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La BNS gioca il ruolo di apripista nella discesa dei tassi di interesse

La Banca nazionale svizzera ha varato in anticipo i tagli e con la mossa di questi giorni ha impresso un’altra accelerazione – La Banca centrale europea ha assunto una maggiore velocità mentre la Federal Reserve e la Bank of England sin qui sono state più caute
© CdT / Gabriele Putzu
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
16.12.2024 06:00

La Banca nazionale svizzera (BNS) fa da apripista nella discesa dei tassi di interesse, prendendo come basi la bassa inflazione elvetica e la marcata forza del franco. Il forte taglio al tasso guida deciso nei giorni scorsi dalla BNS - dall’1% allo 0,50% - è un’accelerazione in un cammino che è iniziato nel marzo scorso, con una prima riduzione del costo del denaro dopo la fase di rialzi varati per contrastare il rincaro. L’istituto di emissione svizzero sta utilizzando appieno la sua autonomia e sta giocando per alcuni aspetti d’anticipo rispetto alle altre maggiori banche centrali.

Il raffronto

Ma vediamo in quale contesto si inserisce la linea d’azione della BNS. Vale la pena di fotografare, oltre a quella elvetica, la situazione di alcune tra le maggiori aree economiche, in particolare Stati Uniti, Eurozona, Regno Unito. Per quel che riguarda inflazione e tasso di interesse guida, questo era il quadro quest’ultimo venerdì, sulla base dei dati al momento disponibili: USA inflazione 2,7% (novembre) e tasso 4,75%; Eurozona inflazione 2,3% (novembre) e tasso 3,15% (per i principali rifinanziamenti, quello sui depositi è 3%); Regno Unito inflazione 2,3% (ottobre) e tasso 4,75%, Svizzera inflazione 0,7% (novembre) e tasso 0,50%.

È interessante vedere anche attraverso quale percorso le rispettive banche centrali sono arrivate al quadro attuale, prima alzando i tassi contro l’inflazione e poi abbassandoli, mano a mano che il rincaro calava. La Bank of England (BoE) ha iniziato i rialzi nel dicembre 2021, quando l’inflazione britannica era al 5,4%; la Federal Reserve (Fed) ha varato il primo rialzo della fase nel marzo del 2022, con l’inflazione USA all’8,5%; la BNS ha alzato nel giugno 2022, quando il rincaro svizzero era al 3,4%; la Banca centrale europea (BCE) ha attuato il suo primo rialzo nel luglio 2022, con l’inflazione dell’area euro all’8,9%.

A iniziare il percorso di discesa dei tassi nel 2024, prima tra le maggiori banche centrali, è stata invece la BNS, con un taglio di 0,25 punti in marzo, a cui hanno fatto seguito altri due tagli identici in giugno e settembre e poi la riduzione di 0,50 punti di questo mese; nel marzo scorso l’inflazione elvetica era all’1%. La BCE si è mossa dal canto suo con un primo taglio in giugno, quando il rincaro nell’Eurozona era al 2,5%, a cui hanno fatto seguito altri tre tagli. La Bank of England ha attuato in agosto il primo dei suoi due tagli, quando l’inflazione britannica era al 2,2%. La Federal Reserve è arrivata in settembre al primo dei suoi sin qui due tagli, con l’inflazione americana che nel mese era al 2,4%.

Le valutazioni

Quali valutazioni si possono fare sulla base di queste fotografie? Iniziando dai rialzi dei tassi del 2022, si può vedere chiaramente il ritardo con cui le maggiori banche centrali hanno cominciato a contrastare la fiammata inflazionistica (il rincaro a quel punto era già alto), discorso che vale soprattutto per la Fed e per la BCE ma in parte anche per la BoE e la BNS. Gli istituti centrali principali evidentemente hanno sottovalutato gli effetti congiunti del post pandemia e della guerra in Ucraina, aggiungendo a questo, probabilmente, la ormai lunga abitudine del badare più ai rischi della presunta deflazione che a quelli dell’inflazione.

Passando ai ribassi dei tassi di quest’anno, si può dire che la BNS, anzitutto, e poi anche la BCE stanno procedendo con una velocità accentuata, la prima guidata anche dalla volontà di frenare un super franco che rischia di creare ostacoli all’export elvetico, la seconda guidata soprattutto dall’intenzione di rafforzare una crescita che va irrobustita nell’Eurozona. La BoE, e la Fed sono state più caute nei tagli ai tassi: nell’area anglosassone c’è una maggiore tolleranza sull’inflazione, che più che altrove viene intesa anche come segno di crescita. L’obiettivo finale di Fed e BoE è lo stesso della BCE: 2% di inflazione media annua; ma i percorsi non sono gli stessi della BCE.

Le prospettive

Nei prossimi giorni Fed e BoE si pronunceranno. Al di là del comune sentire, va detto che le esigenze dei due istituti nel breve-medio sono diverse. La BoE deve pensare a irrobustire la crescita britannica (dunque non è escluso che intensifichi i tagli ai tassi), mentre la Fed è soddisfatta della crescita USA e deve più di altri scongiurare ritorni di fiamma dell’inflazione (quindi è possibile che resti lenta nei tagli, ancor più pensando ai rischi inflazionistici della linea Trump). BCE e BNS potrebbero tagliare ancora in tempi non lunghi. La BNS, che ha come obiettivo un’inflazione nella fascia 0%-2%, peraltro si è già mossa molto ed ha quindi un margine ridotto nei tagli; la BCE si è mossa dopo e adesso deve cercare di giocarsi al meglio il suo margine.