Iraq: Tony Blair non molla

LONDRA - Dell'antico charme informale e parlantina seducente non s'è vista neanche una traccia. Ma Tony Blair, che oggi affrontava il suo «giorno del giudizio» deponendo davanti alla commissione d'inchiesta sull'Iraq non è arretrato di un centimetro dalla sua posizione: nessun rimorso, Saddam rappresentava una minaccia, pensavamo avesse armi di distruzione di massa (poi rivelatesi inesistenti), decisi di andare alla guerra accanto agli americani, e lo rifarei. Volto teso, sguardo duro, un mezzo ghigno perennemente stampato sulle labbra, Blair ha duellato verbalmente con i membri della commissione guidata da Sir John Chilcot, che lo hanno minuziosamente interrogato su ogni aspetto del conflitto, dall'11 settembre in poi, fino al dopoguerra in Iraq.«Non ci fu alcun patto segreto per fare la guerra all'Iraq» con George W. Bush loro incontro al ranch texano di Crawford nell'aprile del 2002, ha voluto chiarire Blair: «Dissi pubblicamente che Saddam andava affrontato, e al presidente Bush dissi che la Gran Bretagna avrebbe affrontato insieme agli Usa la minaccia posta da Saddam Hussein, con le sanzioni, con le ispezioni, e se si fosse arrivati a quello, con la forza militare...Non ho mai considerato l'11/9 un attacco agli Usa, ma a tutti noi». «Fino all'ultimo», ha aggiunto, ha sperato che le sanzioni funzionassero, e se la via dell'Onu vesse avuto successo, «tutto questo non sarebbe successo».