Politica

«Il taglio ai sussidi di cassa malati? Una misura accettabile»

In Gestione è stato firmato il rapporto di minoranza, sostenuto da PLR e Lega, che chiede al Parlamento di mantenere il risparmio di 10 milioni votato in dicembre con il preventivo - Il liberale radicale Matteo Quadranti: «Siamo già uno dei Cantoni più generosi dal profilo sociale e di solidarietà»
© CdT/Gabriele Putzu
Martina Salvini
19.03.2025 17:00

Dopo quello di maggioranza, firmato la scorsa settimana in Commissione gestione e finanze, martedì è stata la volta del rapporto di minoranza, appoggiato da PLR e Lega. Il tema - che farà certamente molto discutere nella sessione di Gran Consiglio al via lunedì - è quello dei sussidi di cassa malati. Per la precisione, l’iniziativa del Centro che chiede al plenum di stralciare il risparmio di 10 milioni votato dal Parlamento lo scorso dicembre nell’ambito del Preventivo 2025. Da un lato, come detto, c’è il rapporto di maggioranza sostenuto da PS, Centro e Verdi che chiede di rinunciare alla misura. Dall’altro, invece, si posizionano PLR e Lega, che ritengono più opportuno mantenere il provvedimento. In particolare, si legge nel rapporto del deputato liberale radicale Matteo Quadranti, «anche la minoranza della Commissione riconosce che i contributi per la riduzione dei premi di assicurazione malattia sia un aiuto importante per le famiglie veramente bisognose ma anche per quelle virtuose». Ciononostante, fa presente, «le finanze cantonali ticinesi già supportano le famiglie con questi ed altri aiuti risultando comunque uno dei Cantoni più generosi dal profilo sociale e di solidarietà». Inoltre, scrive Quadranti, «se il premio medio di riferimento è aumentato del 10% annuo negli ultimi anni in Ticino e rischia di farlo anche nei prossimi due anni almeno, bisogna intervenire alle fonti di questi costi». In questo senso, fa notare il deputato, «da nessuna parte nella narrativa dell’area rossoverde si intravvede qualche misura volta al contenimento dei costi che provocano l’aumento dei premi, anzi!».

Quadranti ricorda poi che solo pochi anni fa, nel 2021, «questo Parlamento ha evidenziato come il sistema RIPAM, per quanto complesso, sia strutturato proprio per adattarsi sia all’aumento dei premi di cassa malati, sia alle variazioni della congiuntura economica. Del resto, abbiamo appena votato il Preventivo, che prevede la riduzione della costanza proprio nello spirito con il quale è concepito il sistema di erogazione dei sussidi». Di conseguenza, «stravolgerlo dopo così poco tempo non avrebbe alcun senso». Di qui, la conclusione della minoranza commissionale, secondo cui «è su questi aspetti e su altre misure concrete che si può e si deve intervenire, piuttosto che combattere una misura di risparmio del tutto accettabile se rapportata all’entità delle risorse già stanziate dallo Stato». La raccomandazione è dunque di respingere l’iniziativa del Centro, «lasciando al popolo ticinese di votare sul referendum facoltativo nel frattempo riuscito». Referendum, lo ricordiamo, promosso dal comitato «Stop ai tagli», che proprio in vista del dibattito parlamentare ha organizzato per lunedì alle 13.30 un presidio davanti a Palazzo delle Orsoline.

«Sulle spalle dei cittadini»

Da parte sua, la maggioranza commissionale ritiene invece che sia necessario fare un passo indietro: «In una situazione esacerbata dall’esplosione dei premi di assicurazione malattia e dalla recente inflazione - si legge nel rapporto di Samantha Bourgoin (Verdi) e Ivo Durisch (Ps) - questa voce di spesa non può essere oggetto di risparmi che verrebbero scaricati direttamente sulle spalle dei cittadini». Anche perché, ricordano, la decisione di dicembre del Parlamento «è stata giustificata dalla difficile situazione finanziaria del Cantone Ticino». Ora, però, grazie alla distribuzione di circa 80 milioni di franchi da parte della BNS, «si prospetta un possibile utile di esercizio di circa 10 milioni di franchi nel 2025, anziché il disavanzo di circa 100 milioni inizialmente previsto». Di conseguenza, questa misura di risparmio non si giustifica più.

Sfida all’ultimo voto

L’esito del voto in aula rimane comunque un’incognita. Già, perché Centro, PS e Verdi, insieme, possono contare su 33 deputati. Lega e PLR, invece, su 35. Determinante, perciò, potrebbe essere il voto dell’UDC, che in Commissione ha preferito astenersi e non firmare alcun rapporto. Ma, soprattutto, quello dei «partitini» che, stando a quanto dichiarato al CdT la settimana scorsa (si veda l’edizione del 12 marzo a pagina 9), sarebbero propensi a sostenere l’iniziativa del Centro e quindi il rapporto di maggioranza. Insomma, la prossima settimana, in Parlamento, sarà caccia all’ultimo voto.