In 30.000 al Pride a Gerusalemme

Circa 30'000 persone - secondo stime degli organizzatori - hanno sfilato al «Pride» di Gerusalemme sotto il controllo di circa 2'000 agenti agenti di polizia dispiegati per l'occasione.
Prima della dimostrazione la polizia ha arrestato, in parti diverse di Israele, tre persone per aver espresso «posizioni estreme» contro il movimento Lgbtq+.
Nel 2015 un ebreo ortodosso - poi condannato - pugnalò a morte una ragazza di 16 anni che partecipava alla dimostrazione gay di quell'anno. E proprio per ricordarla i manifestanti si sono fermati in raccoglimento sul luogo dove fu colpita.
Finora tuttavia non si sono registrati incidenti di rilievo anche se gruppi della destra radicale hanno preannunciato contro-proteste, definendo il Pride «la parata dell'abominio».
La manifestazione - giugno è il mese dedicato all'orgoglio gay ed è alle porte quella di Tel Aviv, considerata la maggiore del Medio Oriente - è la prima che si svolge a Gerusalemme da quando c'è il governo di destra del premier Benyamin Netanyahu, nel quale sono presenti forze politiche e ministri dichiaratamente anti-gay, compreso - hanno ricordato i media - il ministro della sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir.
Alla parata hanno preso parte l'ambasciatore americano in Israele, Tom Nides («lo spirito dell'America con voi», ha detto ai manifestanti), e anche quello tedesco, Steffen Seibert.
Il capo dell'opposizione al governo, Yair Lapid, ha detto che «in Israele non c'è una lotta per la democrazia e una diversa per i diritti Lgbtq+. È la stessa lotta contro gli stessi nemici in nome di questi valori». Anche il centrista Benny Gantz - che con Lapid condivide l'opposizione al governo di Netanyahu - ha preso parte alla marcia.