Il terzo terrorista era figlio di un'italiana

Youssef Zaghba, uno degli attentatori di Londra, venne intercettato nel 2016 all'aeroporto di Bologna, dove risiederebbe la madre - Manette a Barking per un 27.enne legato alla strage di Londra
Ats
06.06.2017 12:33

BOLOGNA - Youssef Zaghba, identificato come il terzo terrorista dell'attacco di Londra, fu fermato a marzo 2016 all'aeroporto di Bologna, città da cui stava per prendere un volo diretto a Istanbul. Il suo nome era noto ai servizi di intelligence. Lo riporta l'agenzia italiana Ansa e lo conferma Scotland Yard. Il 22.enne era italo-marocchino, come confermato dalla polizia britannica, aveva con sé solo un piccolo zaino, il passaporto e un biglietto di sola andata: circostanze sospette, che insieme alla rotta aerea per la Turchia, ne fecero disporre il fermo per accertamenti. Fu contattata la madre italiana, che risiederebbe tutt'ora nella provincia del capoluogo emiliano, secondo il Corriere della Sera. Il giovane non era ritenuto pericoloso, ma tenuto d'occhio per il pericolo di radicalizzazione.

Il giovane, padre marocchino attualmente in patria e madre appunto italiana, fu controllato agli imbarchi e non diede spiegazioni sulle ragioni del suo viaggio né sulla sua destinazione, anzi iniziò ad agitarsi. Fu avvisato il procuratore aggiunto Valter Giovannini, all'epoca coordinatore del gruppo 'terrorismo' della Procura, che intervenne direttamente affinché il giovane non fosse fatto imbarcare, in attesa di approfondimenti. Fu chiamata la madre e la donna riferì che il figlio le aveva detto di essere partito per Roma. Fu disposto dalla Procura il sequestro del passaporto, del cellulare e del pc a casa, dove fu fatta una perquisizione. Non emersero elementi particolari, se non qualche documento di carattere religioso, scaricato da siti fondamentalisti. Il giovane, che perse il volo, fu poi rilasciato. Dopo l'episodio di Bologna Zaghba fu monitorato dall'intelligence e risulta non aver vissuto in Italia stabilmente, anzi la sua presenza fu limitata a brevi periodi per visite. Per il resto ci furono spostamenti tra il Marocco e l'Inghilterra. Dopo il fermo di Bologna dai servizi italiani fu mandato un appunto a quelli londinesi, riferisce l'Ansa.

La madre collaborò con le forte dell'ordine

La madre di Zaghba ha collaborato con le forze di polizia italiane dopo che il figlio fu fermato all'aeroporto di Bologna con un biglietto di sola andata per Istanbul, a marzo del 2016.

Una verifica che non venne effettuata in seguito a segnalazioni particolari, ma che scattò sulla base dei servizi di controllo del territorio predisposti proprio per intercettare soggetti sospetti e persone pericolose.

Dopo aver trovato sul telefono di Zaghba documenti e foto riconducibili alla propaganda dell'estremismo islamico, la polizia perquisì anche l'abitazione della donna, senza trovare alcun elemento d'interesse investigativo. In quell'occasione però la donna si mostrò molto preoccupata per il comportamento del figlio e decise di collaborare con le forze di polizia.

Da quel momento, la Polizia di Prevenzione ha monitorato Zaghba ogni volta che si è recato in Italia: si tratta di alcuni passaggi dal marzo del 2016 e tutti per brevi periodi.

L'Italia condivise il nome

Subito dopo il fermo all'aeroporto di Bologna e i successivi controlli, il nome di Youssef Zaghba è stato condiviso dalle autorità italiane nel circuito internazionale d'intelligence.

Le verifiche effettuate nel marzo del 2016 su Zaghba consentirono inoltre di accertare che all'epoca non vi erano nei suoi confronti elementi di pericolosità tali da richiederne l'arresto.

Ma il suo nome, come avviene per altre decine di persone, fu comunque segnalato nel circuito perché ritenuto soggetto a rischio radicalizzazione.

È stata la Metropolitan Police di Londra a comunicare al Dipartimento della Pubblica Sicurezza italiano il coinvolgimento di Zaghba negli attentati di sabato scorso e da quel momento c'è stato un continuo scambio di informazioni tra le autorità dei due Paesi, alle quali è stato assicurato il pieno sostegno di tutto l'apparato antiterrorismo.

Arrestato un sospetto fiancheggiatore a Barking

Intanto, mentre tre uomini sospettati di aver collaborato alla strage di Londra sono stati rilasciati (VD SUGGERITI), un altro uomo di 27 anni è stato arrestato, oggi stesso, dalla polizia britannica nell'ambito delle indagini sui presunti fiancheggiatori dei tre terroristi uccisi sabato dopo aver fatto strage fra London Bridge e Borough Market. L'arresto è avvenuto nel corso di un nuovo blitz condotto a Barking, alla periferia est di Londra, dove abitavano tutti e tre i componenti del commando. In precedenza erano state invece scarcerate senza accuse a carico le ultime 10 persone rimaste fino a ieri in detenzione per la stessa vicenda.