Bellinzona

La Città sale in carrozza verso il futuro

Svelata la variante di PR del comparto che si svilupperà a tappe dal 2027 al posto delle Officine FFS - Previsti contenuti di diversa natura con focus sulla sostenibilità e sull’efficienza energetica - Verranno salvaguardati alcuni edifici delle Ferrovie e ci saranno solo 500 posteggi circa
Uno sguardo al nuovo volto del comparto. ©CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
Davide Rotondo
Alan Del DoneDavide Rotondo
24.01.2023 17:46

Tante certezze, alcune novità e l’auspicio (che è anche una speranza) che il quartiere che si svilupperà a tappe dal 2027 al posto delle Officine FFS di Bellinzona possa fungere da modello a livello svizzero. Il sindaco Mario Branda ed il vice Simone Gianini oggi hanno sviscerato gli attesi contenuti della variante di Piano regolatore del comparto di poco più di 102 mila metri quadrati che da oltre un secolo accoglie lo stabilimento. Che, come noto, verrà realizzato ex novo a Castione (investimento di 580 milioni ed almeno 400 posti di lavoro nonché 80 apprendisti). Per il futuro della Città aggregata la riconversione dell’area è vitale, inutile girarci attorno. La Turrita ci crede, tanto che prevede dei costi d’investimento lordi pari a 56,5 milioni di franchi. Ci sarà spazio, tra l’altro, per il Parco svizzero dell’innovazione e per una sede della SUPSI. Finora quest’ultima era solo un’eventualità, ora c’è la conferma. E poi, ancora, contenuti formativi, residenziali, amministrativi, commerciali, alberghieri, sociali, culturali e le cooperative di abitazione. Senza dimenticare il «cuore», vale a dire la «Cattedrale» (il centenario edificio per la manutenzione delle locomotive verrà rivalorizzato: lo specifico messaggio sarà presentato entro giugno) e l’Almenda, il grande spazio libero centrale davanti proprio al complesso industriale.

Innovazione e modernità

Un quartiere innovativo, moderno, vivo, pionieristico, sostenibile, efficiente energeticamente. Si sprecano le definizioni per un progetto che, per dimensioni, è unico nella Confederazione. Ferrovie, Cantone e Città fanno sul serio, ben consapevoli che occorre più che mai essere lungimiranti. Perché l’area si svilupperà sull’arco dei prossimi 15 anni. Difficile, per non dire impossibile, prevedere come sarà la Bellinzona del 2040-2045. Ecco spiegata, da un lato, l’importanza dell’operazione e, dall’altro, pure la delicatezza che impone la massima attenzione ad ogni dettaglio. Partendo dalla suddivisione in tre fasce, lungo l’asse longitudinale, del comparto. Le edificazioni sorgeranno nelle due fasce esterne, nella parte centrale invece come detto troverà la sua naturale collocazione l’Almenda.

La zona ad hoc e la storia

Ed è proprio il parco centrale di oltre 30.000 metri quadrati che «caratterizzerà l’intero comparto insieme alla ‘Cattedrale’», ha spiegato il sindaco Mario Branda. «Attorno a questi due elementi si ergerà il quartiere che sarà il fulcro dello sviluppo futuro di Bellinzona, un cuore pulsante polifunzionale destinato alle residenze ma anche al lavoro, alla cultura e all’istruzione». Un cuore che continuerà a «battere» incessantemente e non solo negli orari di lavoro: «Non vogliamo un’area che alla sera si spegne, ma piuttosto un luogo in cui c'è sempre vita». La «Cattedrale» però non sarà l’unico edificio retaggio delle attività delle FFS a rimanere in piedi. Come ricordato dal capodicastero Territorio e mobilità Simone Gianini, «ci sono altri quattro edifici che fanno parte dell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri» per i quali si propone una tutela e livello locale secondo la Legge cantonale sui beni culturali. Aricordarci del passaggio dell’ex regia federale e dei suoi operai ci sarà lo stabile amministrativo (oggi è l’entrata principale del sito produttivo su viale Officina), la forgia, la salderia e il padiglione della stazione carica batteria su via Ludovico il Moro. «Manterremo dunque tracce di memoria storica (attraverso l’istituzione di una zona ad hoc; n.d.r.), mentre gli altri edifici verranno abbattuti una volta che le FFS non ne faranno più uso. Quelli nuovi invece dovranno passare obbligatoriamente da un concorso di architettura», ha sottolineato il vicesindaco. L’azienda ha pertanto rinunciato a costruire nuovi edifici, così come non si è proceduto alla pianificazione del comparto di Pedemonte. Come se non bastasse il Municipio creerà una Commissione consultiva con il «compito di verificare e supportare lo sviluppo del quartiere conformemente agli obiettivi qualitativi posti». Si mira al meglio, insomma. Il contenuto abitativo privato minimo è pari al 50%.

