La parata

La Cina mostra i muscoli insieme a Putin e Kim, Trump accusa: «Cospirano contro gli USA»

Durante la grande parata in occasione degli 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, il leader cinese Xi Jinping avverte: «Il mondo deve scegliere tra pace e guerra» - Presente anche la Svizzera, con l'ex consigliere federale Ueli Maurer - Mostrati armamenti all'avanguardia, tra carri armati, droni e missili ipersonici
©SERGEY BOBYLEV/SPUTNIK/KREMLIN P
Michele Montanari
03.09.2025 10:00

(Aggiornato alle 10) Armamenti tecnologici, discorsi di guerra e pace e due ospiti d'eccezione, quelli che più intimoriscono l'Occidente: il presidente russo Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong-un. La Cina mostra i muscoli con la sua sontuosa parata militare - la più grande mai organizzata da Pechino - in occasione dell'80esimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. E lo fa davanti a due ospiti d’onore come Putin e Kim, leader desiderosi di smantellare l'attuale ordine mondiale. L’obiettivo del Paese del Dragone è chiaro: la sua potenza militare e la sua influenza diplomatica non sono secondi a nessuno. 

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Il presidente cinese Xi Jinping ha lanciato un monito alla comunità internazionale, affermando che l'umanità ora si trova di fronte a una scelta tra «pace e guerra, dialogo e scontro».

Xi ha iniziato il suo discorso ricordando i soldati cinesi che hanno preso parte al conflitto degli anni Quaranta del Novecento, chiedendo di sradicare le radici della guerra per impedire che la storia si ripeta. Ma il suo messaggio principale, anche se non vengono mai nominati, è rivolto in particolare agli Stati Uniti: oggi la Cina è forte, non teme nessuno ed è pronta ad assumere un ruolo di primo piano nel mondo. I suo principali alleati sono evidenti: Russia e Corea del Nord.

«Il popolo cinese è un popolo che non ha paura della violenza, è autosufficiente e forte», ha affermato il leader di Pechino, aggiungendo: «Perseguiremo la strada dello sviluppo pacifico e lavoreremo fianco a fianco ai popoli di tutti i Paesi per costruire una comunità con un futuro condiviso per l'umanità».

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Xi ha esortato il suo esercito a trasformarsi in una forza di «livello mondiale», per salvaguardare con fermezza la sovranità nazionale, impegnandosi in un percorso di sviluppo pacifico.

Il grande evento per celebrare gli 80 anni dalla sconfitta del Giappone alla fine della Seconda guerra mondiale è stato ampiamente evitato dai leader occidentali (a parte il primo ministro slovacco Robert Fico), con Putin e Kim - schivati dall’Occidente a causa della guerra in Ucraina e delle ambizioni nucleari nordcoreane - come osservatori (ed osservati) speciali.

La parata militare cinese arriva in un momento cruciale, ossia qualche settimana dopo l’incontro tra Putin e il presidente USA Donald Trump in Alaska, che avrebbe dovuto riavvicinare Russia e Stati Uniti, nonché portare ad una soluzione rispetto al conflitto in Ucraina. Tutto questo mentre i dazi commerciali e le aggressive politiche del capo della Casa Bianca stanno  mettendo a dura prova i rapporti americani con gli storici alleati e i rivali di sempre.

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«Oggi l'umanità si trova di fronte alla scelta tra pace e guerra, dialogo e scontro, vittoria per tutti o somma zero», ha sottolineato Xi davanti a una folla di oltre 50 mila spettatori radunati in piazza Tiananmen, aggiungendo che il popolo cinese «sta fermamente dalla parte giusta della storia».

Nel corso della parata, durata circa 70 minuti, Pechino ha sfoggiato i suoi armamenti: carri armati, aerei da combattimento, droni sottomarini e missili ipersonici all’avanguardia, alcuni dei quali mostrati al pubblico per la prima volta.

A bordo di una limousine nera decappottabile, Xi ha esaminato le truppe e le attrezzature militari.  Elicotteri con grandi striscioni e jet militari hanno volato in formazione durante lo spettacolo, denso di simbolismo e propaganda, poi culminato con il rilascio di 80 mila colombe della pace e palloncini colorati.

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Indossando un abito simile per stile a quelli di Mao Zedong, Xi ha salutato più di 20 leader mondiali, tutti accolti con il tappeto rosso, tra cui il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, il capo della giunta militare birmana, il generale Min Aung Hlaing, e l'indonesiano Prabowo Subianto, che ha fatto un'apparizione a sorpresa nonostante le diffuse proteste in patria. E non è mancata una presenza svizzera: l'ex consigliere federale ed ex presidente della Confederazione Ueli Maurer si è recato a Pechino, nonostante molti politici occidentali si siano astenuti dal farlo.

