La calma prima della tempesta

Senza sorprese, circondato dagli applausi, Piero Marchesi è stato riconfermato oggi alla guida dell’UDC. In occasione del congresso del partito a Biasca, davanti a una settantina di presenti, Marchesi ha voluto ribadire il proprio impegno per far continuare a crescere il partito, specialmente in vista delle elezioni del 2027. «Sono alla guida dell’UDC dal 2016 e di benzina ce n’è ancora, ma occorre anche guardare al futuro e iniziare a capire chi, dopo di me, potrà guidare il partito», ha spiegato, confermando anche la propria volontà di correre per un posto in Consiglio di Stato.
Pronto a farsi criticare
«I ticinesi - ha detto - meritano un Governo che abbia una visione, una strategia. Va bene anche che si facciano degli errori, perché vuol dire che si è tentato qualcosa. Oggi, invece, siamo in una situazione in cui la politica preferisce non fare nulla per non sbagliare. E il Ticino è fermo». Se dovesse essere eletto nell’Esecutivo cantonale, Marchesi ha chiarito anche che cosa si attende dai suoi: «Oggi ci si offende se qualche deputato critica il proprio consigliere di Stato, ma io sono del parere che chi va in Governo deve essere pronto anche a farsi criticare. Personalmente, mi arrabbierei se il mio gruppo parlamentare UDC non andasse avanti con la linea di oggi, in maniera coerente con le sue idee». E, benché non voglia «fare promesse che servono solo in campagna elettorale», Marchesi ha assicurato che lui e l’UDC continueranno a essere «coerenti nei temi, con la voglia di cambiare qualcosa in un Governo ormai appiattito».
Carte coperte
Non ha voluto sbottonarsi, per contro, sull’alleanza con la Lega. «Nonostante la collegialità, c’è poca volontà da parte dei consiglieri di Stato di marcare il punto su alcuni temi. Ogni tanto, invece, sarebbe opportuno che chi rappresenta l’area di destra dicesse chiaramente come la pensa». Insomma, l’intesa siglata prima delle ultime elezioni con Via Monte Boglia fatica a essere trasformata in un’azione governativa coerente. A un anno e mezzo dalle elezioni, tuttavia, Marchesi non intende scoprire le carte. «È troppo presto per dire se Lega e UDC correranno ancora insieme. Stiamo facendo tutte le riflessioni del caso e valutando le opzioni sul tavolo». In ballo, ha ricordato, non ci sono solo le cantonali, ma anche le comunali e le federali. «Per ora, andiamo avanti lavorando sui temi, per cercare di portare le nostre soluzioni. Al momento opportuno convocheremo il comitato cantonale per prendere una decisione», ha tagliato corto.
Lo sfogo dell’ex municipale
Un parere sull’arrocco è stato chiesto dalla stampa anche ai presenti in sala. Ma a prendere la parola è stato soltanto Riccardo Braga, ex leghista ed ex municipale di Origlio, che si è detto molto deluso dalla direzione presa dal movimento. «Di Giuliano Bignasca non vi è più alcuna traccia, né vi è oggi un leghista che conosca la storia della Lega. Gobbi ha persino creato una nuova costituente con i suoi amici, e non con chi Lega l’ha creata», ha spiegato, sostenendo con fermezza che un accordo con Via Monte Boglia non si debba fare. «Non c’è nulla da guadagnare da questa intesa. Mi chiedo quando l’UDC si stuferà di svolgere la funzione del barcone che traghetta la Lega, per poi riceverne in cambio solo una gomitata». Al termine del congresso, però, sondando gli umori della base il parere di Braga non sembra essere isolato. «Per me - ha raccontato una simpatizzante - l’accordo con la Lega è morto. I loro due consiglieri di Stato hanno fatto il loro tempo ed è ora di un cambiamento. Del resto, anche la Lega stessa è andata molto indietro».
Pareri contrastanti sull’alleanza
Chi invece non ha fatto mistero di sperare che l’UDC corra in solitaria è il deputato in Gran Consiglio Alain Bühler: «Vorrei misurare sul campo la forza dell’UDC e capire, dati alla mano, quanto pesa da sola». Più cauti, per contro, altri esponenti del partito, che suggeriscono sia meglio «andarci con i piedi di piombo». «Uniti siamo più forti - ha commentato il municipale di Alto Malcantone Alfredo Bazzocco - e non sono così sicuro che, da soli, potremmo guadagnare il seggio in Governo». Il problema di un’eventuale intesa, ha aggiunto, è però la presenza di Claudio Zali: «Perché? Beh, semplicemente non è di destra. È un verde mancato». «Dalla nostra - gli ha fatto eco un municipale di Biasca - abbiamo però diversi assi nella manica, primo fra tutti Piero Marchesi». Sull’idea di un’intesa si è detto possibilista il presidente sezionale di Alto Malcantone Marco Burkhard. «Ma non a tutti i costi: se andiamo d’accordo sulla linea è un conto, altrimenti meglio correre da soli». Secondo altri, invece, «l’alleanza deve essere preservata in nome del bene supremo, ossia la possibilità di tenere unita l’area di destra: non possiamo fare come la sinistra e disperderci, dobbiamo restare uniti se vogliamo uscirne vincenti».
Anche la deputata Roberta Soldati invita alla prudenza: «Al momento, ci sono troppe variabili in gioco, è difficile dare ora una risposta che non sia di pancia. Non è così che si devono prendere le decisioni sensate». Quel che è certo, però, è oggi l’UDC è un partito diverso da 4 anni fa: «Siamo in crescita, abbiamo una linea chiara e una credibilità. Per ora dobbiamo continuare a lavorare in modo serio, poi tra qualche mese si dovrà arrivare al dunque».
Le frecciate a Zali
Dal canto suo, Marchesi ci ha ribadito che il coordinatore della Lega Daniele Piccaluga «entro ottobre o novembre dovrebbe farci sapere chi si ricandiderà dei due consiglieri di Stato uscenti. A quel punto, capiremo come sviluppare le eventuali discussioni». Ma se Zali dovesse sollecitare un nuovo mandato, «un accordo diventa quasi impossibile». Del resto, «lui stesso è andato in televisione a dire che si sente più vicino ai Verdi che all’UDC, nonostante sia stato eletto anche con i nostri voti. Mi pare evidente che abbiamo un grosso problema». Se si optasse per una corsa in solitaria, comunque, «credo che abbiamo buone possibilità di fare un seggio».