Ivan Bogdanov rischia 4 anni

GENOVA - Sono ancora vivi negli occhi di chi le ha viste dal vivo, e di milioni di telespettatori, le terribili scene verificatesi la sera del 12 ottobre al Marassi di Genova, in occasione della partita Italia-Serbia - sospesa dall'arbitro - nella quale gli ultras della nazionale ospite capeggiati dal loro leader Ivan Bogdanov, mettevano a ferro e fuoco la città portuale, improvvisamente diventata emblema della tifoseria violenta internazionale. Gli inquirenti italiani, dopo aver confermato il fermo del 29.enne disoccupato Bogdanov, hanno chiesto che gli altri sette ultras assicurati alla giustizia insieme al loro rappresentante tristemente più famoso, debbano scontare in Italia da 1 a 4 anni di carcere. Bogdanov ne rischia quattro. I legali dei giovani coinvolti hanno chiesto di abbassare a due anni le condanne. Il Gip, però, sembra essere contrario.
Le autorità serbe, inoltre, vorrebbero che i loro connazionali possano essere giudicati in Patria, e ne chiedono l'estradizione. Sullo sfondo della vicenda che coinvolge gli ultras serbi c'è una chiara disputa politica: la Serbia intende entrare nell'UE e condanne esemplari potrebbero migliorarne l'immagine all'estero. Ma coltelli, fumogeni, pinze e centinaia di migliaia di euro di danni, per gli italiani, hanno un prezzo apparentemente ancora maggiore: quello della credibilità.