Ticino

La legge edilizia esce dal letargo ma le divisioni politiche restano

A cinque anni dall’avvio dei lavori parlamentari, il dossier compie un passo avanti concreto - Elaborato il primo rapporto favorevole alla riforma - Ma in commissione Costituzioni e leggi c’è anche chi non vuole rinunciare all’attuale impianto legislativo
© CdT / Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
27.05.2025 06:00

Dopo anni di silenzio, la legge edilizia esce dal letargo. Il primo segnale concreto è arrivato nelle scorse settimane con il rapporto elaborato dalla deputata democentrista Lara Filippini. Ancora presto per dire se sarà di maggioranza o minoranza. I deputati - fuori e dentro la commissione Costituzioni e leggi dove il messaggio governativo è rimasto pendente per 5 anni - si stanno contando, in attesa che arrivi il secondo rapporto che dovrebbe essere firmato dal deputato del Centro Gianluca Padlina. Così, almeno, secondo le voci di corridoio che indicano come in commissione si oppongano sostanzialmente due visioni di fondo.

Da un lato c’è chi sostiene il messaggio governativo arricchito di alcuni emendamenti discussi in sottocommissione nella scorsa legislatura. Secondo questa visione, la riforma rappresenta un passo necessario per velocizzare le procedure, non da ultimo attraverso la digitalizzazione. Questa, in estrema sintesi, è la posizione contenuta nel rapporto Filippini. Dall’altro lato, invece, c’è chi riconosce la necessità di intervenire unicamente su alcuni articoli della legge, ma ritiene fondamentale conservarne l’impianto complessivo, senza stravolgerne la struttura di base.

Trasparenza ed efficienza

Stando al messaggio del Consiglio di Stato, a cui sostanzialmente si rifà il rapporto Filippini, gli obiettivi della riforma ruoterebbero attorno alla necessità di snellire e velocizzare l’iter della procedura edilizia, rendendo la gestione complessiva più chiara, efficiente e trasparente.

Caposaldo di questa riforma è la cosiddetta «procedura bifase», ossia la possibilità (facoltativa) di dividere in due momenti distinti l’iter della domanda di costruzione. Accanto alla procedura ordinaria, che rimarrebbe invariata, la nuova normativa prevede la possibilità di presentare la domanda di costruzione limitandola agli aspetti principali del progetto, come la conformità di zona, posticipando quindi in un secondo momento tutti gli aspetti tecnici, come l’incarto energetico o l’impianto di riscaldamento. I vantaggi? La fattibilità giuridica del progetto verrebbe garantita già nella prima fase, offrendo a chi intende costruire le necessarie certezze in materia edificatoria prima di affrontare gli elevati costi della progettazione di dettaglio. Chiaramente anche la seconda fase verrebbe sottoposta a una verifica per l’ottenimento della licenza edilizia di seconda fase, limitatamente agli aspetti tecnici. Con un nodo giuridico fondamentale: nella seconda fase non potranno emergere elementi tali da impedire la realizzazione del progetto.

Tutto da rifare

L’aspetto più critico, per coloro che invece si oppongono alla riforma confluita nel rapporto Filippini, consiste nel fatto che l’intera legge verrebbe riscritta, articolo per articolo. Un’eventualità che comporterebbe l’eliminazione dell’attuale nomenclatura, rendendo obsoleti tutti i commentari e i testi di riferimento utilizzati da giuristi e tecnici; tanto che il famigerato «commentario Scolari», che fino a oggi ha guidato il lavoro di architetti, ingegneri, tecnici comunali e avvocati, sarebbe da buttare. Con un’ulteriore incognita: se l’intera legge venisse riscritta, la giurisprudenza maturata finora sulla base dell’attuale normativa resterebbe ancora valida? Di qui, l’idea di mantenere ciò che dell’attuale legge edilizia funziona, riscrivendo e riformulando unicamente alcuni articoli, e aggiungendone di nuovi, mantenendo soprattutto l’attuale numerazione.

Nel solco di questa riflessione, chi si oppone alla revisione della legge, ritiene inoltre che le procedura bifase - altro caposaldo della riforma - rappresenti più una discussione di forma che di sostanza, in quanto, la possibilità di dividere la domanda edilizia in due momenti distinti esiste già. Già oggi, infatti, si può presentare la domanda di costruzione preliminare, nella variante ordinaria (che prevede la pubblicazione vera e propria del documento) oppure nella variante informativa (che prevede di interpellare unicamente le autorità).

Su questa linea contraria alla riforma che «getta via il bambino con l’acqua sporca» come detto c’è il Centro, che al posto della bifase – concepita sulla carta per rispondere al problema della “ricorsite” ticinese – propone invece di obbligare l’opponente a indicare tutte le contestazioni fin dall’inizio della procedura, evitando così che la presentazione a tappe delle contestazioni causi ritardi e complicazioni.

Tra in nuovi articoli che verrebbero aggiunti, ci sarebbero anche quelli relativi alla digitalizzazione che sostanzialmente trova tutti d’accordo. Anche in questo caso, si tratterebbe però di integrarli nella legge attuale, senza ricorrere a una riforma totale.

Le divisioni

I prossimi mesi saranno decisivi, innanzitutto per capire le posizioni di ogni singolo gruppo in commissione e fuori. A sostegno del rapporto Filippini dovrebbe schierarsi, con ogni probabilità, la Lega del Consigliere di Stato Claudio Zali, promotore della revisione di legge. L’UDC, invece, come si comporterà in aula? Sosterà il rapporto della sua deputata? O ci saranno altre sensibilità interne al partito? Il PLR, secondo indiscrezioni, avrebbe una posizione tutt’altro che granitica, sia tra i commissari sia fuori. Sull’altro fronte, invece, a trainare i contrari, come detto, ci sarebbe il Centro con il rapporto Padlina. Per quanto riguarda il PS, l’obiettivo dichiarato già nella scorsa legislatura è chiaro: opporsi all’introduzione della procedura bifase. Le modalità per raggiungere questo scopo saranno valutate però dopo la stesura del rapporto Padlina, la cui impostazione – orientata a modifiche puntuali di alcuni articoli – risulta comunque apprezzata. I Verdi dovrebbero seguire. 

Per un iter più veloce

La digitalizzazione. Tra le grandi novità proposte dalla revisione c’è l’informatizzazione delle procedure edilizie. Su questo punto il consenso dei gruppi è unanime. Per una completa digitalizzazione delle procedure si intende la gestione digitale dell’intero iter autorizzativo. La domanda di costruzione andrebbe presentata in forma elettronica. Per l’invio, farebbe stato la trasmissione elettronica e non quella postale. Anche lo scambio di richieste e informazioni fra istante e autorità seguirebbe la medesima procedura informatica.