Iniziativa per il 10%, il PS presenterà una proposta di finanziamento

Il principio è semplice: nessuno deve pagare premi di cassa malati più del 10% del proprio reddito disponibile. La campagna progressista in vista del voto del 28 settembre (alle urne, quel giorno, ci sarà anche la proposta leghista) è partita oggi a Bellinzona con la presentazione di un ricco argomentario a favore dell’iniziativa «Esplosione di cassa malati: ora basta!», nota come «Iniziativa del 10%», promossa dal Partito socialista e sostenuta da diverse forze politiche. Per raggiungere questo obiettivo, l’iniziativa propone di ampliare la fascia dei beneficiari dei sussidi RIPAM, così da garantire un sostegno più ampio alla popolazione. «Oggi le persone più colpite sono le famiglie, il ceto medio, le coppie senza figli e i pensionati», ha esordito Laura Riget, copresidente del PS. «Con l’iniziativa del 10% tutte queste persone avranno una riduzione dei premi di cassa malati», ha aggiunto la socialista ricordando come negli ultimi anni il Ticino sia stato il cantone più penalizzato dagli aumenti dei premi, pur avendo il salario mediano più basso della Svizzera. «La nostra iniziativa è una risposta concreta alla principale preoccupazione della popolazione ticinese, l’aumento incontrollato dei premi che erode il potere d’acquisto». Secondo le stime del Consiglio di Stato, il 61% della popolazione beneficerà direttamente della misura. Per gli iniziativisi è quindi ora di dire «basta».
La stima dei costi
Rispetto al reddito «netto» o a quello «imponibile», l’iniziativa prende in considerazione il reddito «disponibile» per due motivi principali. Da un lato, si tratta del parametro già oggi impiegato per il calcolo del sussidio RIPAM: «In questo modo l’implementazione non stravolge il sistema esistente e non comporta nuova burocrazia». Dall’altro, il reddito disponibile assicura una maggiore equità, perché riflette più fedelmente le reali risorse a disposizione di una famiglia, ha spiegato Riget. La quale ha poi risposto alla critica maggiore che viene mossa all’iniziativa socialista, ossia il fatto che è particolarmente onerosa.
I costi stimati dal Consiglio di Stato sono di 300 milioni di franchi annui. Una cifra un po’ «grossolana» che tuttavia riflette l’ampiezza del problema, ha detto Riget: «Oggi questi milioni sono a carico dei cittadini che faticano a far quadrare i conti». Ma chi li pagherà, dunque, questi milioni? A questo proposito, Riget ha annunciato che nei prossimi giorni il PS presenterà una proposta di finanziamento elaborata insieme ad alcuni economisti. La leva principale sarà quella fiscale. Su questo punto, però, Riget è stata chiara: «Il ceto medio avrà un beneficio netto. C’è infatti il timore che, intervenendo sulla leva fiscale, il ceto medio finisca per pagare più imposte, ricevendo al contempo qualcosa in più dall’iniziativa, ma senza reali benefici. Non è così: lo dimostreremo con esempi concreti». La proposta, che verosimilmente introdurrà una nuova progressione delle aliquote, comprenderà anche altre misure. «Non sarà l’unica», ha assicurato Riget. È chiaro, comunque, che questa iniziativa rappresenta un primo passo verso un sistema di finanziamento dei premi in base al reddito.
L’operaio e il milionario
Sul tema equità di trattamento sono poi intervenuti anche Tamara Merlo (Più Donne) e Pino Sergi (MpS): «Oggi una persona sola con un reddito modesto può arrivare a pagare fino al 17% del proprio stipendio in premi senza ricevere alcun aiuto. Con l’iniziativa, invece, avrebbe un sostegno di oltre 2.800 franchi l’anno. Anche molte coppie di pensionati, che oggi destinano oltre il 20% del reddito ai premi, risparmierebbero più di 7.000 franchi», ha detto Merlo. Dal canto suo, Sergi ha posto l’accento sul fatto che «un operaio e un milionario pagano gli stessi premi: il sistema è profondamente ingiusto», ha chiosato il deputato. Il quale ha poi sottolineato che il vero problema non è l’esplosione dei costi della salute – «che in Svizzera sono stabili, sotto controllo e pari a circa il 10% del PIL, come in molti altri Paesi industrializzati» – bensì la stagnazione dei salari. Un tema ripreso e sviluppato anche da Rudi Alves, in rappresentanza del Partito comunista: «L’iniziativa non abbassa direttamente i costi sanitari, ma redistribuisce in modo più equo il peso dei premi, alleggerendo la maggioranza della popolazione». Inoltre, secondo Alves, spingerà il Consiglio di Stato ad adottare misure concrete per ridurre gli sprechi, favorire la prevenzione e pianificare meglio l’offerta ospedaliera, «evitando la costosa pseudo-concorrenza tra pubblico e privato».
Il confronto con la Lega
Infine, Rocco Vitale dei Verdi ha confrontato l’iniziativa sul 10% con quella della Lega, che sarà anch’essa sottoposta a voto popolare a fine settembre, spiegando perché quest’ultima «non raggiunge l’obiettivo dichiarato di sostenere il ceto medio». «La Lega», ha ricordato, «propone di alzare la soglia di deduzione dei premi: una ricetta tipica della destra, che avvantaggia soprattutto i redditi alti. Una coppia con due figli e un reddito annuo di 117 mila franchi – pieno ceto medio, quindi – con l’iniziativa del 10% risparmierebbe 4.000 franchi all’anno rispetto alla situazione attuale. Con l’iniziativa leghista, invece, il beneficio sarebbe di appena 291 franchi. Al contrario, una coppia con un reddito annuo di 250 mila franchi non riceverebbe nulla dall’iniziativa del 10%, perché di fatto non ha bisogno di aiuti aggiuntivi, mentre con la proposta della Lega otterrebbe ben 1.700 franchi l’anno». Secondo Vitale, questa iniziativa, dunque, finisce per aiutare chi non ne ha davvero bisogno, «creando al contempo un buco di 100 milioni nelle casse cantonali». Vitale ha poi ribadito che l’iniziativa del 10% non genera costi aggiuntivi: «Quei 300 milioni che oggi pesano sulle famiglie – in particolare sul ceto medio e su chi non ha accesso al sussidio RIPAM – verrebbero redistribuiti in modo proporzionale al reddito e alla situazione dei contribuenti».