Dibattiti

La figura di Gesù è credibile oggi?

Feste come quella dell’Ascensione celebrano miracoli che la razionalità moderna non riconosce - Una monografia dell’Associazione Biblica della Svizzera Italiana appena uscita affronta il problema
Un quadro del pittore tedesco Gebhard Fugel, circa 1893.
Carlo Silini
27.05.2019 06:00

Ed eccoci all’Ascensione, festa che per i più rappresenta un’ottima occasione per realizzare un lungo ponte festivo. Ma, tecnicamente, quanti ricordano che questa solennità cattolica – come spiega il Martirologio Romano – fa riferimento al giorno in cui Gesù Cristo, a quaranta giorni dalla risurrezione, «fu elevato in cielo davanti ai suoi discepoli, per sedere alla destra del Padre, finché verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti»? Pochi, scommetteremmo. Ancora meno numerosi, osiamo pensare, sono le persone persuase che davvero, un giorno di oltre duemila anni fa, un noto predicatore ebreo sia fisicamente volato in cielo davanti al pubblico stupefatto di alcuni suoi seguaci. Lo spirito razionale dei nostri tempi, del resto, non aiuta a crederci. La domanda, per i teologi e i pastori cattolici contemporanei è inevitabile: la figura di Gesù è culturalmente credibile oggi? È proprio questo il tema dell’ultima monografia pubblicata su Parola&parole, l’organo di informazione dell’ABSI (Associazione Biblica della Svizzera Italiana). Ne parliamo col presidente dell’ABSI Ernesto Borghi. E proponiamo due brani scelti della monografia per inquadrare meglio la questione.

Ernesto Borghi, come nasce l’idea di questa monografia?
«Di Gesù di Nazareth anche nella nostra contemporaneità tanti si occupano in varie forme. E vediamo sempre di più quanto gli opposti estremisti tra un clericalismo e un laicismo entrambi soffocanti sono durissimi a morire e si manifestano in varie occasioni. Noi abbiamo voluto considerare la figura di Gesù di Nazareth da un punto di vista culturale più ampio, nel senso di una cultura volta alla costruzione dell’essere umano. Lo abbiamo fatto sia dal punto di vista dei contenuti che da quello di una pluralità di metodi e di approcci che affrontano la figura del Nazareno secondo varie angolature».

Un testo per credenti e non credenti, quindi.
«Esatto. Potremmo dire che è indirizzato a credenti, diversamente credenti e comunque a persone in ricerca».

Quali sono le semplificazioni eccessive sulla figura di Gesù, oggi?
«Ne vedo due. Da una parte c’è la persuasione che dobbiamo cercare ad ogni costo riferimenti storici di ogni genere, esattamente come li cerchiamo per qualsiasi figura della contemporaneità, per raggiungere Gesù. Uno storicismo talvolta veramente esasperato. Dall’altra oggi resta molto diffusa l’idea che qualsiasi parola contenuta nei Vangeli sia vera allo stesso livello. Che in pratica i Vangeli siano una descrizione, una specie di telecronaca di quello che Gesù ha detto e ha fatto senza che il dato dell’interpretazione sia – come invece è – fondamentale».

E voi cosa avete fatto?
«Nel nostro volume a più voci abbiamo cercato di affrontare il tema dei possibili vari approcci alla figura di Gesù: approcci di carattere più scientifico, o più divulgativo, o più legati a una scelta di fede personale degli interpreti, o più di carattere storico-culturale. I tre estratti di saggi pubblicati negli ultimi anni lo attestano. Abbiamo ad esempio i tre approcci diversi del gesuita Lenaers, del regista e scrittore Gilberto Squizzato e dello storico della Chiesa antica Giorgio Iossa. Sono tre prospettive diverse».

Al volume è allegato anche un CD.
«Sì. La presenza conclusiva di un CD che riprende un monologo teatrale del professor Michele Diegoli, apprezzato cabarettista, ha lo scopo di affrontare la figura di gesù e del suo Vangelo secondo un altro tipo di approccio di carattere teatrale e comico per dare un altro linguaggio insieme ai linguaggi possibili in un’opera cartacea».

