Il personaggio

«Io, scalatrice iraniana, trovo la libertà sulle montagne»

L'autrice Francesca Borghetti e l'atleta Nasim Eshqi hanno portato all'USI il documentario Climbing Iran: «Così gridiamo la nostra ribellione al regime islamico»
Nasim Eshqi, capelli sciolti e tanto rosa, il suo colore preferito: «Tutto quel che non si può fare in Iran, sulle mie montagne io lo amplifico»
Jona Mantovan
25.08.2023 10:00

La lotta contro il regime islamico iraniano passa per... le montagne. Lo ribadisce a gran voce il documentario Climbing Iran (realizzato nel 2020), presentato mercoledì nel corso di una serata aperta al pubblico del Middle East Mediterranean Summer Summit, nell'aula magna dell'Università della Svizzera italiana. La protagonista, Nasim Eshqi, non è solo un'attivista, ma anche un'atleta di alto livello. Che ha aperto molte vie (alpinisticamente parlando) sia in Iran sia in altri Paesi: «È una fortuna poterla ospitare a questo evento insieme alla regista, Francesca Borghetti», dice soddisfatta al Corriere del Ticino la capoprogetto, Federica Frediani.  

La sala è gremita e la proiezione sta per iniziare. «L'iniziativa è organizzata in collaborazione con il Dipartimento federale degli Affari esteri e ha lo scopo di far incontrare giovani da tutte le parti della regione, ma anche dai Paesi europei, per parlare e costruire ponti tra queste nazioni che non hanno occasione di incontrarsi spesso».

C'è ancora qualche minuto per scambiare due parole con la protagonista, Nasim Eshqi. «Voglio che una cosa sia chiara, su tutte», sottolinea. «Molti tracciano un parallelo tra me e l'altra scalatrice iraniana, Elnaz Rekabi, balzata alle cronache per aver tolto il velo in una competizione olimpica. Penso che lei sia stata pilotata dal regime iraniano. Penso che il suo gesto sia stato pianificato solo per distrarre il pubblico. Perché lei, oggi, vive in Iran. Gareggia tranquillamente, sempre portando il velo, nella squadra nazionale di arrampicata. Ma io non sono così. Io non posso più tornare in Iran. Se torno, mi arrestano. Una rivoluzione, una protesta, non si fa con un gesto di cinque minuti. Non si fa togliendosi il velo per poi rimetterselo, no».

Ho praticato tanta kickboxing, facevo molte gare e tornei. Poi, un giorno, ho capito che nelle montagne, con l'arrampicata, posso trovare i miei limiti e le mie debolezze

Una lottatrice

La frustrazione di Eshqi è palpabile. Lei è una lottatrice. La sua carriera sportiva, infatti, non è iniziata con la disciplina dell'arrampicata. «Ho praticato tanta kickboxing, facevo molte gare e tornei. Poi, un giorno, ho capito che nelle montagne, con l'arrampicata, posso trovare i miei limiti e le mie debolezze». La donna si batte da tutta una vita contro il regime della repubblica islamica in Iran. E farlo con l'arrampicata, secondo lei, è il modo migliore.

«In Iran, i finanziamenti non sono destinati ad alcun tipo di arte, sport, scienza, nulla. Tutto il budget è destinato alla promozione del regime islamico, nella costruzione di moschee, in cerimonie di persone morte in passato. Così, se vuoi avere istruzione, intendo a livello universitario, devi lasciare il Paese. Se vuoi essere uno sportivo d'élite, devi andartene. Tutto questo accade perché mancano strutture. Per qualsiasi cosa».

Eshqi ricorda poi la difficoltà nel muoversi in quanto donna desiderosa di svolgere attività sportive. Nel caso dell'arrampicata, ad esempio, è necessario seguire delle regole molto rigide. Come il fatto di praticare al chiuso, in una palestra, solo con altre donne e in momenti ben precisi. «Per noi donne, lo sport è considerato un'attività inutile. Per gli uomini è diverso. Loro possono trascorrere il loro tempo libero così. A noi donne viene chiesto 'Perché fai queste cose? Devi leggere il Corano, imparare a cucinare per il tuo futuro marito...' e così via. Devi lottare contro la società, contro la tua famiglia. Non ti sostiene nessuno, la pressione arriva da più parti. Anche la mia famiglia è contraria. E quanta energia ti rimane per svolgere attività sportive, dopo tutto questo lottare?». Domanda retorica. Ben poca in effetti.

Voglio mostrare al mondo che sono ancora qui. Che non ce l'hanno fatta. Ecco quel che voglio gridare al regime: che sono ancora viva

Colore nella vita

Anche considerando che quando si scende per le strade con quest'idea, la polizia è sempre allerta. «Devi giocare a nascondino, con gli agenti. Devi sempre fare attenzione e guardarti in giro, per capire dove sono. Perché se ti vedono, ti prendono». E la cantilena del rischio è sempre la stessa: finire arrestati, incarcerati o giustiziati. Ovvio che, alla fine, passi la voglia di praticare il tuo sport preferito. «Le ragazze occidentali non riescono neanche a immaginare quanto questo regime sia stressante».  

Anche in questa occasione, Nasim si presenta con l'immancabile smalto sulle unghie. Rosa, simbolo della femminilità. «Ma lo metto ovunque, non solo sulle unghie», esclama. «Il regime vuole cancellarmi. Vuole obbligarmi a coprire i capelli, a vestire capi di colore nero. Dobbiamo coprire tutto il nostro corpo per non mostrare nulla. Questo governo islamista vuole eliminare la mia personalità in quanto donna».

Le unghie smaltate, in questo contesto, sono un colpo di grazia al volere della repubblica islamica. «Già! Sei proprio una cattiva ragazza se fai queste cose in Iran». È così che ha deciso di mettere del colore nella sua vita. «Voglio mostrare al mondo che sono ancora qui. Che non ce l'hanno fatta. Ecco quel che voglio gridare al regime: che sono ancora viva».

Sono molto contenta di essere qui. Le montagne sono mie. E io appartengo a loro

Ticino, una delle migliori destinazioni

L'atleta ammette di conoscere bene il Ticino e la Svizzera sotto il profilo della disciplina dell'arrampicata. «Non sono ancora riuscita, adesso. Ma nei prossimi giorni vorrò salire da qualche parte qui vicino. Sono già stata in passato, non elenco i nomi perché sono tantissimi. Trovo sia straordinario il Ticino. Avere il privilegio di essere vicini alle montagne. Questa è una delle destinazioni migliori, da questo punto di vista. Sono molto contenta di essere qui. Le montagne sono mie. E io appartengo a loro», conclude Nasim.

Il brusio nell'aula magna sta calando, le luci si abbassano e si concentrano sul podio. Dopo le prime presentazioni, partirà la proiezione di Climbing Iran. Ma il pubblico ha già tante domande da porre alle due donne protagoniste della serata. Una dietro la 'macchina da presa', Francesca Borghetti, e l'altra, Nasim Eshqi, in veste di protagonista. 

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