Pensieri dal Battellino

In polizia «busciano»

Dal Ceresio alle vicende politiche ticinesi, tra navigazioni, cronache giudiziarie e questioni che fanno discutere
©Gabriele Putzu
Bruno Costantini
18.10.2025 06:00

Asia adesso si fa chiamare «flotillera» del Ceresio. Poiché navighiamo tutto l’anno sul battellino portando rifornimenti di Barbera fatto col mulo, ha ritenuto opportuno – pare dopo referendum tra gli invitati a un ricco aperocena – dare anche una definizione icastica al suo status di microinfluencer del lago e content creator.

Come «flotilleros» d’acqua dolce dobbiamo però essere guardinghi perché una persona molto in alto a Palazzo delle Orsoline ci ha avvertiti che il battellino potrebbe essere requisito per fare servizio pubblico al posto della flottiglia della Società di navigazione sulla quale soffiano venti tempestosi.

Il servizio già lo facciamo trasportando con il battellino da Capolago a Lugano i momò che fuggono dagli ingorghi stradali. Sul lago si rilassano, non sono ammassati come sui treni nell’ora di punta, possono spettegolare di sesso, politica e lifestyle con Asia e hanno un’altra prospettiva della vita. «Sopra la vita, sotto l’autostrada», ha commentato la mia amica riprendendo il titolo della petizione lanciata dai liberali di Mendrisio che chiede di interrare l’autostrada tra Bissone e Chiasso.

È da quando il sindaco della cittadina di confine Bruno Arrigoni, nel 2020, lanciò l’idea di spostare l’ultimo tratto dell’A2 verso l’Italia sotto la collina del Penz che fioriscono visioni e progetti per correggere gli errori pianificatori di oltre sessant’anni fa.

È un dato di fatto che oggi nel Sottoceneri il sistema viario è al collasso e che probabilmente, in barba ai recenti ringalluzzimenti da perizia politecnica, non sarà il potenziamento dell’A2 tra Lugano e Mendrisio (con orripilante acronimo PoLuMe) a risolvere il problema: lo si sposterebbe più a sud, infinocchiando i momò.

Intanto noi continuiamo a dare loro un passaggio con il battellino sapendo di correre dei rischi se incappassimo in un controllo della Polizia lacuale. Vedendo a bordo una «flotillera» da diporto e le casse di Barbera fatto col mulo scatterebbe subito il test dell’etilometro al quale, tuttavia, ci rifiuteremmo di sottoporci dopo quello che si è scoperto al processo contro i due agenti accusati di favoreggiamento, per il controllo dell’alcol nel sangue, verso il consigliere di Stato Norman Gobbi coinvolto in un incidente nel 2023.

I due sono stati assolti, ma ciò che è emerso durante il dibattimento ha trasformato una vicenda già piuttosto nebulosa, con la secretazione dei fatti, in un boomerang contro il comando della Polizia cantonale e i responsabili politici in Governo, prima Gobbi e ora Zali per via dell’«arrocchino» leghista.

Uno degli imputati ha infatti svelato, per spiegare certe procedure seguite alla carlona, che allora da mesi quasi tutti gli etilometri in dotazione non erano correttamente calibrati. «Mi vergogno a dirlo, nascondevamo l’apparecchio per non farlo leggere all’utente di turno», ha aggiunto l’agente con coraggio e onestà.

Asia è sbiancata: si ritirano patenti, si infliggono multe e sanzioni con gli etilometri sballati? Va bene, non sono gli unici strumenti utilizzati, ma qui stiamo «busciando», chioserebbe il direttore del Mattino.

Dopo il sondaggio sindacale sul malcontento all’interno della Cantonale, è arrivata questa figura di palta che crea sfiducia verso le autorità, sconfessa le dichiarazioni di Zali sugli etilometri e ridicolizza le sbroccate contro la richiesta di una perizia esterna sulla Polizia.

Ammoniva il Nano, tanto per restare in famiglia: «L’è ura da piantala lì da cüntà sü ball».