In Libano manifesti e spot anti-profughi siriani

Una polemica è in corso in Libano dopo la diffusione tramite i media e su cartelloni pubblicitari nelle città del paese di una controversa campagna mediatica contro la massiccia e prolungata presenza di profughi siriani nel paese, da circa cinque anni alle prese con la peggiore crisi economica della sua storia.
Media di Beirut riferiscono di una serie di critiche che sono state sollevate nei confronti della tv libanese MTV e della Camera di Commercio dell'Agricoltura e dell'Industria libanese per aver rispettivamente diffuso e sponsorizzato spot pubblicitari in cui «si alimenta l'odio» nei confronti dei profughi siriani nel paese.
Dallo scoppio delle violenze armate in Siria nel 2011 a oggi più di un milione di civili siriani si sono rifugiati in Libano, paese che non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e che di fatto non ha mai organizzato in maniera sistematica e dignitosa l'accoglienza di una massa crescente di siriani.
Il titolo della campagna è «Undo the Damage» (ripara il danno), seguito da una frase: «prima che sia troppo tardi». Nei vari spot pubblicitari si afferma che «i siriani sono il 40% della popolazione libanese... mentre l'altra metà sono libanesi che tentano di migrare».
In uno dei filmati si sente la voce fuori campo di un uomo, padre di famiglia siriano, che afferma di avere numerosi figli da una giovane donna, ancora di nuovo incinta.
Le immagini mostrate sullo sfondo sono quelle di campi profughi non meglio identificati, di bambini e donne sfollate che vivono in condizioni molto precarie.
Dal 2019 in Libano si è palesata la peggiore crisi finanziaria della sua storia. E il collasso economico ha acuito le tensioni sociali tra le vulnerabili comunità di profughi e quelle, sempre più impoverite, di libanesi della media e piccola borghesia.
«Sono nato in Siria», afferma negli spot pubblicitari trasmessi da MTV un'altra voce fuori campo di un bambino. «Dicono che tra qualche anno diventerò libanese». La voce di un altro bambino lo interrompe: «No, siamo siriani e la Siria ha bisogno di noi. Dobbiamo tornare in Siria», si conclude il filmato.