Proponiamo qui sotto due brani scelti della monografia.

La Pala di Sansepolcro di Pietro Perugino, che rappresenta l’Ascensione di Cristo (1510 ca).
La Pala di Sansepolcro di Pietro Perugino, che rappresenta l’Ascensione di Cristo (1510 ca).

«MA IL NAZARENO NON ERA UNA SORTA DI STREGONE»
Di Roger Lenaers
Della vita di Gesù sappiamo soltanto quello che ci dicono i Vangeli, i quali ci offrono una serie di racconti presentati come fatti reali e relativi alla sua attività tra il battesimo nel Giordano e la morte prematura...

Un fatto acquisito è poi che Gesù fu un predicatore itinerante, e che il tema principale della sua predicazione era la venuta del regno di Dio, un Dio amico dell’essere umano. Storicamente provato è che entrò in conflitto con le autorità giudaiche, che amava parlare in parabole, che si interessava degli esclusi, che aveva una singolarissima grandezza e profondità umana.

In alcuni racconti, da moderni quali siamo, dobbiamo porre degli interrogativi critici

Tuttavia in alcuni racconti, da moderni quali siamo, dobbiamo porre degli interrogativi critici, soprattutto là dove appare come una specie di taumaturgo che dispone di poteri magici e guarisce i malati come se fosse alla catena di montaggio, oppure quando scaccia grandi quantità di demoni, e a maggior ragione nel caso dei miracoli naturali, dove diventa una sorta di stregone. Come deve reagire a tutto questo il credente moderno?

A differenza dei membri della Chiesa fedeli alla tradizione, questi non leggerà più tali racconti come cronache attendibili, ma come narrazioni inventate, non necessariamente dagli evangelisti stessi; in misura massima in Giovanni. Negli altri tre i racconti provengono presumibilmente dalla tradizione orale. Gli evangelisti, evidentemente, credevano alla realtà storica degli eventi che narravano.

Nella loro fede premoderna Dio rendeva possibile anche l’impossibile, soprattutto quando si trattava di miracoli naturali. Ma non li hanno rinarrati per la loro soprannaturalità: volevano predicare, ricorrendo a immagini, che nella persona e nelle azioni di Gesù si poteva vedere all’opera la presenza trascendente di Dio; che egli era molto più di un predicatore itinerante che esortava alla conversione, molto più di un nuovo Giovanni Battista. Il quarto evangelista lo dice chiaro e tondo: chi l’ha visto ha visto il Padre (14,9). Come se Gesù fosse, se non una manifestazione fisica di YHWH (Yahweh è il Dio nazionale del popolo ebraico, descritto nella Bibbia ebraica, ndr) certo la sua immagine umana.

Gli evangelisti, poi, intendevano forse anche mostrare che Gesù era il Messia atteso dagli ebrei malgrado la catastrofica conclusione della sua vita. Il Messia – si sperava – avrebbe posto termine alle sofferenze toccate.

In sorte a Israele fin dagli albori della sua esistenza, tra cui la malattia e la morte. Secondo quanto narra la storia biblica della creazione, Dio aveva piani più ottimistici per l’umanità, e in particolare per il suo popolo. Il Messia avrebbe restaurato la creazione, che si era andata disgregando, realizzando il regno di Dio in terra. Gli evangelisti professavano che con la persona di Gesù era realmente giunto questo Messia, e gli conferirono i tratti di un potente esorcista e guaritore. In questa prospettiva, con quei racconti mitologici la Chiesa primitiva non voleva altro che confessare che Gesù era il Messia atteso da tempo dagli ebrei.

Se leggiamo i racconti miracolosi nella dimensione di un linguaggio simbolico, la visione razionale del mondo che caratterizza la modernità non avrà nulla da obiettare.

