Infranto il segreto del conclave, ecco il primo retroscena sul voto dei cardinali

Nonostante il divieto assoluto di parlare e il giuramento formulato all’ingresso nella Cappella Sistina, dai cardinali che hanno eletto Papa l’americano Robert Francis Prevost cominciano a filtrare alcune indiscrezioni sull’andamento del conclave.
L’arcivescovo emerito di Vrhbosna, il cardinale Vinko Puljič, in un’intervista rilasciata ieri all’agenzia di stampa cattolica della Conferenza episcopale della Bosnia ed Erzegovina (KTA, Katolièka Tiskovna Agnecija) ha rivelato che il primo scrutinio è stato «dispersivo», ma che sin dalla seconda votazione è apparso chiaro come il favorito fosse il porporato nordamericano.
«Il nostro primo voto è stato molto dispersivo - ha detto Puljič - Poi la rosa si è ristretta e si è rivolta al cardinale Prevost perché si è visto che aveva la capacità di essere un leader. In particolare, i cardinali nominati da papa Francesco gli hanno dato un forte sostegno». I 108 elettori creati da Bergoglio avrebbero quindi avuto un peso determinante.
Peraltro, secondo un altro cardinale, l’ arcivescovo emerito di Washington D.C Wilton Gregory, Prevost non avrebbe fatto «alcuna dichiarazione particolare» durante le Congregazioni generali pre-conclave, ma si sarebbe piuttosto «impegnato in modo abbastanza efficace» in discussioni di gruppo più piccole. Nessun discorso «straordinariamente convincente che ha entusiasmato» il sacro Collegio, quindi, ma un dialogo continuo e costante con ciascuno dei cardinali elettori.