Diritti umani

Israele ha impedito ai registi di «No Other Land» di portare i media in un tour in Cisgiordania

L'esercito israeliano ha impedito ai due registi del premiato documentario, il palestinese Basel Adra e l'israeliano Yuval Abraham, di raggiungere un'area nella quale era stata organizzata una visita per i giornalisti – «Non vogliono che il mondo sappia che cosa sta succedendo qui» – La mossa di Tel Aviv arriva in un contesto di crescente violenza dei coloni israeliani nei confronti dei residenti palestinesi
© ALAA BADARNEH
Red. Online
02.06.2025 19:00

«Questo film non s'ha da proiettare». Avevamo già parlato delle grandi, grandissime difficoltà incontrate da No Other Land - documentario premiato agli Oscar 2025 - nel raggiungere gli spettatori. Nessun distributore ufficiale americano, pur dopo il plauso della critica, si era preso l'incarico di portare la pellicola nei cinema. 

Ora, il film diretto, prodotto, scritto e montato da un collettivo israelo-palestinese e incentrato sulla distruzione, da parte dell'IDF, del comune cisgiordano di Masafer Yatta, torna a far parlare di sé. Oggi, infatti, l'esercito di Israele ha impedito ai giornalisti di entrare nei villaggi della Cisgiordania durante un tour organizzato dai registi: il palestinese Basel Adra e l'israeliano Yuval Abraham. 

Secondo quanto riportato dai media internazionali, i due autori avevano invitato i media a un evento in Cisgiordania durante il quale intervistare i residenti palestinesi, vittime delle crescenti violenze dei coloni israeliani nell'area.

Nel video postato su X dal co-regista del film, Yuval Abraham, tuttavia, un soldato israeliano dice a un gruppo di giornalisti internazionali che «non c'è passaggio» nella zona a causa di un ordine militare. Adra ha poi fatto sapere che l'IDF ha impedito ai giornalisti di entrare in due villaggi palestinesi che speravano di visitare.

Perché?

La domanda sorge spontanea. Perché? «Non vogliono che i giornalisti visitino i villaggi per incontrare i residenti», ha affermato Basel Adra, che aveva invitato i media a visitare la sua stessa casa. «È chiaro che non vogliono che il mondo veda cosa sta succedendo qui». 

Parte dell'area, compreso un insieme di 19 piccoli villaggi beduini noti come Masafer Yatta, è stata unilateralmente dichiarata da Tel Aviv zona di addestramento per l'esercito negli anni Ottanta. Circa 1.000 palestinesi sono rimasti lì nonostante l'ordine di uscire, e giornalisti, attivisti per i diritti umani e diplomatici hanno potuto visitare la zona e i villaggi in passato, riporta l'AP. Ora, apparentemente, non più.

I residenti palestinesi, sottolinea l'agenzia, hanno riferito di un aumento della violenza dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023: i coloni  israeliani si spostano regolarmente per demolire case, tende, serbatoi d'acqua e uliveti, «e i palestinesi temono che l'espulsione possa avvenire in qualsiasi momento».

Adra ha detto che i giornalisti sono riusciti a entrare in uno dei 19 villaggi che compongo Masafer Yatta, ma gli è stato impedito di entrare a Tuwani, il villaggio dove vive, e a Khallet A-Daba, dove sperava di portarli. Questo perché, secondo Adra, i coloni, arrivati oggi a Khallet A-Daba, avrebbero preso possesso di alcune grotte in cui vivono i residenti del villaggio, distruggendo i loro beni e disperdendo centinaia di pecore sulle terre del villaggio. I militari hanno demolito gran parte del villaggio il mese scorso.

Nuovi insediamenti

Proprio la scorsa settimana, Tel Aviv ha approvato 22 nuovi insediamenti ebraici nella Cisgiordania occupata: la più grande espansione degli ultimi decenni. Molti esistevano già come avamposti, costruiti senza autorizzazione governativa, e sono stati dunque legalizzati. Altri verranno costruiti da zero. Gli insediamenti, illegali ai sensi del diritto internazionale, sono internazionalmente considerati un grave ostacolo al raggiungimento della soluzione dei due Stati – sostenuta, fra gli altri, anche da Stati Uniti e Svizzera – e di una pace duratura tra palestinesi e israeliani.

Il Ministro della Difesa Israel Katz, nell'annuncio della scorsa settimana, ha esplicitamente dichiarato che la mossa «impedisce la creazione di uno Stato palestinese» che «metterebbe in pericolo Israele».

Stop diplomatici

Giorni fa, poi, Israele ha impedito a una delegazione di ministri degli Esteri arabi, guidata dal capo della diplomazia saudita Faisal bin Farhan, di compiere una visita in Cisgiordania. E il 21 maggio un'unità dell'esercito israeliano ha sparato colpi di avvertimento in aria durante una visita diplomatica a Jenin, in Cisgiordania, creando panico fra i diplomatici.