La desistenza di sinistra e liberali blocca l’avanzata della destra

Lo sbarramento repubblicano contro l’estrema destra, in Francia, sembra essere sempre più solido. I risultati del secondo turno delle Legislative, che non sono ancora definitivi, hanno assegnato al blocco della sinistra riunito nel Nuovo Fronte Popolare (NFP) la maggioranza relativa dell’Assemblea nazionale, con una forchetta compresa tra i 188 e i 199 seggi. Subito dietro i macroniani di Ensemble pour la République, tra i 164 e i 169 eletti, mentre il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen è arrivato solamente terzo, con poco più di 130 seggi.
Un risultato totalmente inaspettato, quello della gauche d’oltralpe, capitanata dal partito più radicale, la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che ha sconfessato tutti i sondaggi degli ultimi giorni; sondaggi nei quali l’estrema destra era data in testa. L’effetto del barrage eretto nei giorni scorsi, con il ritiro di oltre 220 candidati macroniani e frontisti dai ballottaggi triangolari per ostacolare la strada agli avversari lepenisti, sembra aver funzionato. Per questo, Mélenchon ha subito affermato che il Nuovo Fronte popolare «deve governare», nonostante sia lontano dalla soglia della maggioranza assoluta fissata a 289 deputati su 577. Una delle sue fedelissime, Clementine Autain, ha proposto alle altre formazioni alleate di trovare un’intesa su un nome da proporre come premier. Ma il presidente Emmanuel Macron, attraverso il suo entourage, ha lanciato un appello alla «prudenza».
Dal canto suo, Marine Le Pen ha provato a minimizzare: «Ho troppa esperienza per essere delusa da un risultato in cui raddoppiamo il nostro numero di deputati», ha spiegato ai microfoni di TF1 la leader del Rassemblement National, partito che comunque aumenta considerevolmente il numero dei propri deputati alla Camera bassa francese (nella precedente legislatura erano soltanto 89).
Più aggressivo il suo delfino, Jordan Bardella, il quale ha parlato di una «alleanza del disonore», prima di denunciare gli innaturali «accordi elettorali» responsabili di aver «gettato la Francia tra le braccia dell’estrema sinistra».
Il timore dell’instabilità
La prima conseguenza di questo sisma è arrivata circa un’ora dopo i primi exit poll, con il premier Gabriel Attal che ha annunciato le dimissioni.
Adesso per la Francia si apre un periodo di instabilità istituzionale dovuta a un’Assemblea nazionale più che mai frammentata. L’ipotesi di un governo di estrema destra con il sostegno dei Repubblicani è stata definitivamente accantonata, ma ora Macron dovrà decidere cosa fare con la sinistra che chiede ovviamente a gran voce di salire a Matignon, sede dell’Esecutivo. La palla è nelle mani dell’Eliseo, che si ritrova ancora una volta a fare da ago della bilancia. La presidenza ha fatto sapere che aspetterà «la strutturazione della nuova Assemblea nazionale per prendere le decisioni necessarie. Il presidente, nel suo ruolo di garante delle istituzioni, veglierà sul rispetto della scelta sovrana dei francesi», ha poi aggiunto la presidenza, che si chiede se sia possibile raggiungere una «coalizione coerente».
L’eventualità di un Esecutivo tecnico di coalizione resta difficilmente realizzabile, vista la tradizione della Quinta Repubblica francese, estranea a questo tipo di scenari. Ancora meno probabili le dimissioni di Macron, che nei giorni scorsi ha escluso con decisione la possibilità di lasciare l’Eliseo. La soluzione al rompicapo, quindi, sarà politica.
Il Capo dello Stato avrebbe potuto cercare di costruire un esecutivo centrista attirando a sé i moderati di sinistra e i Repubblicani scontenti dal progetto di alleanza con l’estrema destra architettato dal loro presidente Eric Ciotti, ma i vincitori di queste legislative si mostrano agguerriti. Nonostante il loro entusiasmo, sarà in ogni caso difficile riuscire a formare un Governo che possa essere davvero stabile.
L’unica certezza è che il presidente Emmanuel Macron esce ulteriormente indebolito da questa nuova sfida elettorale, dopo la precedente batosta incassata alle Europee la sera del 9 giugno che ha portato l’inquilino dell’Eliseo a sciogliere la Camera bassa e ad annunciare a sorpresa queste elezioni anticipate. Una mossa che certo non è piaciuta ai suoi connazionali, i quali hanno deciso di punire ancora una volta, sul piano elettorale, l’inquilino dell’Eliseo.
Al momento di incertezza politica, inoltre, rischia di aggiungersi anche quello di insicurezza sociale, con una nuova stagione di disordini.
Le prime tensioni sono cominciate a place de la République, nel centro di Parigi, dove sono arrivate circa 500 persone appartenenti a movimenti di estrema sinistra che hanno ingaggiato una guerriglia con le forze dell’ordine. Scene simili anche a Rennes e in altre città del Paese. Una possibile anteprima di quella che, nelle prossime settimane, potrebbe diventare la quotidianità in Francia, mentre le Olimpiadi sono sempre più vicine.