Addio alla regina

La Cina invitata ai funerali di Elisabetta: a Londra è polemica

Ad alzare la voce sono stati in particolare alcuni veterani Tory della Camera dei Comuni come Tim Loughton e l'ex leader del partito di governo, Iain Duncan Smith, i quali hanno indirizzato una furibonda missiva di protesta agli speaker dei due rami del parlamento
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Ats
15.09.2022 19:18

Una polemica è esplosa dietro le quinte dell'atmosfera soffusa che - tra lutto e bon ton diplomatico - fa da sfondo ai preparativi per il funerale di Stato della regina in calendario a Londra lunedì 19 al cospetto di tanti potenti della Terra.

Nondimeno una polemica imbarazzante per il neonato governo conservatore di Liz Truss, investita della carica di premier da Elisabetta II appena due giorni prima di morire e già costretto a gestire le contestazioni interne alla maggioranza sulla questione dell'invito alla leadership cinese.

Ad alzare la voce sono stati in particolare alcuni veterani Tory della Camera dei Comuni come Tim Loughton e l'ex leader del partito di governo, Iain Duncan Smith, i quali hanno indirizzato una furibonda missiva di protesta agli speaker dei due rami del parlamento.

I due, assieme ad altri colleghi eredi della tradizione dei 'cold warrior', denunciano come fuori luogo l'inserimento dei vertici "del regime" di Pechino ("architetti" fra l'altro nelle loro parole "del genocidio" degli uiguri musulmani dello Xinjiang, riconosciuto di recente come tale dal Parlamento di Westminster) nella lista d'inviti redatta dal cerimoniale del Foreign Office.

Una scelta fatta a quanto pare di default dallo staff, alle spalle di James Cleverly, ministro degli Esteri appena insediato nel governo Truss. E tuttavia esecutiva.

Al momento è escluso, in effetti, che Xi Jinping possa essere a Londra per le esequie in prima persona; ma nel caso sarà lui a snobbare l'evento. E in ogni modo fonti cinesi danno in arrivo il vicepresidente Wang Qishan. Presenza inaccettabile per i firmatari della lettera aperta di denuncia, stando ai quali la Cina avrebbe dovuto essere boicottata, al pari della Russia (esclusa in seguito alla guerra in Ucraina), della Bielorussia, della Birmania, del Venezuela, della Siria e dell'Afghanistan dei talebani.

O, al più, ammessa a farsi rappresentare dall'ambasciatore, come l'Iran, la Corea del Nord e il Nicaragua. La richiesta a questo punto - visto che ritirare l'invito sarebbe forse troppo contro la superpotenza emergente del pianeta - è di avere la garanzia che chiunque sbarchi da Pechino venga se non altro tagliato fuori dal banchetto offerto da re Carlo III a palazzo per il dopo-funerale ai soli capi di Stato stranieri presenti: fra cui non dovrebbe mancare il presidente degli USA, Joe Biden (a cui Truss dedicherà anche un bilaterale ad hoc).

A maggior ragione - insiste Duncan Smith - poiché la Cina ha sanzionato pochi mesi or sono lui stesso ed altri 6 fra deputati e lord considerati "ostili" proprio in risposta all'approvazione della mozione parlamentare britannica di "riconoscimento del genocidio degli uiguri".

Carlo non pare d'altronde insensibile a questo dossier (come agli abusi attribuiti al potere cinese in Tibet o a Hong Kong). E fu protagonista da erede al trono d'un incidente diplomatico storico nel 1999: quando diede platealmente forfait a un ricevimento in pompa magna offerto dalla regina sua madre su richiesta dell'allora governo laburista di Tony Blair all'omologo di Xi dell'epoca, Jiang Zemin, in visita a Londra in veste di presidente e primo segretario del Partito Comunista: quando a Downing Street s'inaugurava - fra politica e affari - la stagione del tappeto rosso steso ai piedi del Dragone. Altri tempi.

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