In Ticino siamo ammalati di «ricorsite»

Un investimento da 50 milioni di franchi. Fermo da anni. A causa di opposizioni e ricorsi. Legittimi ma estenuanti per chi come Robert Saudino, architetto di Ascona, aspetta che il «suo» progetto immobiliare a Ronco sopra Ascona si sblocchi. Il classatore è sul tavolo dello studio. Le pagine sono tante ma in fondo racchiudono una sola verità. La «ricorsite» ha fatto un’altra vittima in Ticino. Una delle tante. «Sono arrabbiato ma anche deluso», confida Saudino mettendo le carte in bella mostra. «Le abbiamo provate tutte. Abbiamo anche informato la popolazione con una serata pubblica ma non c’è stato niente da fare». Occorre aspettare. Settimane, mesi, anni. Il progetto a Ronco sopra Ascona non è un caso isolato.
A Sementina si attende la nuova scuola elementare da vent’anni. Non può partire a causa di un ricorrente. Sempre lo stesso. Che impugna tutte le sue carte. Legittime, di nuovo. Ma debilitanti. Per chi la nuova scuola intende farla, ovviamente. Ma guardando un po’ più in grande anche per le ditte. Che aspettano. Anche se hanno già i contratti. «Noi per fare il nostro progetto a Ronco sopra Ascona ci siamo rivolti a una società importante ma cosa sarebbe successo se l’azienda in questione fosse stata più piccola? Semplice. I suoi dipendenti non avrebbero lavorato per mesi mettendo in grossa difficoltà la ditta e loro stessi», continua Saudino. Che sta aspettando mesi, anni per realizzare un complesso immobiliare contestato come sempre succede dai confinanti. La storia è presto detta. Per arrivare al terreno edificabile Saudino ha una licenza edilizia per scavare una galleria ma i confinanti hanno ricorso al Consiglio di Stato perché a loro dire il rinnovo della stessa - avvenuto a più riprese - non gli è stato comunicato. «Si sono aggrappati a un cavillo», sottolinea l’architetto, sempre più deluso. Perché «in 57 anni di lavoro è la prima volta che mi capita una cosa del genere».
In realtà Saudino è stato fortunato. Perché quasi in ogni Comune ci sono progetti che vanno a rilento. Che sono belli e stupendi sulla carta. Ma si fermano proprio inciampando... sulla carta. Ricorsi, opposizioni. Ai Comuni, al Dipartimento del Territorio, al Consiglio di Stato, al Tribunale amministrativo cantonale. Sono centinaia e centinaia. Ogni anno. Solo il Dipartimento del Territorio, come si scopre dal rendiconto del Consiglio di Stato, nel 2023 ha risposto a 673 ricorsi che lo riguardavano. Tutto questo quando le domande di costruzione non accennano a diminuire. Ma anzi crescono. Si gonfiano. Anno dopo anno. Tanto che l’anno scorso sono state quasi 4mila.
Le ricette di economiesuisse
Arrabbiarsi soltanto però non serve. C’è anche chi, come economiesuisse, l’organizzazione mantello delle imprese svizzere, chiede che le procedure vengano semplificate. Al più presto. Perché la «ricorsite» non è un’abitudine solo ticinese, bensì di tutta la Svizzera. Come sta scoprendo ad esempio anche l’ex campionissimo di tennis, Roger Federer. Che sta costruendo la sua casa dei sogni sul lago di Zurigo. Scontrandosi puntualmente con rimostranze e opposizioni. L’ultima è solo di alcuni giorni fa contro la rimessa per barche. Che Federer vorrebbe realizzare sul lago.
Semplificare le procedure. È questa la visione dell’organizzazione delle imprese svizzere. Semplificazione che dovrebbe iniziare già dal tempo di elaborazione delle domande di costruzione da parte delle autorità. Che dovrebbe essere al massimo di 100 giorni.Questo perché secondo una valutazione della Banca cantonale di Zurigo, in Svizzera occorrono in media 140 giorni per l’approvazione di una domanda di costruzione. Nella città di Zurigo ci vogliono 330 giorni e nel canton Ginevra 500. Ma la corsa ad ostacoli spesso non si conclude con l’ottenimento della licenza edilizia. Economiesuisse lo sa bene. Così come sa che la causa principale delle successive lungaggini sono appunto le opposizioni e i ricorsi. Secondo le stime della Banca cantonale di Zurigo, il 10% dei progetti edilizi approvati - fa notare sempre l’organizzazione mantello delle imprese svizzere - non viene mai realizzato a causa di questo problema. Ecco quindi che per economiesuisse le opposizioni e i ricorsi dovrebbero essere trattati in modo definitivo entro un massimo di 18 mesi.
Ma non è finita. Un’altra richiesta è che i ricorsi dovrebbero essere possibili una sola volta e solo da parte dei diretti interessati. Inoltre, presso le autorità dovrebbe essere definita un’unica persona di contatto competente con potere decisionale e la facoltà di impartire istruzioni. Infine, per rendere la procedura di inoltro di una domanda di costruzione più semplice e veloce, sarebbero anche necessarie procedure puramente digitali senza discontinuità.
