La lunga storia d'amore tra Stan Wawrinka e il Roland Garros

È stato l’ultimo, giocato grazie ad un invito degli organizzatori. È quasi sicuramente stato l’ultimo Roland Garros di Stan Wawrinka, a 40 anni. Il 20. Roland Garros di un’incredibile carriera, caratterizzata dalla conquista di tre Grandi Slam nell’epoca dei «Big Four». L’eterno secondo del tennis svizzero, che ha avuto la sola sfortuna di nascere e crescere all’ombra di Roger Federer, ha scritto sulla terra parigina alcune delle pagine più belle dello sport svizzero. La sconfitta al primo turno contro il britannico Jacob Fearnley potrebbe però essere sinonimo di ultima apparizione sui campi della Porte d’Auteuil. Non è bastato il solito sostegno di un pubblico che lo ha adottato fin dalle sue prime apparizioni nella capitale francese. Anche se, a parole, Stan non vuole mollare: «Non posso dire se tornerò il prossimo anno. Senza vittorie, senza risultati, non tornerò. Anche se mi offrissero una nuova wild-card. Al momento però non ho l’intenzione di fermarmi. La passione c’è sempre. Anche se la fine si avvicina, sono convinto di potermi togliere ancora qualche bella soddisfazione. Ma non smetterò senza rifletterci bene, questo è sicuro».
Un predestinato
La storia d’amore tra Stan e il Roland Garros – perché di una storia d’amore si tratta – inizia nell’ormai lontanissimo 2003, quando il ragazzino di St. Barthélemy vince il torneo tra gli Juniori. Un predestinato, vien da dire. Due anni più tardi Wawrinka accede per la prima volta al tabellone principale e arriva fino al terzo turno, dopo aver eliminato in entrata il cileno Nicolas Massu, allora numero 23 al mondo.
Gli incroci con Roger
Nel 2010 e nel 2011 il vodese si issa fino agli ottavi di finale, ma in entrambe le occasioni viene fermato da un certo Roger Federer. Deve attendere il 2013 per qualificarsi per la prima volta ai quarti grazie ad un successo sull’idolo di casa Richard Gasquet e rimontando da una situazione di due set a zero per il transalpino. Il suo cammino si ferma proprio ai quarti, dove nulla può contro sua maestà della terra rossa, Rafa Nadal. «Da ragazzo – dichiarerà in quei giorni – giocavo quasi tutto l’anno sulla terra battuta e per me questa è una superficie sulla quale mi trovo particolarmente a mio agio».
Capolavoro contro Novak
La crescita di Stan the Man prosegue. Nel 2014 vince il suo primo Grande Slam a Melbourne e nel 2015 disegna il suo capolavoro parigino, battendo in una finale eccezionale Novak Djokovic, dopo aver superato Federer nei quarti di finale. Una partita, quella con Nole, definita da Wawrinka come «La migliore di tutta la mia carriera. Non mi sono mai sentito bene come all’inizio del terzo set. E Stan supera il serbo con il punteggio di 4-6, 6-4, 6-3 6-4: il suo rovescio ad una mano entra nella leggenda. Nella leggenda entrano anche i suoi pantaloncini a quadretti. Lo prendono in giro tutti, ma lui non si scompone: «A me piacciono, ma mi rendo conto che sono l’unico. E non dimenticatevi che questi pantaloncini hanno vinto il Roland Garros».
Rafa troppo forte
Chissà quante volte avrebbe vinto a Parigi, se Rafael Nadal avesse scelto un altro sport. Parecchie, probabilmente. Il titolo alla Porte d’Auteuil non arriva per caso. Nel 2016 viene fermato da Andy Murray allo stadio delle semifinali e l’anno seguente si qualifica nuovamente per l’atto conclusivo. Ma quando vede rosso Nadal non perdona e il mancino di Manacor si impone per 6-2, 6-3, 6-1. Con lo spagnolo – e con Federer – Wawrinka diventa l’idolo della folla parigina, che gli regala sempre e comunque le ovazioni solitamente riservate agli atleti francesi. «Mi sono sempre nutrito delle emozioni del pubblico, è qualcosa di unico nel nostro sport e sono felice di averne potuto approfittare così a lungo».