Imposizione dei frontalieri: Ticino con un pugno di mosche?

BELLINZONA - Il Parlamento della vicina Penisola ha congelato la ratifica dell'accordo sottoscritto nel mese di dicembre del 2015 fra la Svizzera e Italia riguardante il nuovo sistema fiscale a cui assoggettare i frontalieri. Marco Chiesa, consigliere nazionale dell'UDC, oggi ha quindi presentato un'interrogazione urgente, chiedendo al Consiglio federale di rispondere sulla questione già durante la sessione invernale delle Camere che inizierà il 26 novembre.
"Dando seguito a una mozione di due deputati pentastellati tutto il processo si sarebbe sciolto come neve al sole alla Camera dei deputati. In buona sostanza, dopo anni di negoziazione tra le parti, fiumi di parole, accuse e controaccuse, avanzate e retromarce, tutto rimarrebbe come è allo stato attuale. I frontalieri continueranno a pagare le imposte alla fonte in Svizzera e i Cantoni svizzeri continueranno a riversare i ristorni in Italia. Nelle casse ticinesi mancheranno almeno una dozzina di milioni supplementari e la tassa d'imposta dall'attuale 61,2 per cento non salirà dunque al 70 per cento. Siamo forse giunti alla fine di una telenovela gattopardesca dove tutto cambia affinché nulla cambi. E la Svizzera, zelante prima della classe, perde nuovamente la faccia o quanto meno i suoi negoziatori e la nostra classe politica non escono certo con risultati brillanti", afferma Marco Chiesa nel suo esposto.
"Corrisponde al vero che l'accordo sui frontalieri è oramai sepolto e non vi è un barlume di speranza che possa entrare in vigore nei prossimi anni?" e "Qual è la valutazione complessiva del Consiglio federale in merito alla roadmap stabilita con l'Italia? Vi sono forse ingenuità da attribuire alla nostra delegazione?", chiede il vicepresidente nazionale dell'UDC al Consiglio federale. Senza scordare di fare anche questa domanda: "A suo tempo il Consiglio federale aveva rifiutato di immaginare una compensazione per il Canton Ticino in caso di una mancata sottoscrizione dell'accordo. Il mio Cantone rimarrà dunque con un pugno di mosche in mano?".
I punti dell'accordo sull'imposizione dei lavoratori frontalieri
Questi i principali elementi dell'accordo sottoscritto il 23 febbraio del 2015 fra i negoziatori elvetici e quelli italiani.
1 - Si fonda sul principio di reciprocità.
2- Fornisce una definizione di aree di frontiera che, per quanto riguarda la Svizzera, sono i Cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese e, nel caso dell'Italia, le Regioni Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e Provincia Autonoma di Bolzano.
3 - Fornisce una definizione di lavoratori frontalieri al fine dell'applicazione dell'accordo e include i lavoratori frontalieri che vivono nei comuni i cui territori ricadono, per intero o parzialmente, in una fascia di 20 chilometri dal confine e che, in via di principio, ritornano quotidianamente nel proprio Stato di residenza.
4 - Per quanto riguarda l'imposizione, lo Stato in cui viene svolta l'attività lavorativa imporrà sul reddito da lavoro dipendente al 70 per cento al massimo dell'imposta risultante dall'applicazione delle imposte ordinarie sui redditi delle persone fisiche. Lo Stato di residenza applicherà le proprie imposte sui redditi delle persone fisiche ed eliminerà la doppia imposizione;viene effettuato uno scambio di informazioni in formato elettronico relativo ai redditi da lavoro dipendente dei lavoratori frontalieri.
5 - L'accordo sarà sottoposto a riesame ogni cinque anni.