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La guerra per procura si riaccende in Siria

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Ats
28.11.2024 18:50

Proprio quando il teatro del conflitto tra Israele e Hezbollah sembra lasciare spazio a una fragilissima tregua, la guerra mondiale combattuta in Medio Oriente si sposta nel teatro siriano, dove si confrontano da anni turchi, russi, americani, israeliani e una miriade di loro alleati locali.

La guerra è ripresa improvvisamente lungo la trincea del nord-ovest, congelata da più di quattro anni e che divide l'area controllata dalla coalizione jihadista cooptata dalla Turchia dalla zona controllata dalle forze governative sostenute da Iran e Russia.

Sul terreno si contano quasi 200 morti in 24 ore solo nelle file degli uomini armati, secondo bilanci in continuo aggiornamento e che non possono essere verificati in maniera indipendente. Tra i "martiri" di questo nuovo round del conflitto mediorientale si conta anche un generale dei Pasdaran iraniani, la cui morte è stata confermata dai media istituzionali di Teheran. L'Onu si è detta seriamente preoccupata per l'escalation in corso nel nord-ovest e ha invitato le parti a proteggere le popolazioni civili, già pesantemente e ripetutamente esposte agli effetti terribili del conflitto armato siriano.

Dopo mesi di preparativi e di attesa, in poco più di 24 ore l'offensiva delle milizie anti-governative sostenute da Ankara ha conquistato ampi territori tra Idlib e Aleppo, arrivando a due chilometri dalla periferia della martoriata metropoli siriana e interrompendo, per la prima volta dalla primavera del 2020, l'autostrada Damasco-Aleppo, la spina dorsale della Siria in guerra da 14 anni.

Secondo i media siriani filo-turchi si tratta di un'azione "preventiva", nominata "Scudo contro l'aggressione", per "difendere i civili" dalla minaccia di un'offensiva governativa, russa e iraniana contro la zona di Idlib. Secondo Damasco e le forze di Teheran, schierate ancora in forza nella regione di Aleppo nonostante i ripetuti attacchi aerei israeliani, si tratta invece di una manovra condotta dalle forze del radicalismo sunnita alleate dei "sionisti".

Secondo il bilancio fornito dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, che da 17 anni lavora con una fitta rete di fonti sul terreno, i gruppi cooptati da Ankara, guidati dalla coalizione qaidista di Hay'at Tahrir ash Sham e da gruppi di siriani oltre che da ascari turcomanni e di cinesi dello Xinjang (Turkestan orientale), hanno perso il numero maggiore di combattenti, con circa 120 uccisi. Il fronte opposto, composto da militari governativi di Damasco, da Pasdaran iraniani, da milizie irachene filo-iraniane, dagli afgani dei gruppi Fatimiyun (Fatimidi) arruolati dall'Iran, e sostenuto dall'aviazione militare russa, ha lasciato sul terreno almeno una sessantina di uomini armati.

Nei bombardamenti aerei russi e governativi sulle città della regione a ovest di Aleppo si contano, sempre secondo bilanci non verificabili in maniera indipendente, almeno una ventina di uccisi, tra cui donne e minori.