La caccia spiegata a tutti: «Non è solo un passatempo»

Forse non è un cambio di paradigma, ma certamente è un nuovo modo di porsi di fronte a una società che cambia. I cacciatori - per usare una metafora - «escono dal bosco» per raccontare chi sono, che cosa fanno e perché. Questa, almeno, è la linea che la Federazione cacciatori ticinesi (FCTI) intende seguire nei prossimi anni.
«Comunicare meglio e in modo diverso è diventata una necessità», ha spiegato il presidente Davide Corti, in occasione di un incontro con la stampa in occasione del 30. anniversario della federazione. «La caccia in Ticino non è più quella di trent’anni fa: il contesto è profondamente cambiato. La selvaggina non si trova più solo nei boschi o in alta montagna, ma è ormai presente anche nei dintorni dei centri abitati e in aree urbane. Oggi, anche chi non ha alcuna conoscenza del mondo venatorio può incontrare animali selvatici con la stessa facilità di chi vive in alpeggio. Tuttavia, il modo in cui questi cittadini percepiscono gli animali – e i cacciatori – sono filtrati da una sensibilità talvolta distante dalla realtà della caccia».
Proprio per questo, «la comunicazione è diventata una necessità». Una comunicazione che dev’essere popolare, aperta, trasparente e diretta, rivolta soprattutto a chi conosce poco o nulla del mondo venatorio. «Dobbiamo spiegare meglio che l’abbattimento di un animale selvatico è solo l’eventuale conclusione – e non sempre scontata – di un’attività che si estende durante tutto l’anno. Un’attività fatta di presenza costante sul territorio, di sorveglianza, di tutela dell’ambiente e degli habitat naturali». Di qui,lo slogan scelto per il giubileo: «La caccia: oltre un semplice passatempo».
Dialogo e trasparenza
Molto più di un semplice momento ricreativo, dunque, la caccia è oggi una pratica che richiede competenza, senso di responsabilità e impegno costante. Al tempo stesso, svolge un ruolo fondamentale per l’equilibrio faunistico del territorio.
Lo ha confermato anche Andrea Stampanoni, collaboratore scientifico dell’Ufficio caccia e pesca: «La pianificazione venatoria si basa oggi su solidi fondamenti scientifici, che tengono conto delle esigenze di conservazione della natura. L’obiettivo principale è mantenere una fauna selvatica equilibrata, in armonia con i biotopi presenti sul territorio».
In questo contesto, il ruolo dei cacciatori diventa essenziale. Stampanoni ha infatti sottolineato come la Federazione sia ormai protagonista in numerose fasi della pianificazione venatoria, e come una collaborazione efficace tra gli attori coinvolti sia imprescindibile per ottenere risultati concreti e sostenibili. In altre parole, i cacciatori sono parte integrante della moderna gestione faunistica, un elemento attivo all’interno di un sistema basato su conoscenze aggiornate e su una visione responsabile del rapporto uomo-natura.
Detto altrimenti: il ruolo dei cacciatori trova posto nell’equazione della moderna teoria venatoria. Un assunto importante da portare «fuori dal bosco» - per riprendere la metafora iniziale impiegata da Michele Bertini, responsabile delle relazioni esterne della FCTI: «Negli ultimi anni, la caccia è stata spesso oggetto di percezioni distorte, alimentate da stereotipi o da una conoscenza parziale della realtà venatoria. In realtà, essa è parte integrante della gestione del territorio, della tutela della biodiversità e della nostra cultura». Di qui nasce l’intenzione, in occasione del 30. anniversario della FCTI, di rilanciare la comunicazione verso l’esterno. L’obiettivo: aprirsi in modo trasparente a un dialogo costruttivo con l’opinione pubblica, i media e le istituzioni.
In termini concreti, ciò si tradurrà in un aumento delle occasioni d’incontro e approfondimento con i media – attraverso conferenze stampa, interviste e altre iniziative – e in un dialogo più strutturato con il mondo politico.
«Anche la politica, sia a livello cantonale che federale, sarà coinvolta in questo sforzo comunicativo», spiega Bertini. «Lavoreremo per rafforzare i canali di contatto e confronto istituzionale, così da contribuire a una comprensione più completa e aggiornata del ruolo della caccia nella società di oggi».
Fiducia e collaborazione
Al riguardo, Corti ha sottolineato la ritrovata buona collaborazione con il Dipartimento del territorio. Ciò che è stato anche il presupposto per l’elaborazione del nuovo regolamento sulla caccia bassa che verrà presentato a breve: «La caccia bassa è sempre stata un tema delicato nei rapporti tra la Federazione e l’Ufficio caccia e pesca. Oggi però, grazie alla fiducia ricostruita, siamo riusciti a trovare delle convergenze anche su questo fronte», ha detto Corti. «Ciò che si cacciava un anno fa o dieci anni fa si caccerà ancora, anche se con modalità più moderne e con un monitoraggio più attivo degli abbattimenti. Per noi era tuttavia fondamentale che la caccia bassa – che si pratica con il cane – restasse attrattiva. Concretamente, questo significa garantire un numero sufficiente di giornate per l’allenamento dei cani prima dell’apertura della stagione e quindi permettere di vivere appieno questa esperienza venatoria: cacciare spesso, senza necessariamente prendere tanto».