«Il tesoretto» della Wagner «è stato restituito a Prigozhin»

Un vero e proprio «tesoretto». È quanto era stato trovato il 24 giugno, durante «la rivolta» della Wagner, nella perquisizione dell'Hotel Trezzini, ritenuto l'ufficio di Prigozhin, così come in un minivan fermo a pochi passi dal quartier generale di San Pietroburgo. Contanti («cinquemila banconote») per un valore di 4 miliardi di rubli, poco meno di 43 milioni di franchi. Ma anche cinque chili di lingotti d'oro, sei pistole in pacchi e cinque mattonelle di «polvere bianca». Oltre a documenti, tra cui passaporti a nome di Prigozhin, con gli stessi dati anagrafici, ma la fotografia di un altro uomo. Un «tesoretto» destinato alle spese dell'organizzazione, stipendi dei miliziani e risarcimenti per i familiari prima di tutto. È notizia di oggi – è di nuovo la testata Fontanka di San Pietroburgo a darne notizia – che tutto il denaro e i lingotti d'oro sequestrati al capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin gli sarebbero stati restituiti.
Fontanka parla ora di «10 miliardi di rubli (quasi 100 milioni di franchi), centinaia di migliaia di dollari e cinque lingotti d'oro». Ritrovati tra l'hotel Trezzini, il minivan nel parcheggio sotterraneo del River Palace Hotel e gli uffici associati agli affari del capo della Wagner.
Secondo le fonti di Fontanka, banconote e lingotti sono stati consegnati domenica sera a San Pietroburgo a un autista di Prigozhin in possesso di una procura.
Il 27 giugno, il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko aveva dichiarato: «Come (il presidente russo Vladimir Putin, ndr.) aveva promesso ieri, sono state fornite garanzie di sicurezza. Vedo che Prigozhin stava già in volo su un aereo. Sì, a dire la verità, oggi è in Bielorussia». Qualche ora prima il capo della Wagner aveva rotto il silenzio, chiarendo anche il motivo della rivolta: «È stata una marcia per la giustizia, non un colpo di Stato. È stata la marcia per protestare contro la decisione di eliminare Wagner dal 1. luglio 2023, frutto di intrighi e decisioni sbagliate. Non c'era intenzione di condurre un Golpe o modificare la leadership russa eletta». Una «marcia della giustizia» verso Mosca, non per rovesciare il potere, «legittimo», ma per «esprimere la propria protesta». «Non abbiamo mostrato nessuna aggressione ma siamo stati colpiti da missili, ci siamo ritirati per evitare di far correre il sangue di soldati russi».
Fontanka scrive che domenica sera, quando è avvenuta la restituzione del «tesoretto» al «suo uomo», Prigozhin si trovava a Mosca. «Se un procedimento penale contro un cittadino viene chiuso – aggiungono –, viene restituito tutto ciò che gli è stato confiscato e non è vietato circolare sul territorio della Federazione Russa». I servizi di sicurezza russi (FSB) avevano fatto sapere il 27 giugno di avere archiviato il procedimento penale per ribellione armata nei confronti dei miliziani del gruppo Wagner, rilevando che «i suoi partecipanti hanno interrotto le azioni direttamente volte a commettere l'ammutinamento».