I simboli non si sottopongono alla critica della ragion pura, ma solo ciò che questi simboli intendono significare.

(brano tratto da “Gesù di Nazaret: uomo come noi?”, Il Segno dei Gabrielli, Verona 2017)

PER UN APPROCCIO CHE SUPERI CLERICALISMO E LAICISMO
Di E. Borghi, G. De Vecchi, S.Dolfini
Gesù di Nazareth è culturalmente credibile oggi? La risposta a questa domanda è certamente complessa. Comunque un confronto con il Gesù di Nazareth biblico, anzitutto evangelico, apparirà facilmente ostico e forse anche scandaloso a non poche persone. A chi ci riferiamo?

– a chi crede in un Dio cristiano riassumibile nella formulazione «non cade foglia che Dio non voglia»;

– a chi è preoccupato della «salvezza della propria anima» più che della qualità evangelica della propria vita terrena;

– a chi ha un’idea deprimente e riduttiva della corporeità umana a cominciare dalla sessualità;

– a chi pensa che Luca 1-2, Matteo 1-2 e tutti i racconti di miracolo biblici siano narrazioni storiche come il racconto, per es., della battaglia di Waterloo o della discesa degli astronauti sulla luna nel XX secolo;

– a chi ritiene che i riti religiosi cristiani e la partecipazione ad essi siano il culmine della fede e cultura cristiane e non anzitutto delle opportunità per essere motivati a vivere l’amore proposto nell’Ultima Cena nella quotidianità delle relazioni con gli altri;

– a chi sembra più preoccupato di essere anzitutto cattolico, ortodosso o protestante che di tentare di divenire cristiano...;

– a chi pare vivere all’insegna del clericalismo o del laicismo, secondo parametri culturali rivolti al passato.

Una lettura intelligente ed appassionata deve guardarsi dalle chiusure di cuore e di mente

La ricerca sulla figura e l’opera di Gesù di Nazareth crocifisso e risuscitato è̀ certamente possibile anche a chi non è̀ uno specialista del tema, ma desidera farsene un’idea storicamente fondata. In questo senso una lettura intelligente ed appassionata deve guardarsi dalle chiusure di cuore e di mente prima evocate così come dal dottrinalismo, dal devozionismo, dallo storicismo neo-positivistico, tutti eccessi culturali e religiosi, da cui anche la formazione cristiana è stata spesso profondamente appesantita e da cui ancora oggi talora è zavorrata.

Dal passato delle fonti, al di fuori da qualsiasi archeologismo e tradizionalismo, si potrà operare verso l’avvenire di una crescita culturale antropologicamente sempre più degna, se essa avrà nozione precisa delle radici della cultura comune, di cui il cristianesimo delle origini è parte importante anzitutto nell’Occidente euro-mediterraneo ed americano. Ci riferiamo ovviamente al cristianesimo del samaritano di Lc 10, del padre di Lc 15, dei giusti di Mt 25, insomma di quel predicatore galilaico che ha ritenuto decisivo lasciarsi crocifiggere per dimostrare che spezzare quello che si ha e quello che si è a favore degli altri è un modo essenziale per essere pienamente umani.

Per accostarsi alla figura del Nazareno crocifisso e risorto e riconoscerne la credibilità culturale, cercando di vivere ad immagine e somiglianza sua, non è̀indispensabile condividere la fede cristiana come le Chiese la propongono da secoli e secoli. È indispensabile, però, tener conto che le narrazioni neo-testamentarie in vista di tale fede sono state redatte e di questa fede esistenziale sono intrise. E che la storia che delineano non vuole essere semplicemente una fedele ricostruzione di eventi, ma una profonda testimonianza d’amore dal Dio di Gesù Cristo all’uomo e dall’uomo al Dio di Gesù Cristo. Dal I secolo d.C. alla fine della storia umana...

(brano tratto da “Gesù di Nazareth è culturalmente credibile oggi? Analisi, interpretazioni, prospettive”, nella collana dell’ABSI “Parola&parole - monografie” (24/2019)