Iniziative popolari, c'è chi vuole vietare la raccolta di firme a fini commerciali
È possibile che si vada a votare su iniziative popolari che magari non sarebbero legalmente riuscite? Il sospetto sorge spontaneo dopo le rivelazioni fatte dai giornali Tamedia, secondo i quali la Procura federale sta indagando sulla falsificazione di migliaia di firme raccolte (dietro compenso) da società specializzate in favore di una dozzina di proposte di modifica della Costituzione. «Sono in corso procedimenti contro diverse persone fisiche e contro ignoti», ha confermato a Keystone-ATS il Ministero pubblico della Confederazione (MPC). Perquisizioni domiciliari e interrogatori sono stati effettuati dall’MPC e dall’Ufficio federale di polizia (fedpol). La procura non si è sbilanciata in merito alle iniziative interessate o ai destinatari dei procedimenti. Sembra però che le società coinvolte siano più di una.
Tutto è partito da una denuncia presentata dai promotori dell’iniziativa popolare «Servizio civico», depositata nel 2023. In difficoltà nella raccolta delle sottoscrizioni, gli iniziativisti avevano fatto capo a una società losannese specializzata, la Incop. Dopo tre settimane, i promotori hanno ricevuto 4.912 firme non autenticate. Dopo averle inviate ai Comuni, la copresidente del comitato d’iniziativa, Noémie Roten, si è accorta che gran parte delle firme si erano rivelate non valide: 423 su 1.159 a Losanna, 61 su 167 a Friburgo e addirittura 12 su 13 nel Comune vodese di Coppet. Si tratta di tassi di invalidazione che vanno dal 35% a oltre il 90%. Sono apparsi indirizzi che non esistevano, hanno firmato persone che non risiedevano nel Comune indicato, oppure persone sono comparse più volte con firme diverse, oppure ancora la data di nascita è risultata inventata. In alcuni casi, interi fogli erano stati apparentemente copiati da vecchie iniziative. Insospettiti, i promotori hanno presentato una denuncia penale nel giugno 2023 contro la Incop, che come da accordi aveva raccolto le firme in cambio di denaro (una pratica molto diffusa oltre San Gottardo). Il 5 marzo 2024 gli stessi promotori hanno presentato una denuncia anche contro Pôle Swiss, un’altra società di raccolta firme.
Vincent Duvoisin, direttore degli affari comunali e dei diritti politici nell’amministrazione vodese, ha dichiarato a Tamedia che già all’inizio del 2019 diversi Comuni avevano contattato il Cantone in relazione a possibili casi di frode. A essi è quindi stato chiesto di segnalare sistematicamente le irregolarità. Secondo il canton Vaud, non è emerso un chiaro schema politico. Tra la dozzina di testi con il maggior numero di sottoscrizioni falsificate ve ne erano alcuni della destra conservatrice, altri incentrati su preoccupazioni ecologiste e altri che non potevano essere chiaramente assegnati a un partito. Tra le iniziative interessate ci sono quella a favore del nucleare «Stop al blackout», quelle dell’UDC sulla neutralità e contro una Svizzera da 10 milioni di abitanti, quella sull’allevamento intensivo e quella per vietare l’importazione di prodotti di pellicceria ottenuti infliggendo sofferenze agli animali.
Una denuncia penale contro ignoti è stata presentata dalla Cancelleria federale. Depositata nel 2022, da allora è stata modificata più volte. «Le segnalazioni di casi sospetti riguardano in varia misura una dozzina di iniziative popolari», scrive il portavoce Urs Bruderer. L’attenzione si concentra soprattutto sulle liste di firme provenienti dai Comuni della Romandia, anche se dallo scorso inverno si è registrato un numero crescente di situazioni sospette nella Svizzera tedesca. Stando a Bruderer, è fondamentale che ogni caso venga notificato e che gli elenchi in questione siano «tutti messi a disposizione delle autorità di perseguimento penale».
Il reato è punibile con pene fino a tre anni di carcere. Riguardo alle conseguenze specifiche delle presunte falsificazioni, Bruderer non ipotizza al momento lo scenario peggiore: «Non ci sono indicazioni che iniziative popolari o referendum siano riusciti grazie a firme contraffatte». Al contrario, il numero di sottoscrizioni dichiarate non valide dai Comuni suggerisce che i controlli sulla loro validità stanno funzionando.
Le prime reazioni non si sono fatte attendere. I Verdi vogliono vietare la raccolta commerciale delle firme il più rapidamente possibile, si legge in un post su X del consigliere nazionale ecologista Balthasar Glättli. La «democrazia in vendita» deve avere dei limiti, scrive ancora lo zurighese. Per la Fondazione per la democrazia diretta, Consiglio federale e Parlamento hanno la responsabilità di «porre immediatamente fine» alla raccolta di firme a fini commerciali. Non si tratta più di casi singoli, motiva l’associazione, che parla di sistema ormai fuori controllo e su cui bisogna intervenire. Tuttavia, fino a questo momento, tutte le proposte di vietare la raccolta commerciale di firme per iniziative e referendum sono state respinte dal Governo e dal Parlamento.