In autobus con i migranti dell'Est

LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE - Ecco che cos'hanno raccontato all'inviato del "Corriere"
Andrea Colandrea
12.09.2014 06:00

Un flusso ininterrotto di migranti provenienti dall'Est europeo, ogni settimana, è diretto verso l'Italia per ragioni di lavoro. Questi cittadini vanno e vengono per migliaia di chilometri, il più delle volte in estenuanti viaggi in pullman. Si spostano da Ucraina, Moldavia, Romania, Bulgaria, Macedonia e Polonia, spesso per trasportare con sé anche merce acquistata all'ingrosso nei centri commerciali, da poi utilizzare per uso famigliare, in base a dove gli acquisti si fanno con maggiore convenienza (più spesso, pare, nella vicina Penisola). Molti di questi cittadini si sono già integrati nel Paese d'accoglienza soli o con i propri cari, altri lo faranno in un prossimo futuro, un'altra parte di essi rimpatrierà nella speranza, dura a morire, di trovare un'occupazione nel Paese d'origine. I viaggi all'estero, per molti, si tramutano in opportunità concrete di poter cambiar vita. È un fenomeno reso possibile, da poco meno di un decennio, con l'estensione della libera circolazione delle persone a questi cittadini dell'Europa nel mercato integrato. Un serbatoio di forze lavoro guardato con interesse - e più di qualche apprensione - anche dalla Svizzera, che lo scorso 9 febbraio si è espressa in votazione popolare contro l'immigrazione di massa che origina dalla grande area comunitaria. Dopo esserci intrattenuti con questi migranti nelle stazioni milanesi di Cascina Gobba ed Assago (vedi reportage sul "Corriere del Ticino" dell'11 luglio scorso) abbiamo deciso di salire su uno dei bus diretti in Moldavia per focalizzare ancora più a fondo la realtà di queste forze lavoro. Abbiamo parlato con uomini e donne, per l'intero viaggio di tre giorni via Trieste, Slovenia, Ungheria e Romania. Partenza: sabato sera da Milano, arrivo lunedì nel primo pomeriggio a Chisinau, capitale moldava, lungo un tratto di strada di oltre duemila chilometri. Percorso inverso, al ritorno, via Bucarest-Sibiu. Pernottamento a bordo. Ecco i loro racconti tra realtà, speranze e sogni. 

MILANO/CHISINAU/BUCAREST (dal nostro inviato) - La partenza per Chisinau, capitale della Moldavia, avviene sabato sera, all'imbrunire, in una nuova area di sosta milanese, quella sterrata di via Tertulliano, nei pressi di piazzale Corvetto. Proprio laddove la domenica c'è chi organizza lo smercio di oggetti di dubbia provenienza. Nell'area si parla di ricettatori e ladri di origine nomade. In effetti, in precedenza, per alcune settimane, dopo la chiusura degli appositi spazi nei pressi della tangenziale Est, le corriere moldave si erano temporaneamente spostate sui parcheggi di Assago, dove l'autorità comunale aveva poi vietato la sosta a questi bus, come era già accaduto a ridosso del capolinea della linea 2. La prima impressione che ci coglie alla vista dei pullman, valigie in mano, è quella di un costante precariato. Come se questi migranti (per una ragione o per l'altra) non avessero il diritto di disporre di un'area di sosta sicura dove potersi organizzare, pur essendo, a tutti gli effetti, forze lavoro preziose per il mercato del lavoro italiano. A maggior ragione da quando, nel 2008, la crisi economica ha iniziato a farsi sentire più forte e sui cantieri e nelle economie domestiche (si pensi alla forte richiesta di badanti) il bisogno di personale dell'Est si è fatto più impellente anche in virtù del suo minor costo.

La registrazione dei passaporti a cielo aperto

Il viaggio verso Chisinau incomincia con la registrazione dei partecipanti. "Si trascrivono i nomi di tutti i passeggeri su un registro prestampato, così da accelerare le operazioni di controllo da parte della polizia nei vari Stati", ci spiega Pavel, ccordinatore del viaggio (che avevamo già avuto modo di conoscere in precedenza in veste di autista). Pavel si fa dettare la nazionalità e il numero di passaporto di ciascuno, da  sua moglie e da un connazionale. Al termine di questo lavoro a cielo aperto, che dura più di un'ora, si sistemano i bagagli nella pancia del bus, dopo che lo stesso autista ha messo quelli eccedenti i trenta chili di peso su una bilancia digitale un tantino segnata dal tempo e li ha contrassegnati con un pennarello con il nome di chi viaggia. Il nostro pullman lascia Milano verso le 22.30, diretto in Veneto. A quell'ora tutti sono stanchi, qualcuno ci dice che avrebbe preferito viaggiare in aereo, ma che sarebbe stato impossibile trasportare i pacchi per la famiglia.

Accompagnatore dei russi

È il caso di Valeriu, un ragazzotto di 25 anni che parla un po' d'italiano: "Domenica prossima si sposa mia sorella e trasportare 100 chili di bagagli sarebbe stato troppo costoso. Ho viaggiato altre volte in bus: all'inizio va bene, ma poi dormire è scomodo e si arriva con i piedi gonfi". Valeriu ha studiato a Milano, prima all'Istituto europeo di design, poi al Bertarelli, indirizzo turistico. "Ho lavorato a Villa d'Este a Como come accompagnatore dei russi, gente che per il proprio affitto spende più di 30 mila euro al mese. È stata un'esperienza interessante, ma volevo un'occupazione stabile che non ho trovato. Senza conoscenze non si può fare molto. Mi pagavano 1300 euro al mese". Nel tuo futuro cosa vedi? "Sempre in Italia mi hanno offerto un contratto da metalmeccanico, ma se riesco a trovare qualcosa più vicino alle mie ambizioni resto in Moldavia. Vedrò".

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