L’intervista

«Insegno ai bambini a dare del tu a Socrate e a Kant»

Parla Laura Vaioli, autrice di un agile e coloratissimo saggio di filosofia per ragazzi
Una illustrazione di Laura Vaioli nel capitolo dedicato ad Aristotele.
Carlo Silini
05.09.2020 06:00

Il bello dei bambini è che possono dare del tu a chiunque, anche al Papa o a Trump – per dire -, perché entrano in contatto diretto con gli adulti senza complessi. Lo sa bene la saggista italiana Laura Vaioli che ha intitolato il suo ultimo libro «Ciao Socrate! La filosofia raccontata ai ragazzi» (Salani editore) tentando l’operazione inversa: portare le somme vette della filosofia all’altezza dei bambini. L’abbiamo intervistata.

Laura Vaioli.
Laura Vaioli.

Laura Vaioli, il suo libro è ambizioso. Parlare di Kant o di Hegel a dei ragazzi non sembra un fatto naturale. Come nasce l’idea del libro?

«La chiave di tutto è mio figlio più piccolo. Ho un figlio piuttosto intellettuale con cui parlo di molte cose. Ho visto che a parlare di questi argomenti mi seguiva molto bene e con interesse. In realtà il libro l’ho scritto con lui. Per me è stato fondamentale».

Sì, ma come si costruisce un libro del genere?

«Mi sono laureata in filosofia a 23 anni e ora ne ho 50: è passato un po’ di tempo, c’è un bel po’ di vita nel mezzo. Il mio metodo è stato prima di tutto di recuperare i libri e manuali di filosofia e i volumi più divulgativi che ho sempre comperato nel corso degli anni. Prendevo ogni filosofo, leggevo tutti i manuali che avevo, leggevo i saggi su di loro all’interno di raccolte di storia della filosofia. Poi pensavo a mio figlio e mi chiedevo: quali sono i tre concetti di questo pensatore che per me è importante che gli arrivino? Li sceglievo dicendomi che quelli erano i più importanti. Quanto a tutti gli altri, mio figlio avrà modo di scoprirli crescendo. In realtà ho usato il ’’metodo della gerarchia’’ che ho spiegato anche nel testo».

Parlando di Tommaso D’Aquino, infatti, lei spiega che fai gerarchia quando «ordini le cose per gradi, dalla più importante alla meno importante».

«In realtà c’è stata una selezione molto precisa degli argomenti che mi ha consentito di non disperdermi. Il rischio era voler dire troppo. Bisognava fermarsi a un’infarinatura facendo però venir la voglia di continuare».

Come si fa a selezionare degli argomenti che interessino ai bambini?

«Bisogna tenere conto che io coi bambini ci sto tanto. Il mio lavoro principale è un altro, dirigo un’accademia d’arte con ragazzi più grandi, dai 18 i 25 anni. Ma stare con i bambini mi è sempre piaciuto e ho fatto tante attività con loro. Conosco molto bene il loro linguaggio e mi sono approcciata con tranquillità. Sapevo dove potevano arrivare e ho alzato l’asticella un pochino più alta di quella a cui di solito si fanno arrivare i bambini a livello intellettivo».

Da adulti tendiamo a distinguere i pensatori famosi tra «buoni» e «cattivi» maestri. Per esempio, oggi, su Nietzsche pesa l’influenza che le sue idee hanno avuto sul nazismo. Non è rischioso parlare del superuomo a un bambino?

«Ho cercato di parlare di Nietzsche nella maniera naif che mi contraddistingue. È ovvio che mi sento più vicina a Marx o a Simone del Beauvoir. Ma mi sembrava giusto parlarne, dato che si tratta di pensatori che hanno fatto la storia della civiltà. È giusto riportare a un bambino anche quello che di geniale hanno detto. Non potevo, perciò, non mettere Nietzsche. Non si può prescindere da lui, anche se è rischioso. Devo poi aggiungere che tutto quello che gli è stato poi attribuito è una derivazione postuma. Lui non aveva espresso delle idee politiche, ma portava avanti un pensiero che è stato messo volutamente al servizio del nazismo».