In un'intervista rilasciata ieri alla televisione svizzerotedesca SRF, Maurer aveva dichiarato che avrebbe preso parte alla parata a titolo privato e di non aver informato il Governo elvetico. "In Svizzera si parla solo della parata militare", ha commentato il 74.enne zurighese, aggiungendo che in realtà si tratta di un giorno di commemorazione per la fine della Seconda guerra mondiale, costato la vita a quattro milioni di cinesi. Maurer, criticato per il suo viaggio, ha sottolineato l'importanza di un dialogo reciproco, specialmente in questi tempi: «La Cina non ha mai molestato la Svizzera, ma anzi l'ha sempre sostenuta», ha fatto notare, evidenziando che la neutralità elvetica «non dovrebbe erigere confini o muri, ma permettere di essere aperti verso tutti».

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Tornando alla parata, seduto tra Putin e Kim, il presidente cinese ha ripetutamente parlato con entrambi i capi di Stato, mentre le truppe e i mezzi militari sfilavano davanti a loro.  I media cinesi sottolineano come Mao Zedong venne raggiunto dal presidente sovietico Nikita Krusciov e dal leader fondatore della Corea del Nord Kim Il-sung durante una parata militare a Pechino nell'ottobre del 1959 per commemorare il decimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese.

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Putin, tra le altre cose, è tornato ad elogiare le truppe inviate da Pyongyang per combattere contro gli ucraini. «Le vostre forze speciali hanno preso parte alla liberazione della regione di Kursk», ha affermato il leader del Cremlino, seduto accanto a Kim, riferendosi agli sforzi russi per respingere la controffensiva dei soldati di Kiev.

L'immagine dei tre leader che camminano fianco a fiano prima della grande parata militare rappresenta una dimostrazione di alleanza tra tre potenze che desiderano sovvertire l'ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti, fa notare la CNN. E la cosa non è certo andata giù a Donald Trump.

«Vi prego di porgere i miei più sentiti saluti a Vladimir Putin e Kim Jong Un, mentre cospirate contro gli Stati Uniti», ha commentato causticamente il tycoon in un post su Truth Social. L'accusa è poi stata rispedita al mittente da Mosca: «Voglio dire che nessuno ha complottato, nessuno ha tramato nulla, non c'è nessuna cospirazione», ha dichiarato il consigliere per la politica estera del Cremlino Iuri Ushakov.

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Trump, prima dell’evento, aveva dichiarato ai giornalisti di non considerare la parata una sfida agli Stati Uniti, evidentemente stava mentendo. Ieri, durante un'intervista andata in onda nello show radiofonico del commentatore politico Scott Jennings, Trump aveva inoltre affermato di essere «molto deluso» da Putin.

Nell'intervista, il leader americano aveva pure dichiarato di non essere preoccupato dall'allineamento fra la Russia e la Cina, perché «non userebbero mai i loro militari contro di noi. Credetemi, sarebbe la cosa peggiore che potrebbero mai fare».

Le continue aperture di Trump nei confronti di Putin, non solo non hanno avuto alcun impatto sulla guerra in Ucraina, ma neppure sulla partnership tra Russia e Cina. Pechino, d'altronde, è un partner fondamentale per Mosca nell'ambito dell'invasione scattata nel febbraio del 2022. Il Paese del Dragone, pur dichiarandosi neutrale, non solo continua a fornire a Putin il suo sostegno diplomatico, ma pure quello economico, in modo da garantire alla Russia di poter continuare la guerra contro Kiev.

Le aziende cinesi hanno acquistato grandi quantità di petrolio russo a prezzo scontato e hanno fornito a Mosca componenti tecnologici a duplice uso che, secondo i leader occidentali, hanno alimentato la macchina da guerra russa.

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Secondo diversi analisti,  il collante che unisce sempre di più Cina, Russia e Corea del Nord è il loro nemico comune: gli Stati Uniti, percepiti come una minaccia. Per anni i governi dei tre Paesi hanno subito il predominio globale assunto dagli USA dopo il crollo dell'Unione sovietica. Inoltre, le caotiche politiche di Trump, che ha imposto pesanti dazi a Cina e India, hanno pure rafforzato il legame tra i due Stati  più popolosi del pianeta, oggi desiderosi di andare verso un mondo multipolare.

Negli scorsi giorni, a margine del vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO) di Tianjin, Xi, senza nominare direttamente gli Stati Uniti, ha promesso di opporsi all'«egemonismo», alla «mentalità da Guerra Fredda» e alle «pratiche di bullismo» davanti ai pesi massimi della politica di tutto il mondo. Una visione del mondo sposata pure da Putin, il quale vorrebbe creare un'alleanza che possa tener testa alla tanto odiata NATO.  Il leader del Cremlino, di fatto, ha proposto la formazione di un «nuovo sistema» di sicurezza in Eurasia, un'alternativa alle alleanze occidentali che, secondo Putin, sono le vere responsabili della guerra in Ucraina.