Il sogno (possibile) della fusione nucleare

Intervistiamo Francesco Elio, CEO & Co-founder della startup Deutelio, una delle 8 realtà che partecipano al Press Start Award, il concorso promosso dal Gruppo Corriere del Ticino che premia la startup che meglio saprà trasmettere la propria idea e valore al pubblico ticinese.
Qual è la storia dietro la nascita della vostra startup?
Deutelio nasce dalla volontà di provare strade alternative per sviluppare una delle più importanti tecnologie del nostro tempo, la fusione nucleare. La fusione consiste nell’unione di due atomi di idrogeno in un atomo di elio con enorme rilascio di energia. Essa avviene per intensa gravità nelle stelle, come il sole, o per compressione magnetica sulla terra.
La missione di Deutelio è sviluppare un metodo più efficiente, il Polomac, per il suo sfruttamento industriale. La verità è che reazioni di fusione si ottengono da decenni nei laboratori, ma non si è ancora giunti ad un suo uso commerciale. Dagli anni ’50 si sta sviluppando principalmente il modello toroidale (queste macchine si chiamano Tokamak e Stellarator), che però hanno una bassa efficienza (Beta).
Questa bassa efficienza comporta diversi svantaggi, tra cui il bisogno di usare il trizio (isotopo dell’idrogeno non presente in natura) nella reazione di fusione. Diversamente dai modelli toroidali, le alte prestazioni dei modelli poloidali erano state studiate negli anni ’80, ma solo con i recenti progressi tecnologici è stato possibile ideare il Polomac.
In che modo il territorio ticinese ha influito sul vostro percorso?
Il programma Boldbrain è stato molto importante in termini di visibilità e connessione con il territorio. Boldbrain è il punto di partenza, ma siamo convinti che il Ticino possa giocare un ruolo importante vista la presenza di centri universitari e la sua posizione strategica. Inoltre, dal Ticino è partita una interpellanza parlamentare depositata a Berna, sottoscritta da più partiti, sulla “Strategia svizzera sull’energia da fusione”. Questa è un’occasione unica per sviluppare questa industria proprio qui in Ticino.
Quale impatto sperate di generare sulle persone, sull’ambiente, o sul settore in cui operate?
I vantaggi dell’energia nucleare sono molteplici, tra cui la produzione continua di energia, che non viene influenzata dalle condizioni metereologiche. Tuttavia, questa fonte di energia, il nucleare, spaventa perché è associata ad incidenti con risonanza mondiale. Al contrario della fissione, la fusione si spegne automaticamente se le condizioni ottimali non sono rispettate, rendendo il rischio di incidente praticamente nullo. La fusione seppur penalizzata rappresenta una fonte sicura e pulita, senza produrre scorie radioattive.
Il nostro obiettivo è quindi di restituire fiducia nell’energia nucleare mostrando come la fusione possa essere un alleato per ridurre le emissioni di CO₂, garantire indipendenza energetica ed aprire nuove possibilità. In questo modo vogliamo contribuire a costruire un futuro più sostenibile e resiliente per tutti.
Qual è il bisogno concreto che cercate di risolvere?
Il consumo di energia a livello globale è in costante crescita, trainato dalla diffusione di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e la blockchain. Questa crescente domanda si scontra con l’urgenza di ridurre le emissioni di CO₂ e l’impatto ambientale legato alle fonti fossili. È quindi fondamentale disporre di una fonte energetica pulita, sicura e sostenibile, capace di garantire un approvvigionamento continuo senza compromettere il pianeta. La fusione è la migliore risposta alla crisi climatica, alla necessità di alternative energetiche affidabili, ed alla mancanza di una fonte d’energia continua (indipendente dal tempo e dalle stagioni) ed abbondante, capace di produrre una grossa quantità di energia.
Per far sì che la fusione diventi una fonte d’energia della vita quotidiana accessibile a tutti, comprese le industrie, è necessario un cambio di rotta. Diversamente dalla fusione, la fissione ha da subito trovato applicazioni industriali ed è stata perfezionata negli anni tant’è che oggi si cerca di sviluppare nuovi reattori, chiamati di “quarta generazione” per aumentare la produttività e sicurezza. La fusione invece è sempre rimasta un progetto di ricerca sia perché più difficile da realizzare, sia perché nel passato non c’era un vero bisogno di svilupparla. Negli ultimi anni però è aumentato l’interesse per la fusione, non solo nel pubblico, ma anche nel privato. Sono nate nuove aziende e altre già esistenti si sono indirizzate a questa industria.
