Il caso

La Cina censura Winnie the Pooh: colpa dei meme su Xi Jinping

Ormai da anni, sui social girano immagini in cui il presidente cinese viene paragonato al simpatico orsetto giallo della Disney: Pechino continua a bloccare film e prodotti che potrebbero alimentare ulteriori «prese in giro»
© Twitter
Federica Serrao
23.03.2023 21:30

Che cos'hanno in comune Winnie the Pooh e Xi Jinping? A molti questa domanda sembrerà senza senso. Eppure, ormai da anni, sui social vengono pubblicati meme e immagini in cui il presidente cinese viene paragonato al simpatico orsetto giallo del noto cartone animato. Ma c'è di più. Con il passare del tempo, fotomontaggi e collage di questo tipo si sono moltiplicati al punto tale da aver spinto la Cina a censurare alcuni dei film con protagonista Winnie the Pooh. L'ultimo caso risale proprio ad alcuni giorni fa. In tutto il Paese del Dragone è stata infatti vietata la proiezione di «Winnie the Pooh: Blood and Honey», film horror britannico il cui personaggio principale - in versione meno dolce e tenera rispetto al cartone animato - è proprio l'orsetto goloso di miele. La paura del governo cinese è che, anche in questo caso, la pellicola possa essere presa come spunto per produrre nuovi meme, portando frustrazione e malcontento tra i censori che proteggono Xi Jinping. Ma da dove ha avuto origine tutto ciò?

Galeotto fu l'incontro con Obama

Il primo paragone tra Xi Jinping e Winnie the Pooh risale al 2013. In quell'anno, il presidente cinese era stato immortalato mentre passeggiava con Barack Obama, all'epoca suo omologo statunitense. È stato allora che alcuni internauti hanno colto una certa somiglianza con una scena del cartone animato, che vede Winnie the Pooh e l'amico Tigro (in questo caso rappresentato dall'ex presidente statunitense) camminare vicini. Non solo. Agli utenti il paragone piacque così tanto proprio per il personaggio di Winnie, che fin da subito venne dipinto come "molto simile nelle fattezze" al presidente cinese, in particolare per il volto particolarmente rotondo. 

Il primo meme che diede origine a tutto. © Twitter
Il primo meme che diede origine a tutto. © Twitter

A qualcuno il paragone strappò un sorriso. Di certo, però, non a Pechino. Ma quello fu solo l'inizio. A distanza di un anno, nel 2014, Xi Jinping venne nuovamente accostato a Winnie the Pooh in seguito a una fotografia scattata insieme all'ex primo ministro giapponese, Shinzo Abe, che in quel caso assunse la parte dell'asinello pessimista Ih-Oh. 

© Twitter
© Twitter

 

Ovviamente, nel corso degli anni successivi, i paragoni aumentarono a dismisura. Complici i social media, con il passare del tempo è diventato sempre più difficile riuscire a contenere i meme. Per questa ragione, il governo cinese non perse tempo e applicò una severa censura sia a tutte le immagini che prendevano in giro Xi Jinping, che ai prodotti che avrebbero potuto, in qualche modo, ispirare gli utenti più creativi a creare nuovi meme. 

Addirittura, nel 2015, il confronto tra Xi Jinping e l'orsetto della Disney avvenuto durante una parata militare, venne considerato «l'immagine più censurata dell'anno», secondo la classifica del Global Risk Insights. La Cina, non a caso, etichettò quel meme come «un serio tentativo di minare la dignità della carica presidenziale e dello stesso Xi». 

Nel 2018, Pechino bloccò invece l'emittente televisiva statunitense HBO, colpevole di aver mandato in onda uno sketch del comico John Oliver mentre prendeva in giro «l'apparente sensibilità» del presidente cinese per il paragone con Winnie. In quell'occasione, il comico britannico aveva fatto una vera e propria parodia del presidente cinese, facendo riferimento alla somiglianza nelle fattezze con l'orsetto. 

Dieci anni dopo

Ma arriviamo ad oggi. A distanza di dieci anni, gli accostamenti non sembrano certo essersi fermati e per questo motivo, dicevamo, la censura cinese continua a essere attivissima. La proiezione del nuovo horror con protagonista Winnie the Pooh, come detto, è stata infatti cancellata. Addirittura nella stessa settimana in cui era prevista l'uscita nei cinema di Hong Kong. Improvvisamente, i link per la prenotazione dei biglietti su Facebook hanno smesso di funzionare, trasmettendo unicamente messaggi in cui si annunciava che la biglietteria era momentaneamente fuori servizio. La stessa casa distributrice di film a Hong Kong, VII Pillars Entertainment, ha dichiarato sempre sul social di Mark Zuckerberg che «con grande rammarico» l'uscita prevista per il 23 marzo era stata cancellata, senza fornire ulteriori dettagli. 

Tuttavia, questa non è di certo la prima volta che il governo cinese prende misure così drastiche. Anche negli scorsi anni, diversi film sono stati proibiti nel Paese per non aver ottenuto l'approvazione delle autorità. Quella di Winnie the Pooh, però, ancora oggi rimane una delle armi mediatiche più potenti contro il governo cinese. E soprattutto, contro lo stesso Xi Jinping. 

© Twitter
© Twitter