Kirghizistan, Bakiev non cede

Il presidente in fuga: "Golpe orchestrato da altri"
AtseAnsa
08.04.2010 23:31

MOSCA - Braccio di ferro non concluso in Kirghizistan. Da Bishkek l'opposizione dichiara di avere il controllo del paese, ma a sud, dalla sua roccaforte di Osh, il presidente Bakiev rifiuta di cedere il potere, e denuncia «un golpe orchestrato dall'esterno». Mentre la parola sulla soluzione della crisi, pare passare al di fuori del paese, tra Russia e Usa.

In mattinata Roza Otunbayeva, alla guida del governo provvisorio, aveva assicurato di avere in mano, oltre alla capitale, «4 regioni su 7». L'esecutivo formato ieri sera si era già messo al lavoro, promettendo di rivedere privatizzazioni «sospette», abbassare le bollette elettriche - una delle micce della rivolta - e «nuove elezioni presidenziali entro 6 mesi». Esercito e polizia sono passati dalla parte degli oppositori, aiutandoli a mantenere l'ordine a Bishkek, dove la situazione resta tesa.

Poi il colpo di scena. Dal sud del paese parla Kurmanbek Bakiev, il presidente cacciato ieri dal suo trono: «Non riconosco la sconfitta, anche se non ho leve per influenzare la situazione nel Paese», dice all'agenzia kirgiza 24KG. Poi in un'intervista a radio Eco di Mosca avverte: «E' un colpo di stato, la responsabilità cade sull'opposizione che dovrà risponderne secondo legge. Dietro i loro «baccanali» ci sono forze esterne che vogliono destabilizzare il paese». Il riferimento è chiaro: la Russia di Vladimir Putin.