Inquinanti eterni PFAS, il giudice dà ragione a «Patti chiari»
Inquinanti eterni. Era questo il titolo della puntata di Patti Chiari della RSI oggetto di una decisione supercautelare del Tribunal de première instance di Ginevra su richiesta dei legali di un’importante azienda del Mendrisiotto con sede a Ginevra. Il tema erano gli PFAS, sostanze per- e polifluoroalchiliche. Il giudice ginevrino, fa sapere oggi la RSI, ha dato ragione a Patti chiari sottolineando l’equilibrio del lavoro svolto e «l’interesse pubblico nel diffondere il servizio e nell’informare il telespettatore sulla presenza nel suolo del Ticino di inquinanti». L’inchiesta è quindi stata riprogrammata per questa sera, venerdì 17 novembre.
Il lavoro di inchiesta partiva dai dati presenti su una cartina internazionale, pubblicata da un consorzio internazionale di giornalisti, che rivelava l’esistenza in Europa, in Svizzera e in Ticino, di punti di contaminazione da PFAS, i cosiddetti inquinanti eterni. Si tratta di sostanze presenti in moltissimi oggetti della vita quotidiana, usati a partire dagli anni 80 ma che con il tempo sono divenuti un problema di salute pubblica. Sono presenti nei terreni, nei fiumi, nei laghi. E, purtroppo, anche nel corpo umano.
Patti chiari si è concentrato sui punti problematici della Svizzera italiana cercando di capire meglio le ragioni delle contaminazioni. Il servizio presenta anche delle analisi su pesci pescati in vari fiumi e laghi: proprio i pesci infatti sono dei rivelatori della diffusione di queste sostanze nell’ambiente. Il tema è di forte interesse pubblico ed è nelle agende politiche di tutti gli Stati Europei: l’Agenzia europea delle sostanze chimiche sta provvedendo ad inasprire regolamenti e imporre divieti. Una corsa contro il tempo vista la presenza massiccia di queste sostanze ormai ovunque. Da qui dunque la motivazione della redazione di Patti chiari di diffondere il reportage sulla presenza di PFAS nella Svizzera italiana e di difendere il lavoro in sede giudiziaria. Fino ad ottenere, in prima istanza, piena ragione. «Il reportage - si legge nella sentenza del giudice - presenta la problematica dei PFAS in modo oggettivo e dà conto dei vari punti di vista affinché il telespettatore possa disporre di elementi che gli permettano di capire la situazione».