La storia

«In una città a misura di persona creo le nuove sonorità del reggae»

Il locarnese musicista e musicoterapeuta Tommaso «Tom Siddh» Mainardi, creatore del gruppo ZonaSun, racconta la rinascita della formazione con un album appena sfornato, «Roots'n'Soul»
Il 45.enne Tommaso «Tom Siddh» Mainardi, fondatore del gruppo reggae ZonaSun; nell'adesivo in secondo piano, il nuovo disco «Roots'n'Soul». © Diego Gomez/Messa a disposizione
Jona Mantovan
12.05.2025 06:00

Il 45.enne locarnese Tommaso «Tom Siddh» Mainardi è l’anima del complesso musicale ZonaSun, che celebra i due decenni di vita nel nuovo album «Roots ‘n’ Soul», ma restando sempre fedele al genere giamaicano del reggae, caratterizzato da ritmi sincopati e da testi socialmente impegnati. «Locarno è una città a misura di persona», racconta al Corriere del Ticino. Quasi cieco dalla nascita a causa di un tumore, oggi lavora come musicoterapeuta e realizza un programma radiofonico settimanale.

«Zero punto quattordici. Quarantanove punto otto. Zero punto cinquantacinque». La squillante e femminile voce elettronica è inarrestabile. Tra una lettura di un valore e l’altra, Tommaso (per tutti «Tom Siddh» o solo Tom) preme la stessa nota alla tastiera - fra l’altro tutta in nero, senza distinzione tra toni alterati e naturali, normalmente rappresentati in bianco -, valutando la variazione del suono girando le manopole degli effetti.

Nella traccia d’apertura canto che ogni pensiero è come un seme piantato nella mia vita per un mondo migliore
Tommaso «Tom Siddh» Mainardi, fondatore e anima del gruppo reggae di Locarno «ZonaSun», 45 anni

«Riesco a vedere qualcosina, con la coda dell’occhio», racconta il nostro interlocutore. Nonostante questo, è in grado di controllare il complicato strumento alla perfezione. «Un tempo riuscivo a percepire meglio gli stimoli ottici. Ho potuto imparare a usare il programma che impiego per realizzare la mia trasmissione domenicale, ora lo conosco a menadito e vado a memoria con i comandi abbreviati».

È in questo contesto (in casa sua, nello studio «Wise Monkey», letteralmente «Scimmia saggia») che nasce la raccolta di brani «Roots ‘n’ Soul» («Radici e anima»), dei suoi ZonaSun. Una formazione, rinnovata, che taglia il traguardo dei vent’anni, restando sempre fedele al «reggae» - con ritmi sincopati, «in levare», accompagnati da testi socialmente impegnati - e a Locarno, il luogo dove tutto ha preso forma. «Più che una città, è un ‘paesone’», scherza, sempre positivo e sorridente, riferendosi al posto in cui ha sempre vissuto.

«È a misura di persona e mi ci trovo bene, riesco a spostarmi anche da solo. Poi certo, mi piacerebbe ci fossero molti più appuntamenti al di fuori dei grandi eventi nel periodo estivo, perché mi sembra manchi qualcosa, qui. Almeno questo è ciò che dice il mio gusto per le arti da fruire tramite l’ascolto».

Una ritrovata carica di energia

Ma parliamo del disco uscito di recente: «In qualche modo, segna un punto di svolta, anziché celebrare i quattro lustri di attività. Sono pezzi degli ultimi dieci anni, rimasti lì per vari motivi. Da un lato, mettiamo un punto e arriviamo alla fine di un capitolo, ma nello stesso tempo apriamo una porta e cominciamo un’altra avventura. Nell’ultimo periodo ero rimasto solo, a parte la collaborazione con lo storico bassista, Jacques “Shamano” Moretti. Eravamo senza una band, ma in quest’ultimo anno siamo tornati a essere un ensemble a tutti gli effetti, seppur con persone differenti, anche per le esibizioni. E siamo carichi di entusiasmo per nuovi obiettivi».

Una frase ispiratrice

Significativa la prima traccia, che dà il titolo al lavoro, ispirato a una frase trovata insieme a un seme di baobab ricevuto in regalo: «Canto che ogni pensiero è come un seme piantato nella mia vita per avere un mondo migliore o comunque più armonioso. In realtà, pure le composizioni seguenti lo sono. E parlano di me, dell’impatto dell’umanità sul pianeta e delle relazioni che si creano nella società».

Un’opera più «elettronica», rileva l’artista, prodotta nel suo «laboratorio sonoro». Per motivi di contingenza, siccome in quel periodo un gruppo vero e proprio non c’era ancora, ma anche grazie al suo amore per lo stile «Dub», la versione più «sintetica» del genere che conta tra i suoi esponenti anche l’attivista giamaicano Bob Marley (scomparso nel 1981). «Essendo tastierista, sono sempre stato affascinato dai sintetizzatori, dai loro timbri e dall’apporto che possono dare alle melodie, creando tappeti fonici e ambienti. Possono davvero trasportarti in un’atmosfera particolare». Il creativo parla anche dei colleghi che completano il quartetto: il chitarrista «Zen» (all’anagrafe, Samuel Zenhäusern) e il batterista Federico Sicilia, in arte «Sticks Rico».

La sveglia ricorda gli impegni

«Sono contento di poter portare in giro quest’ultima fatica insieme a loro. Anche i progetti futuri, abbiamo in cantiere un singolo, saranno frutto delle ritrovate energie fra tutti noi».

Lo scampanellio di una sveglia irrompe nella conversazione: «Tom Siddh» deve prepararsi per raggiungere il vicino centro «Insema» di Pro Senectute (nel quartiere Campagna), dove condurrà una seduta di musicoterapia.

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