Vietate le fonti fossili

La funzione ambientale della nascitura «cittadella nella Città» vedrà inoltre la rivitalizzazione di un corso d’acqua. Si tratta del riale Riganella (cfr. il CdT del 30 dicembre), attualmente intubato in discesa dal pendio di Daro ma che sarà inserito a cielo aperto proprio nell’Almenda. «In questo parco di contatto e incontro verrà portata nuova vita», ha puntualizzato Mario Branda. Anche a livello energetico il progetto ha grandi ambizioni: «Il comparto vuole essere un modello. Abbiamo la possibilità di creare occasioni di sviluppo compatibili con l’equilibrio ambientale e sentiamo il dovere di consegnare alle generazioni future una città che sia sostenibile e che offra un’alta qualità di vita. In questo senso si è cercato di considerare le grandi sfide attuali come il riscaldamento climatico e la scarsità di risorse energetiche. L’obiettivo è dunque quello di permettere al quartiere di affrontare quello che ci aspetterà nei prossimi anni». Bandita dunque qualsiasi fonte fossile per il riscaldamento e via libera alla posa di pannelli fotovoltaici sui tetti e di colonnine di ricarica per la mobilità elettrica. La rete energetica si baserà su un sistema a bassa temperatura che prevede l’utilizzo dell’acqua di falda come fonte energetica per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici «che dovranno rispettare il nuovo standard SNBS, le cui regole sono attese nel corso dell’anno», ha aggiunto Simone Gianini.

Il traffico non preoccupa

Sostenibilità vuol dire altresì puntare sulla mobilità dolce, considerando oltretutto che il quartiere si troverà a due passi dalla stazione FFS e dal centro storico in una Turrita che, già oggi, è ben servita dal trasporto pubblico. «Il traffico indotto dal comparto non comporta una modifica tangibile delle condizioni di viabilità lungo l’asse principale e sugli innesti secondari», hanno precisato sindaco e vice. In questo senso è stato ridotto il numero di posteggi previsti nell’area, compresi fra i 488 e i 520, e tutti interrati. Indicativamente i residenti saranno tra i 500 e i 1.000 e 1.000-1.500 i posti di lavoro. «La flessibilità delle destinazioni riflette l’obiettivo di un quartiere caratterizzato da un forte mix di funzioni e attività, come auspicato dalle moderne visioni urbanistiche e pure dalle più recenti tendenze, sviluppatesi a seguito delle restrizioni imposte dalla pandemia, quale ad esempio il telelavoro. In effetti la classica suddivisione funzionale fra abitazione, posto di lavoro, commercio e svago nella pratica dell’uso degli spazi sta man mano sciogliendosi, ciò che rientra appieno nella visione del moderno vivere urbano», si legge nel messaggio di una trentina di pagine che verrà sottoposto nei prossimi mesi al Consiglio comunale al pari della richiesta di credito di 250.000 franchi per gli approfondimenti e l’allestimento della documentazione finale. Un altro messaggio, come detto, riguarderà la procedura concorsuale con oggetto la «Cattedrale».

Un percorso a tappe

Utilissimo, in un progetto così imponente, è senza dubbio fornire un’indicazione delle tappe realizzative. Cominciamo precisando che entro metà anno sulla variante si esprimerà il Legislativo cittadino. In seguito i documenti verranno pubblicati per la procedura di approvazione da parte del Consiglio di Stato che deciderà pure sugli eventuali ricorsi inoltrati. Nel frattempo i tre attori (quindi Ferrovie, Cantone e Città) stanno già elaborando l’accordo concernente la realizzazione del comparto, in primis per quanto riguarda le parti di utilizzo comune (come l’Almenda). Trovata l’intesa si partirà poi con la procedura di concorso per la progettazione, appunto, del grande spazio verde, spina dorsale del quartiere. Si proseguirà con la realizzazione dei circostanti lotti, di modo che lo sviluppo dell’area sarà perfettamente strutturato. L’edificazione dei fondi con contenuti d’interesse pubblico (culturali, scuole comunali e superiori, amministrazione) non è vincolata da aspetti di contenibilità o di previsione di crescita demografica, «bensì dalle necessità strutturali di Comune e Cantone». Idem per le cooperative di abitazione. Per contro l’edificazione dei lotti con contenuti d’interesse privato dovrà avvenire gradualmente (in particolare le abitazioni) «per limitare eventuali fenomeni di sfitto o di distorsione del mercato immobiliare, quand’anche già il mercato stesso fungerà da elemento regolatore». L’obiettivo è di arrivare al 2026 con la crescita in giudicato del progetto. Così che si possa iniziare, l’anno dopo, con l’Almenda e la ristrutturazione della «Cattedrale».

In questo articolo: