In arrivo uffici per oltre 700 persone in zona Penate

I terreni sono due, così come i progetti e gli edifici che saranno realizzati. L’iniziativa edilizia è però sostanzialmente una, e porterà in zona industriale a Mendrisio, per la precisione in via Laveggio, nell’area dove un tempo c’era il cappellificio Moresi, in totale circa 720 nuovi lavoratori. Non per niente gli incarti delle due domande di costruzione in pubblicazione a Mendrisio contengono anche altrettanti studi sulla mobilità dall’obiettivo di capire quale sarà l’impatto sulla viabilità del comparto della coppia di edifici amministrativi in arrivo.
Ma procediamo per gradi, iniziando dalle caratteristiche della più piccola delle due prospettate costruzioni che accoglierà 220 lavoratori (e si stima 8 visitatori al giorno). Si comporrà di un piano interrato e quattro piani fuori terra, si spiega nella relazione tecnica, al livello meno 1 un’autorimessa con 16 posti auto, ai piani superiori varie unità destinate ad uffici. Esternamente saranno creati altri 16 posteggi ed aree «caratterizzate da sistemazioni a prato piantumate con alberi e arbusti». Investimento stimato: 8,1 milioni di franchi.
È invece due volte tanto la cifra che dovrà essere investita per realizzare il secondo edificio: 16 milioni di franchi. Lo stabile avrà un piano interrato e quattro fuori terra come il suo «fratellino», ma avrà una superficie circa doppia. La destinazione sarà anch’essa amministrativa, con uffici distribuiti nei quattro piano fuori terra, dove ci sarà anche un’area lounge/bistrot riservata ai dipendenti, che saranno 500 (più 12 visitatori al giorno). In questo caso i posteggi saranno 61, dei quali 38 nell’autorimessa al livello meno 1 e 23 all’esterno, dove sono in programma anche aree sistemate «a prato piantumate con alberi e arbusti, con sentieri e aree pedonali».
L’impatto sulla mobilità
Per il più piccolo dei due edifici si stima che circa la metà dei 220 lavoratori (per la precisione 109 persone su una cifra totale di 218 utilizzata come numero di riferimento in questa analisi), raggiungerà gli uffici tramite i mezzi pubblici. Questa è una delle premesse della perizia di mobilità, uno studio che il Comune esige per ogni progetto edilizio nelle zone dette LI (per attività lavorative intensive). L’obiettivo è di «valutare l’impatto sulla viabilità per l’azienda che si andrà ad insediare, per i suoi collaboratori e per la collettività cittadina», si evidenzia nello studio stesso. Gli altri impiegati arriveranno al lavoro in auto (si stima 30 persone) o con altri mezzi (79). A questa ottantina di persone sono rivolte le misure di mobilità che lo studio propone di attuare all’azienda. Anche perché, si legge nelle conclusioni, «la realizzazione dei 30 posteggi previsti e l’utilizzo dei mezzi pubblici da parte di metà del personale non sono misure sufficienti per rispondere alla richiesta di mobilità in esame».
In primo luogo si suggerisce di favorire lo spostamento a piedi o in bicicletta nel tratto tra le fermate dei mezzi pubblici e il luogo di lavoro. Secondariamente si invita ad aumentare il numero dei dipendenti che userà i mezzi pubblici (sia bus che treno, dal 50% al 65%), così come di promuovere il car pooling e di conciliare l’utilizzo di biciclette e mezzi pubblici. L’obiettivo? 142 dipendenti con i mezzi pubblici, 30 con l’auto e 46 che fanno car pooling, si legge nelle conclusioni dove si caldeggia anche la misura del telelavoro: «È idonea per ridurre il traffico».
I suggerimenti sono gli stessi formulati nella conclusione della perizia di mobilità per il secondo edificio. In questo caso l’organico dell’azienda preso in considerazione nell’analisi è di 488 persone, la metà delle quali si stima raggiungerà gli uffici con i mezzi pubblici (244 persone); 61 i dipendenti che arriveranno al lavoro in auto, 183 con altri mezzi. Le conclusioni però sono le stesse: la realizzazione di 61 posteggi e l’uso dei mezzi pubblici da parte della metà del personale non sono misure sufficienti per rispondere alla richiesta di mobilità in esame. Per non avere un impatto eccessivo sulla situazione viaria in questo caso si suggerisce un’ulteriore misura di mobilità: l’attivazione di una navetta aziendale, vale a dire una linea di trasporto esterna che accompagna i dipendenti in gruppi. «Adottando anche queste misure risulta possibile conciliare la presenza di una realtà lavorativa di 488 persone con una realizzazione di 61 posteggi», si conclude. L’obiettivo deve essere: 318 dipendenti sui mezzi pubblici (pari al 65%), 61 con l’auto, 35 che condividono l’auto (car pooling), e 74 sulla navetta. Anche in questo caso, ulteriori miglioramenti potrebbero essere raggiunti in caso di implementazione del telelavoro.
Alla luce di queste considerazioni chi ha condotto l’analisi sottolinea di essere a disposizione dell’azienda che si insedierà per allestire un piano di mobilità aziendale.
