L'opinione

«La fusione tra Credit Suisse e UBS sarebbe un danno per la piazza finanziaria elvetica»

A colloquio con il giornalista economico ed opinionista del Corriere del Ticino e di Teleticino Alfonso Tuor sulla possibile fusione tra le due principali banche elvetiche
© KEYSTONE / ENNIO LEANZA
Mattia Darni
18.03.2023 12:18

È di poche ore fa la notizia, diffusa dal Financial Times, che UBS avrebbe intavolato delle trattative per l'acquisto, totale o parziale, di Credit Suisse finito nell'occhio del ciclone dei mercati dopo che il presidente della Saudi National Bank Ammar Al Khudairy aveva escluso che il suo istituto, azionista della banca elvetica, avrebbe iniettato ulteriori soldi nel colosso di Paradeplatz. Per capire se l'operazione sia fattibile e quali conseguenze avrebbe abbiamo interpellato il giornalista economico ed opinionista del Corriere del Ticino e di Teleticino Alfonso Tuor.

Signor Tuor, cosa pensa della possibile fusione tra Credit Suisse e UBS?
«Ritengo che per la piazza finanziaria svizzera un'eventuale fusione tra i due istituti non sia un bene perché comporterebbe una riduzione del numero degli attori e, soprattutto, una diminuzione del numero di banche che fanno grandi operazioni di credito all'economia elvetica. La mossa sarebbe solo l'ultima spiaggia per tentare di risolvere i problemi di Credit Suisse».

Le risulta che UBS stia valutando la fusione? La ritiene possibile?
«Non avendo fonti interne non posso valutare l'esattezza dell'indiscrezione pubblicata dal Financial Times. Mi limito ad osservare che la mossa, a mio modo di vedere, non porterebbe vantaggi né a Credit Suisse né a UBS oltre che, come ho già detto, sarebbe deleteria anche per l'intera piazza finanziaria elvetica».

Eugen Haltiner, ex presidente della Finma (l'autorità di vigilanza dei mercati finanziari), ha detto oggi sulle colonne dell'Aargauer Zeitung che la Commissione per la concorrenza (COMCO) non vedrebbe di buon occhio una eventuale fusione tra Credit Suisse (CS) e UBS: è d'accordo?
«Se l'operazione fosse vera e dovesse realizzarsi verrebbe sicuramente attuata con il consenso della Banca nazionale e del Consiglio federale e quindi anche delle autorità di sorveglianza, ovvero FINMA e COMCO».

I mercati, invece, come accoglierebbero la fusione?
«I mercati valuterebbero positivamente una fusione tra le due grandi banche elvetiche perché, scongiurando il fallimento di Credit Suisse, si eviterebbe di mettere in pericolo la stabilità dei mercati e del sistema finanziario internazionale. Viste le dimensioni di Credit Suisse, infatti, se esso dovesse cadere ciò non sarebbe un problema solo per la piazza finanziaria svizzera, ma per l'intero sistema finanziario internazionale».

Come mai Credit Suisse continua a ribadire la sua solidità, ma poi ha bisogno di un prestito da parte della Banca nazionale svizzera?
«Guardando ai criteri finanziari, dopo il prestito concesso dalla Banca nazionale Credit Suisse è solido sia per quanto riguarda la capitalizzazione, sia per quel che attiene la liquidità. Il prestito alla Banca nazionale è stato chiesto per far fronte alla fuga di depositi. L'istituto, va sottolineato, non ha tanto un problema di sopravvivenza quanto di redditività. Il nocciolo della questione è se la banca debba mettere in atto una ristrutturazione ben più severa rispetto a quella già programmata. Essa, in un contesto come quello attuale, sarebbe a dir poco complicata perché verrebbe considerata una manovra disperata la quale darebbe ulteriore spazio alle speculazioni».

Konrad Hummler, ex socio e direttore della banca privata Wegelin & Co, a suo tempo uscita praticamente distrutta dalla vertenza con il fisco americano, ha dichiarato sulla Neue Zürcher Zeitung che Credit Suisse non può essere salvato perché il danno d'immagine è troppo grande: è d'accordo?
«Non escludo che Hummler abbia ragione. Se non ci fosse tutta questa speculazione sul fatto che Credit Suisse sia una banca a rischio, probabilmente l'istituto si salverebbe, ma visto il clima attuale è difficile fare previsioni».

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