Economia

Il Ticino terra di startup

Agevolazioni fiscali, incubatoi e investitori: «Ecco perché qui è più conveniente far crescere un'impresa»
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Giorgia Cimma Sommaruga
23.07.2023 18:55

L’innovazione e l’imprenditorialità sono due parole chiave per il futuro del Ticino. Lo sanno bene Lorenzo Ambrosini, direttore di Fondazione Agire, Francesco Lurati, direttore dell’USI Startup Centre, e Carlo Terreni presidente di NetCom Suisse. Tutti e tre rappresentano degli attori importanti nel complesso mondo delle startup ticinese. Ma di cosa si tratta oggi? «Una startup - spiega Terreni -, è un’organizzazione di recente creazione che mira a diventare una grande impresa con un modello imprenditoriale scalabile e unico».

Innovazione e contatti 

La Fondazione Agire, tra le diverse attività, si occupa anche di sostenere le startup, ossia i progetti a carattere innovativo del territorio. «Alla fine del 2022 - osserva Ambrosini -, il portfolio di Fondazione Agire contava circa 100 startup attive in Ticino. Come lavoriamo? I promotori di queste iniziative ci contattano, li incontriamo e cerchiamo di capire se il loro progetto ha carattere innovativo, questo per noi è un caposaldo». La Fondazione non offre però supporti finanziari diretti, ma solo un affiancamento di coaching che si sviluppa su più fronti: «Consigliamo dove rivolgersi per cercare finanziamenti, diamo suggerimenti sul completamento del team, indicazioni su quali eventi formativi potrebbero fare al caso loro, a quale incubatore rivolgersi sul territorio». Insomma, spiega il direttore, una vera e propria rete visto che «organizziamo anche degli eventi per mettere in contatto le startup con degli investitori locali». Tra le statistiche sulle startup seguite dalla Fondazione nel 2022 «il settore ICT/Software & Data Engineering si conferma di gran lunga quello dal quale arriva la maggior parte di startup ed aziende - spiega Ambrosini -. Sempre ben rappresentati e stabili nel tempo sono i contatti con le startup ed aziende provenienti dai settori Electronic & Mechanical Engineering, Energy/Cleantech e Fintech/Insurance Tech. Interessante è notare il picco riscontrato nel settore Consulting & Services, per la prima volta al di sopra del 10%». I bisogni principali delle startup sono rimasti invariati rispetto all’anno precedente: «Tuttavia, in termini percentuali, si riscontra un incremento sia del bisogno di coaching sia del fabbisogno finanziario», osserva il direttore.

La clusterizzazione

«Tempo fa - interviene Carlo Terreni, presidente di NetCom Suisse-, in Ticino vigeva una cultura della cassaforte, i grossi fondi rimanevano qui fermi. Oggi però - osserva Terreni - e forse la pandemia ha accelerato questo processo, o forse anche perché gli eredi di questi fondi sono giovani e cresciuti con una cultura differente, c’è più la tendenza all’investimento». Secondo Terreni il Ticino si posiziona dunque come area privilegiata per aprire una startup, prima di tutto perché grazie alle due università USI e SUPSI è facile reperire grandi talenti in particolare nel settore della tecnologia e dell’informatica. E poi per le agevolazioni  fiscali: «Si beneficia di un sistema svizzero ma con costi di vita inferiori rispetto a zone come Zugo o Zurigo - spiega -, a questo c’è da aggiungere anche meno competizione rispetto a quelle aree dove quando si assumono professionisti competenti c’è sempre il rischio che questi vengano in poco tempo avvicinate da altre aziende del campo». Ma la cosa fondamentale è la clusterizzazione: «Vengo in Ticino, lancio il mio progetto e attorno a me ho un ambiente favorevole per il mio sviluppo imprenditoriale». 

L’incubatore accademico

A questo proposito il direttore dell’USI Startup Centre, Francesco Lurati, interviene per descrivere la realtà dell’incubatore universitario, che ha due compiti principali: «Uno è quello di promuovere la cultura imprenditoriale e innovativa e quindi di startup all’interno della comunità accademica e l’altro è quello di fornire un programma e una struttura per l’incubazione». 

Il direttore sottolinea che l’incubatore si occupa di realtà nell’ambito tecnico scientifico, che nascono dal tessuto accademico ticinese: «Colleghi, ricercatori e post-doc, e poi sempre di più vediamo studenti, specialmente di master. In particolare nelle materie tecniche come informatica e intelligenza artificiale già arrivano e si iscrivono al master con in mente di iniziare un’attività imprenditoriale».

Il direttore dell’USI Startup Centre racconta anche le attività di comunità che l’incubatore organizza per facilitare la creazione di consapevolezza e lo scambio di conoscenze tra l’interno e l’esterno dell’università. Un esempio concreto è l’evento «Reverse speech», in cui gli investitori hanno presentato le loro logiche e le loro verticalità alle startup: «Bisogna fare i conti col fatto che non tutte sono pronte subito a dialogare con gli investitori. Quindi abbiamo organizzato questo evento che si chiamava Reverse speech cioè erano gli investitori che utilizzavano questo dialogo e incontro come strumento di conoscenza reciproca». E questo è importante: essere messi in rete e far sì che gli investitori prendano coscienza delle nuove realtà. 

Sei mesi di obiettivi raggiunti

Infine, il direttore dell’USI Startup Centre illustra il percorso di incubazione proposto alle startup interessate: «Abbiamo due strade: la prima è rappresentata da un desk dove chiunque all’interno della comunità accademica può presentarsi, e noi dedichiamo un’ora di tempo per dargli delle informazioni». Questo incontro è importante perché l’incubatore è un’attività che deve andare ad una certa velocità quindi è inutile già avviare dei processi strutturati quando si è ancora solo a livello di idee. «L’incubazione dura di norma 6 mesi - spiega Lurati -, e durante questo periodo è importante che vengano raggiunti tutta una serie di obiettivi».

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