Il libro punta molto sull’effetto grafico: è molto colorato e ci sono parecchie informazioni illustrate...

«La narrazione visiva è fondamentale. Questo sarà il linguaggio del futuro. Credo che tutta la comunicazione che i ragazzini stanno vivendo adesso sul web sia estremamente veloce, immediata e frammentaria. C’è però un modo per non renderla frammentaria, ma per coglierla nella sua complessità. Si chiama ’’illustrazione concettuale’’. Penso che il futuro della comunicazione stia lì: meno parole e più immagini. Ci auguriamo tutti che si tratti di immagini efficaci e non di immagini didascaliche fini a se stesse».

Uno strumento fondamentale per parlare di filosofia, non solo ai bambini, sono le domande. E nel libro ce ne sono parecchie.

«Perché ai bambini le domande piacciono. Li fanno sentire partecipi, al fine del coinvolgimento. Ho anche scelto una domanda chiave per rappresentare ogni filosofo. L’ho fatto in modo istintivo, con grande passione».

Ha dovuto fare delle scelte, ha osato proporre temi molto arditi per dei ragazzini cercando di rapportarli alle loro esperienze di vita...

«La scelta dove ho osato di più è stata quella di parlare dell’iperuraneo di Platone. Era molto azzardato cercare di far capire ai bambini che le divine idee sono la perfezione, così come quando il Wi-Fi funziona benissimo, mentre quando va frammentato quella è la realtà in cui viviamo. Siccome però vivono tutti con il telefonino in mano quella era una metafora che potevano capire».

L’autrice

Laura Vaioli è nata e cresciuta a Firenze, dove si è laureata in Filosofia. Dopo una pluriennale esperienza nel settore del marketing e della comunicazione, oggi è alla direzione di TheSIGN – Comics & Arts Academy. Nel tempo libero dipinge e realizza oggetti per la divulgazione culturale in chiave pop. Con Marco Morandi, dal 2012 al 2019, ha organizzato laboratori ed eventi artistici e musicali per famiglie sul rock.

Il racconto: Emma e Hume

Laura Vaioli ha scritto un racconto filosofico per ragazzi appositamente per il Corriere del Ticino. Eccolo:

«Era giunta da poco l’estate ed il cuore di Emma batteva forte per Cristian.
Avevano appena finito la seconda media e ora che non c’era più scuola i due ragazzi si mandavano i messaggi in cui sognavano il giorno in cui si sarebbero rivisti. Cristian era andato a Londra. Emma non vedeva l’ora di indossare i suoi jeans migliori e di tornare a condividere con lui la ricreazione. Anche lui sembrava innamorato quanto lei.
Un brutto giorno però Emma ricevette un messaggio da una sconosciuta, tale Francesca, che senza mezzi termini dichiarò di essere la ragazza di Cristian. Emma si sentì morire dentro, non credeva ai suoi occhi e iniziò a piangere disperata.
Come ha potuto farmi questo? Era il mio primo amore!
Nel trambusto di questo dramma sentimentale il fratello di Emma si avvicinò alla ragazza e le chiese: ma sei sicura che sia vero? Lei rispose: si! Tutto torna, lei mi ha fatto vedere degli screenshot.
Il fratello allora prontamente rispose: ricordi quando hai letto il libro Ciao Socrate? Cosa diceva il filosofo David Hume? Sbaglio o non si puo essere sicuri al 100% di niente? Cerca di essere scettica! Analizziamo la situazione. Non hai ancora parlato con Cristian, lui è a Londra e ancora non ha visto né te né lei. Anche quello che sembra probabile finché non è sotto ai tuoi occhi non è certo. Ad Emma sembrò un buon pensiero. Era tutto da vedersi e lei aveva Hume dalla sua, oltre a suo fratello e alle sue amiche. Qualsiasi cosa fosse accaduta, dopo esserne stata certa, l’avrebbe affrontata a testa alta».