Internet non è il trionfo della democrazia

MUZZANO - Se ci si attiene all'inflessibile legge dei numeri c'è poco da dire: l'avvento del digitale ha le dimensioni sociali, economiche e culturali di una vera e propria rivoluzione. Il nostro Vecchio continente europeo, per esempio, da solo detiene un quinto di tutti gli utenti mondiali di Internet. Nel 2000, su 820 milioni di abitanti, oltre 105 utilizzavano la grande rete. Nel 2012 si erano quasi quintuplicati raggiungendo i 518 milioni. Significa che in dodici anni il tasso di crescita è stato quasi del 400% e che il tasso di penetrazione di Internet è pari al 63,2%. E i numeri svizzeri non sono meno importanti. Impressionante.
E così, «i media digitali sono diventati una delle principali ''ossessioni'' della società contemporanea: connettersi in rete, acquistare prodotti online, scaricare una App, aggiornare il proprio profilo virtuale, scambiare e-mail o SMS sono solo alcune tra le infinite attività e i gesti abitudinari entrati a far parte della vita quotidiana di miliardi di persone», come scrivono Gabriele Balbi e Paolo Magaudda, autori del saggio «Storia dei media digitali. Rivoluzioni e continuità» che verrà pubblicato nei prossimi giorni da Laterza. Lo abbiamo letto in anteprima e abbiamo potuto parlarne con uno degli autori, Balbi, professore-assistente alla Facoltà di scienze della comunicazione dell'USI. Con lui, sull'edizione odierna del CdT, proviamo a descrivere i miti che circondano la digitalizzazione del mondo.