Il caso

La falsa storia dei medici ucraini non vaccinati

Negli ultimi giorni, in Italia, è circolata la notizia secondo cui i medici scappati dalla guerra potrebbero esercitare la professione anche senza essere vaccinati
© CdT/Chiara Zocchetti
Facta.News
09.06.2022 15:30

Le storie di disinformazione prendono sempre spunto dai temi più trattati dai media e più sentiti dall’opinione pubblica. E non è raro che si saldino insieme filoni diversi: due o più storie di grande attualità fanno nascere bufale «ibride», per cercare di attirare ancora di più l’attenzione dei lettori e raggiungere audience più ampie. 

Negli ultimi giorni, ad esempio, è circolata online la notizia secondo cui i medici e il personale sanitario ucraino scappati dalla guerra e giunti in Italia potrebbero esercitare la professione anche senza essere vaccinati contro la Covid-19. 

La notizia ha creato scalpore e polemiche poiché la legge italiana prevede per il personale sanitario l’obbligo vaccinale contro il nuovo coronavirus Sars-CoV-2: il sottotesto della bufala quindi è che i profughi del conflitto avrebbero il privilegio ingiusto di poter lavorare senza essere vaccinati. Vediamo come stanno davvero le cose e perché quella dei medici ucraini non vaccinati è una notizia falsa

La (falsa) notizia e il documento della Regione Lombardia

La notizia della presunta possibilità di esercitare anche senza vaccinazione anti-Covid per il personale sanitario ucraino è stata diffusa sui social network insieme ad un documento che riporta l’intestazione della Regione Lombardia. 

Il documento è intitolato «Avviso pubblico per il conferimento di incarichi a sanitari cittadini ucraini» ed è reale, ma non ha nulla a che vedere che la possibilità di esercitare senza vaccinazione.

Che cosa dice il documento

Il documento fa riferimento all’art. 34 del decreto legge 21/2022, convertito in legge il 20 maggio 2022. L’articolo prevede che medici, infermieri e operatori sanitari provenienti dall’Ucraina dopo lo scoppio del conflitto (e, quindi, dopo il 24 febbraio 2022) e in possesso del passaporto europeo per le qualifiche di rifugiati possono lavorare in Italia «in deroga al riconoscimento dei titoli» fino al 4 marzo 2023.

Che cosa si intende con l’espressione «in deroga al riconoscimento dei titoli»? Vuol dire che i titoli di studio (e, quindi, lauree o diplomi) ottenuti dal personale medico-sanitario in Ucraina saranno ritenuti validi anche in Italia. Normalmente, ciò non accade. Si tratta quindi di un’eccezione temporanea legata allo scoppio della guerra, all’espatrio del personale sanitario e alla conseguente necessità di trovare un impiego.

La vaccinazione resta obbligatoria per tutti

Detto ciò, la vaccinazione anti-Covid resta una prerogativa necessaria per poter esercitare la professione e non è stato introdotto nessun nuovo provvedimento legislativo a vantaggio del personale medico-sanitario ucraino non vaccinato.

Sul tema è intervenuto Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale italiana degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) che ha definito l’obbligo vaccinale come un «requisito fondamentale» e che «anche i medici ucraini nel momento in cui esercitano la professione in Italia dovranno vaccinarsi». 

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