L’obiettivo comune è quello di accendere una stella sulla terra. Anche Deutelio segue lo stesso obbiettivo e nello specifico, la tecnologia di Deutelio, il Polomac, è stata sviluppata grazie ai recenti progressi tecnologici e risolve i problemi di un modello, il Poloidale, abbandonato negli anni ’80 e rilanciato nel 2004 per le sue alte prestazioni.
Quanto conta per voi sviluppare innovazione partendo da qui?
La fusione nucleare non è più solo un sogno scientifico: sta dando vita ad una nuova industria, destinata ad avere un impatto significativo su settori chiave, dall’energia all’aerospazio. In questo scenario in rapida evoluzione, il Ticino ha tutte le carte in regola per diventare un hub strategico di rilevanza internazionale.
Il Ticino offre competenze ed infrastrutture ideali per lo sviluppo dell’industria della fusione, grazie alla presenza della SUPSI e dell’USI, unite alla potenza di calcolo del supercomputer di Lugano Nord. La sua posizione geografica, al crocevia di importanti corridoi logistici europei, ne rafforza ulteriormente il potenziale competitivo. La Svizzera ospita già due centri di eccellenza che lavorano da anni sulla fusione: il Politecnico di Losanna (EPFL) ed il Paul Scherrer Institut (PSI) a Villigen, vicino a Zurigo. A ciò si aggiunge la vicinanza del Ticino con l’Italia, leader nella produzione di componenti per macchine a fusione, nonché al tessuto accademico e tecnologico di prim’ordine del nord Italia. Il futuro della fusione è già in movimento, ed il Ticino ha la possibilità di essere protagonista in questa rivoluzione energetica.
Come è stata accolta la vostra idea sul mercato? E tra gli investitori?
La nostra idea viene accolta con curiosità e crescente interesse, grazie alla portata strategica della fusione e all’originalità dell’approccio della nostra tecnologia, il Polomac. Abbiamo già avviato dialoghi con partner industriali e potenziali clienti, anche su opportunità di co-sviluppo.
L’interesse è alto anche tra i fondi d’investimento, ma i fondi generalisti faticano a capire la tecnologia. In ogni caso, viene apprezzato tutto il lavoro fatto fino ad ora a livello scientifico, nonché per gli accordi sottoscritti con università e centri di ricerca. Non per ultimo anche la partecipazione di Deutelio in programmi per startup, come Boldbrain, e il riconoscimento da parte di Innosuisse, l’agenzia svizzera per l’innovazione, che ha anche concesso un voucher per la validazione della nostra tecnologia coinvolgendo un centro di ricerca svizzero.
Guardando al futuro prossimo, qual è la sfida che vedete davanti a voi?
La sfida principale, nonché la più immediata, per Deutelio è la costruzione di un primo prototipo (delle dimensioni di un frigorifero) per validare le prestazioni della nostra tecnologia in condizioni operazionali reali. Questo passaggio è fondamentale per validare le modifiche apportate al modello sviluppato negli anni ’80 ed è una prassi comune per poter validare i risultati teorici (ottenuti con il computer) con risultati reali. Infatti, esistono moltissimi prototipi di macchine a fusione, principalmente all’interno delle università visto che sono totalmente sicuri.
Superata questa fase, l’obiettivo sarà scalare la tecnologia e costruire un primo reattore pilota con il supporto di aziende che già oggi sono nella filiera per la costruzione di centrali nucleari. Pertanto, in questa seconda fase, Deutelio si appoggerà ad una filiera già esistente e consolidata.
Perché il pubblico dovrebbe credere in voi e darvi il suo voto?
Il voto al nostro progetto è un segnale per proseguire nella divulgazione su una tecnologia spesso criticata, soprattutto a causa della scarsa conoscenza sul tema. Non si tratta di esprimere un “sì” o un “no” al nucleare, ma di sostenere la volontà di fare ricerca innovativa, andando oltre ciò che già si conosce.
La nostra iniziativa nasce proprio da questa spinta: esplorare, sperimentare e aprire nuove strade, come fece Guglielmo Marconi quando tentò un esperimento che sfidava la teoria dell’epoca, e da cui nacque la telecomunicazione. Come ricordava Enrico Fermi, ogni esperimento ha due esiti possibili: confermare un’ipotesi ottenendo una misura, oppure smentirla ottenendo una scoperta.
Qualunque sia l’esito, speriamo che questo articolo abbia offerto strumenti per comprendere meglio la questione ed alimentare un confronto costruttivo.
Per votare la startup Deutelio, aiutarla ad aggiudicarsi il premio di CHF 10'000 e provare a vincere un buono Digitec di CHF 200.-, visitate il portale di Press Start Award.