenere l'aumento delle spese e invita il Consiglio federale e il Parlamento a rinunciare alle misure di riduzione dei costi a scapito delle famiglie contadine.
Gli agricoltori rilevano inoltre che, in seguito all'aumento dei prezzi, la domanda di prodotti alimentari a basso costo, privi di particolare valore aggiunto in termini di protezione dell'ambiente o di benessere degli animali, sta tornando a crescere. L'USC esorta quindi i consumatori a pagare prezzi equi che coprano i costi di produzione e mantengano l'attrattiva della produzione alimentare svizzera.