L’iniziativa rimasta lettera morta
Che qualcosa andrebbe fatto se n’era accorto e convinto anche l’ex granconsigliere PLR, Graziano Crugnola, oggi sindaco di Tenero. Che nel 2017 aveva presentato un’iniziativa parlamentare generica sottoscritta da tutto il gruppo del suo partito per limitare i ricorsi pretestuosi e privi di fondamento. Seppur nel frattempo stralciata, l’iniziativa immaginava di introdurre nella legge «un deterrente importante e efficace», come quello di aumentare notevolmente (definendo una percentuale sull’investimento dell’edificazione o sul valore della commessa) le spese ripetibili per i ricorsi giudicati palesemente privi di fondamento o irricevibili.
Tutto questo perché, si faceva notare, solo il 33% dei ricorsi sono accolti o parzialmente accolti mentre in ambito di Legge sulle commesse pubbliche solo il 9% di ricorsi sono accolti. Del resto anche il Consiglio di Stato rispondendo a un’altra interrogazione sullo stesso tema era del parere che «spesso il ricorso mira ad ottenere semplicemente una verifica da parte di una seconda istanza mentre a volte, purtroppo, il rimedio di diritto è solo uno strumento per rallentare o ostacolare un determinato progetto non gradito». Crugnola si spingeva ancora più in là. «È risaputo, o per lo meno lo sanno gli addetti ai lavori - sosteneva - che vi sono casi in cui i ricorsi vengono inoltrati semplicemente per rallentare o ostacolare un progetto non gradito nelle vicinanze della propria abitazione o, peggio ancora, per ottenere qualcosa in cambio in caso di ritiro del ricorso. È questo tipo di atteggiamento che va sanzionato».
Oggi che non è più in Parlamento, ma sindaco, Crugnola non ha cambiato punto di vista. Anche se ha la fortuna di essere sindaco «di un Comune non litigioso - spiega -. Certo anche noi siamo confrontati con ricorsi e opposizioni, ma la situazione, se confrontata con altre realtà, non desta particolari preoccupazioni».
«Rinunciamo all’effetto sospensivo»
Emblematico. Così invece il sindaco di Bellinzona, Mario Branda, definisce il caso delle scuole elementari di Sementina. Scuole che si sta aspettando da vent’anni. E che oggi sono ancora ferme, appunto, a causa dei ricorsi. «L’unico modo per non soffocare a livello generale l’azione comunale è quella di rivedere in alcune procedure se concedere o meno l’effetto sospensivo», afferma il sindaco. Che conosce molto bene il tema. Lo conosce così a fondo che si spinge ad aggiungere. «Il problema è che quando si è di fronte a un progetto pubblico nel nostro ordinamento le procedure si sommano le une con le altre - specifica - La Legge organica comunale (LOC) ha un suo percorso. Stessa cosa la legge edilizia e stessa cosa ancora la legge sulle commesse pubbliche. La LOC prevede ad esempio un iter generoso che permette di ricorrere anche a chi non ha un interesse legittimo».
Tutto bello, tutto giusto. L’unico problema, secondo il sindaco, è «che un effetto sospensivo pronunciato in uno dei percorsi appena descritti ha conseguenza in tutte le istanze». Frenando così ogni passo avanti. Anche perché «oggi i Tribunali sono oberati di lavoro e il risultato è che si perdono anni e anni senza quasi accorgersene». Da qui la necessità di rivedere, almeno in alcune procedure, l’effetto sospensivo.
«Su 10 progetti, otto hanno ricorsi, opposizioni o difficoltà rispetto alla normalità». Flavio Petraglio, Ceo del gruppo Artisa, che ha realizzato e realizza iniziative immobiliari, è semplice quanto chiaro nel dipingere la particolare situazione ticinese. Che definire non semplice è dire poco. «Ecco perché il nostro approcio è sempre quello di cercare il dialogo e il compromesso con i ricorrenti, magari già prima di inoltrare una domanda di costruzione». Un approccio che è stato ad esempio utile con il Grand Hotel di Locarno che qualche mese fa è stato contrastato da due ricorsi. Uno da parte di un privato, l’altro dalla Società ticinese per l’arte e la natura (STAN). Ricorsi che sono stati affrontati e risolti «collaborando e coinvolgendo la STAN anche nelle fasi successive del progetto», precisa Petraglio.
Robert Saudino chiude il classatore. La sua espressione è sempre la stessa. Anche perché sa che il progetto immobiliare probabilmente non si schioderà almeno per un po’ di tempo. Questo perché i ricorrenti useranno gli strumenti a loro disposizione per ricorrere anche contro la domanda di costruzione per l’edificazione della struttura e non solo per il tunnel di accesso come hanno già fatto oggi. Saudino è preoccupato e anche stanco. Stanco di aspettare un tempo per lui eccessivamente lungo prima di portare a termine un investimento da 50 milioni di franchi. Non proprio pochi. Di questi tempi.