«In una città a misura di persona creo le nuove sonorità del reggae»

Il 45.enne locarnese Tommaso «Tom Siddh» Mainardi è l’anima del complesso musicale ZonaSun, che celebra i due decenni di vita nel nuovo album «Roots ‘n’ Soul», ma restando sempre fedele al genere giamaicano del reggae, caratterizzato da ritmi sincopati e da testi socialmente impegnati. «Locarno è una città a misura di persona», racconta al Corriere del Ticino. Quasi cieco dalla nascita a causa di un tumore, oggi lavora come musicoterapeuta e realizza un programma radiofonico settimanale.
«Zero punto quattordici. Quarantanove punto otto. Zero punto cinquantacinque». La squillante e femminile voce elettronica è inarrestabile. Tra una lettura di un valore e l’altra, Tommaso (per tutti «Tom Siddh» o solo Tom) preme la stessa nota alla tastiera - fra l’altro tutta in nero, senza distinzione tra toni alterati e naturali, normalmente rappresentati in bianco -, valutando la variazione del suono girando le manopole degli effetti.


«Riesco a vedere qualcosina, con la coda dell’occhio», racconta il nostro interlocutore. Nonostante questo, è in grado di controllare il complicato strumento alla perfezione. «Un tempo riuscivo a percepire meglio gli stimoli ottici. Ho potuto imparare a usare il programma che impiego per realizzare la mia trasmissione domenicale, ora lo conosco a menadito e vado a memoria con i comandi abbreviati».
È in questo contesto (in casa sua, nello studio «Wise Monkey», letteralmente «Scimmia saggia») che nasce la raccolta di brani «Roots ‘n’ Soul» («Radici e anima»), dei suoi ZonaSun. Una formazione, rinnovata, che taglia il traguardo dei vent’anni, restando sempre fedele al «reggae» - con ritmi sincopati, «in levare», accompagnati da testi socialmente impegnati - e a Locarno, il luogo dove tutto ha preso forma. «Più che una città, è un ‘paesone’», scherza, sempre positivo e sorridente, riferendosi al posto in cui ha sempre vissuto.
«È a misura di persona e mi ci trovo bene, riesco a spostarmi anche da solo. Poi certo, mi piacerebbe ci fossero molti più appuntamenti al di fuori dei grandi eventi nel periodo estivo, perché mi sembra manchi qualcosa, qui. Almeno questo è ciò che dice il mio gusto per le arti da fruire tramite l’ascolto».
Una ritrovata carica di energia
Ma parliamo del disco uscito di recente: «In qualche modo, segna un punto di svolta, anziché celebrare i quattro lustri di attività. Sono pezzi degli ultimi dieci anni, rimasti lì per vari motivi. Da un lato, mettiamo un punto e arriviamo alla fine di un capitolo, ma nello stesso tempo apriamo una porta e cominciamo un’altra avventura. Nell’ultimo periodo ero rimasto solo, a parte la collaborazione con lo storico bassista, Jacques “Shamano” Moretti. Eravamo senza una band, ma in quest’ultimo anno siamo tornati a essere un ensemble a tutti gli effetti, seppur con persone differenti, anche per le esibizioni. E siamo carichi di entusiasmo per nuovi obiettivi».
Una frase ispiratrice
Significativa la prima traccia, che dà il titolo al lavoro, ispirato a una frase trovata insieme a un seme di baobab ricevuto in regalo: «Canto che ogni pensiero è come un seme piantato nella mia vita per avere un mondo migliore o comunque più armonioso. In realtà, pure le composizioni seguenti lo sono. E parlano di me, dell’impatto dell’umanità sul pianeta e delle relazioni che si creano nella società».
Un’opera più «elettronica», rileva l’artista, prodotta nel suo «laboratorio sonoro». Per motivi di contingenza, siccome in quel periodo un gruppo vero e proprio non c’era ancora, ma anche grazie al suo amore per lo stile «Dub», la versione più «sintetica» del genere che conta tra i suoi esponenti anche l’attivista giamaicano Bob Marley (scomparso nel 1981). «Essendo tastierista, sono sempre stato affascinato dai sintetizzatori, dai loro timbri e dall’apporto che possono dare alle melodie, creando tappeti fonici e ambienti. Possono davvero trasportarti in un’atmosfera particolare». Il creativo parla anche dei colleghi che completano il quartetto: il chitarrista «Zen» (all’anagrafe, Samuel Zenhäusern) e il batterista Federico Sicilia, in arte «Sticks Rico».
La sveglia ricorda gli impegni
«Sono contento di poter portare in giro quest’ultima fatica insieme a loro. Anche i progetti futuri, abbiamo in cantiere un singolo, saranno frutto delle ritrovate energie fra tutti noi».
Lo scampanellio di una sveglia irrompe nella conversazione: «Tom Siddh» deve prepararsi per raggiungere il vicino centro «Insema» di Pro Senectute (nel quartiere Campagna), dove condurrà una seduta di musicoterapia.